La congiunzione tra Mercurio e Nettuno che si verifica oggi nei cieli ci spinge a dare impulso all’energia del linguaggio, spronandoci a continuare il discorso iniziato nello scorso articolo, che affrontava l’idea di “principio”, in consonanza con la meta di quest’anno 5.3 dedicato alla Semina dei Principi della nuova Cultura.
Oggi vi invitiamo a mettere a fuoco insieme l’elemento originario etimosofico della parola cultura, il cui spirito informa tutte queste pagine, a partire dal sottotitolo del blog. Eppure, nonostante la cultura, in quanto nucleo infuocato dell’Officina del Pensiero che stiamo costruendo, sia già al centro del nostro impegno e potrebbe sembrare ridondante approfondirne l’etimo, sentiamo importante, proprio quest’anno ispirato dall’idea di principio, ardire di compiere un ulteriore scavo del termine per scandagliarne la radice primigenia.
Poiché la parola è appunto già reperibile nel glossario, rimandiamo ad esso per l’analisi dettagliata dell’etimo e per la sintesi: la cultura esprime il movimento di ricerca evolutivo. Quello che ci preme qui evidenziare è la sua relazione, segreta ma incandescente, appena sfiorata nel glossario, con i termini “asse/polo”, “volta celeste”, “orbita”, “orologio solare” testimoniati dal sostantivo polos della lingua greca, la quale trasforma in p l’originaria radice indoeuropea *C’AR- che esprime l’idea di “muoversi [ṛ/ar] tutt’intorno [c]”.
“Coltivare”, “cultura”, “culto”, “polo”, “volta celeste”, “orbita” sono dunque sfaccettature e riverberi che rivelano la luce dell’unico diamante: la “cultura del cielo” o, esprimendoci in altro modo, sono risonanze della vibrazione originaria che connette Cielo e Terra.
La sempre maggiore consapevolezza del suono connaturato nella parola stessa, che in quanto asse polare è orientato alle stelle ed orienta l’intero pianeta, ci aiuta a diventare più coscienti della nostra responsabilità di essere “operatori culturali”, di agire noi stessi quale polo di riferimento per riflettere e costruire sulla terra il modello celeste, in modo coordinato con tutti coloro che ne sentono l’intima necessità e la bellezza.
Nel documento “Dipartimenti della Nuova Cultura/Civiltà”, al quale si rimanda per i riferimenti bibliografici della citazione, a p. 2 sono riportate alcune parole di Enzio Savoini: ‘Il Progetto non è nostro. È elaborato e custodito in alto. Ma noi dobbiamo eseguirne alcune parti, quelle che riguardano la costruzione della nuova cultura, cioè il nuovo Tempio.’
Evidenziamo la forza della parola “costruire”: deriva dal latino construere, composto da cum-, con, e da struere, letteralmente “mettere a strati”, e quindi “porre sopra o l’uno accanto all’altro”. Alla voce struttura del glossario si trova ogni riferimento utile; qui rammentiamo che la parola trasmette una potente energia evocativa, poiché la sua radice *STR- si compone dei suoni “s” e “tṛ”, ad esprimere l’idea di “simile [s] alle luci che attraversano il cielo[tṛ], dando origine anche a termini quali “astro” e “stella”. La radice del prefisso “con” non è stata ancora individuata con certezza: deriverebbe per alcuni linguisti dall’indoeuropea *SAM-, esprimendo l’azione [a] del legarsi [s], testimoniata dal sanscrito sam/saka, “simile”, dal greco ama e dall’osco kom, “insieme”; per altri, in modo meno convincente, da *SAK-, che indica il concetto del seguire, accompagnare. In ogni caso, porgiamo attenzione a quel “con” iniziale che esprime l’idea dell’agire insieme, trasmettendo immediatamente, a livello umano, l’idea di un ordinamento armonico e simile al firmamento, ma anche suggerendo, più segretamente, l’immagine di una cooperazione creativa – cum e operare – con Entità superiori.
Riflettiamo un attimo sul valore fondante che diamo al termine costruire nell’uso sia comune sia specialistico: rispetto a quest’ultimo, pensiamo a come si ricorra a questo, in matematica, per tracciare figure geometriche con metodo rigoroso e, in grammatica, per disporre nella frase le parole secondo le loro funzioni: soggetto, predicato ecc. Inoltre, è nell’impianto costruttivo di ogni lingua che s’individua uno degli elementi principali di caratterizzazione rispetto alle altre: la stessa distruzione della Torre di Babele evoca, all’opposto, la disintegrazione del costruito.
Già Cicerone affermava che il linguaggio […] deve portare luce alle cose – oratio […] lumen adhibere rebus debet (De oratore III,50) –: deve essere prima di tutto chiaro, espressione di un pensiero finalizzato e limpido.
Osserviamo che anche a proposito di forme-pensiero parliamo di costruzione: entità vitali lanciate nel futuro che mirano a far fiorire nella mentalità umana l’idea del Bene comune.