Oggi la direzione tracciata nel cielo dall’asse Sole-Terra coincide con la bisettrice dei Segni Scorpio–Taurus, l’equatore zodiacale che per l’Astrologia esoterica trasmette a livello del Sistema solare il potere puro dell’Armonia e della Bellezza (4° Raggio). Il corrente Segno Scorpio, il trionfo dell’Armonia sui conflitti, è particolarmente connesso all’Umanità che realizza lo splendore del Vero, la Bellezza che conduce dalle tenebre alla Luce, dall’irreale alla Reale, dalla morte alla Vita.
La triplicità di questo trionfo della Bellezza è, sulla Terra, manifestata dal Regno vegetale, che l’Insegnamento esoterico rivela quale massimo contributo del nostro Pianeta all’intero sistema solare. Esso è l’unico Regno che sia in grado di irradiare la poderosa unità dell’accordo tra ben 3 Energie sistemiche o Raggi, il 2°, 4° e 6°: Amore-Saggezza, Armonia, Comunione delle parti e con l’alto.
L’essere umano è chiamato ad imitare e ad eguagliare la dose di compimento del Regno vegetale, quel Maestro di Natura che attrae, commensura e riunifica le essenze e i bagliori migliori della psiche umana:
“1 – I FIORI.
(…) Tutti i centri dell’universo sono correlati, perché la loro funzione l’impone. Per questa ragione i fiori, centri vegetali, sono connessi al cuore umano, ed è questo l’organo, infatti, che ne comprende la pura bellezza, la quale sfugge al cervello, capace di analizzarne la forma ma non il messaggio. Il cuore gentile reagisce al linguaggio muto dei fiori. Basta osservarne l’atteggiamento psichico al cospetto di un fiore per valutare la natura profonda di un uomo, la quale dipende dalla purezza del centro cardiaco.
L’Oriente, certo non senza ragione, descrive i centri psichici umani come fiori, dei quali enumera i petali e descrive i colori. Ciò sorprende l’occidentale, che di norma non tiene conto dei rapporti incrociati delle creature, e lo lascia perplesso e per lo più ostile. Egli non riflette che la psiche umana è centrale fra Persona e Monade, perciò correlata al fiore, che splende al centro fra germe e seme.
Non esistono fiori brutti. Vistosi e brillanti, oppure poco appariscenti, ricchi o poveri di colore, essi hanno e manifestano tuttavia una dignità semplice e gentile, che attira l’attenzione dell’uomo cortese e ne desta la meraviglia. E’ soprattutto tramite i fiori che il regno vegetale diffonde a profusione nello Spazio quell’energia speciale, elusiva e preziosa, che tutti chiamano bellezza; è la sua caratteristica specifica: il sesto regno di natura è, di gran lunga, il più bello.
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Qui il discorso si approfondisce. La bellezza stupisce e commuove, esalta e rallegra, ma quali ne sono le fonti? E’ un dono inspiegabile, è un esito felice ma casuale, un successo fortuito?
A queste domande si risponde con sicurezza che alla base del prodigio stanno i Numeri e la Geometria, senza eccezione alcuna. Qualsiasi fiore manifesta una sua regola geometrica, semplice o complessa. Non c’è fiore dalla struttura disordinata o amorfa.
Queste affermazioni sono indiscutibili e dimostrano al meglio la necessità del Numero geometrico per generare bellezza autentica e spontanea, evidente e riconosciuta. Il pensiero scientifico odierno, e persino l’artistico, nondimeno, lo rifiutano quale ente indispensabile, fattore d’armonia costruttiva: si rifugiano nell’oscurità e negano la Luce.
Forse questa è la ragione per cui l’arte odierna, e la pittura in particolare, rifuggono oggi dal rappresentare, imitare o interpretare la natura e si limitano all’astratto, componendo estrose ma avvilenti immagini senza capo né coda, vuote, sterili e stolte quanto arroganti. Nulla di simile si era mai visto; persino le popolazioni primitive, con le loro figure rupestri, testimoniano un senso artistico chiaro e ammirevole, che rispetta la natura.
Aritmetica e geometria sono le scienze responsabili della bellezza: perché negarlo? Perché rifiutare l’evidenza offerta dai fiori e da tutto il regno vegetale? L’artista, ormai, non può più limitarsi a riprodurre fiori disposti con superficiale eleganza in un vaso: deve dimostrare di aver capito e di saper usare la regola, la geometria, la ragione interiore che produce la bellezza e sublima le cose.
Queste frasi, in parte, sono un lamento, ma annunciano una prossima vittoria. L’arte odierna, indegna del suo nome, si aggira in un labirinto fangoso, dal quale non uscirà che quando avrà compreso la lezione che oggi ottusamente rifiuta di ascoltare.
Senza Numero, senza Geometria, si cade nella bruttura, nel disordine, nel cerebralismo impertinente, nella malizia, nella falsità, trascinando seco la vita sociale, che sempre la segue, come ombra: lo stato dell’arte dimostra la condizione psichica del consorzio umano.
Le linee false, in apparenza curate e filanti, di un oggetto industriale qualsiasi; le città e gli edifici edificati senza proporzioni; l’assenza di una regola sicura a guidare la mano dell’artista, e l’esistenza quotidiana povera di ritmo sono cause ed effetti della rovina morale della società attuale.
Tutto ciò, se mai è espresso, è negato con violenza e deriso, ma il cuore sa.
Il vero artista non si limita a copiare i modelli della natura, ma li trasfigura con il superiore potere umano. Non tende a “fotografare” ciò che vede, ma a interpretarlo “secondo numero e misura.”
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I fiori sconfiggono l’inerzia dell’autunno; obbediscono al comando del solstizio invernale, il Natale. Si pensa, di norma, che essi siano un effetto della primavera, ma è meglio intenderli quali vincitori della decadenza autunnale: delicati e fragranti, sono guerrieri sorridenti che celebrano il loro trionfo ciclico.
Sono molto numerose le entità vegetali (alberi ed erbe) che hanno fiori a cinque o sei petali. Altre, come le rose, creano spirali; altre, come le campanule, hanno fiori a calice, e altre ancora si esprimono con infiorescenze e forme complesse.
La comune classificazione botanica, introdotta secoli fa da Linneo, analizza il vegetale con scrupolo, lo disseziona, ne descrive i particolari per incasellarlo in una o altra famiglia, in base alle sue corrispondenze somatiche. L’esame è preciso ma superficiale, impotente a sondare il significato e la qualità dell’energia. Per il botanico, i vegetali sono soltanto “cose che crescono”.
L’immenso lavoro della classificazione vegetale non è da disprezzare, ma accanto alla morfologia esistono segni d’altra natura e altrettanto validi, di cui non si tiene conto, arbitrariamente, con pregiudizio per la conoscenza.
Esistono comunità vegetali d’altro tipo, basate su proprietà diverse dalle somiglianze considerate in botanica, ma chiaramente indicate, ad esempio, dai fiori, i quali, essendo centrali nello sviluppo delle piante, offrono indizi sicuri sulle energie e sui processi di crescita. Geometria e aritmetica sono scienze psichiche; trascurarle per mero pregiudizio intellettuale è grave perdita per il sapere. Accanto alla classificazione puramente quantitativa, che non studia le ragioni della crescita, ma soltanto l’apparenza statica, perché non aggiungere un secondo sistema, a descrivere le qualità energetiche della vita vegetale?
Il primo e il secondo metodo collimano nel numero, che certamente compare in entrambe le classificazioni con la sua geometria e funge da snodo, dove la tendenza s’inverte e la quantità cede alla qualità. Si ricordi che i numeri compaiono in tutti i regni di natura, nei quali con potenza connettono le sostanze più varie e le forme più dissimili. Essi consentono di interpretare e cogliere analogie e corrispondenze che la sola forma è incapace di scoprire. Se questo semplice concetto fosse riconosciuto, si aprirebbe un immenso campo d’indagine e applicazione pratica, poiché è sempre possibile risalire dal numero e dalla sua figura alla qualità e infine alla realtà del contenuto. E’ questa la via sicura per risalire dai molti all’Uno.
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L’attuale è un’epoca di domande. Nei secoli scorsi la scienza positivista ha dato molte risposte, ma oggi la tendenza generale si è invertita: se si vuole ampliare gli orizzonti del sapere, in molti casi ormai ristretti e soffocanti, ora occorre formulare domande nuove, più avanzate, assai più che ripetere le risposte di ieri, che sono da rivedere e aggiornare.
E’ urgente preparare e modellare domande, più che attendere risposte. Queste non tarderanno a manifestarsi, docilmente, secondo l’accuratezza delle questioni poste, alle quali si adegueranno. E’ perciò necessario sviluppare una sorta di “scienza delle domande” – e l’impresa non è facile. Scienza, filosofia, arte e religione sarebbero molto più perspicaci se sapessero interrogare, con giusta umiltà e debito rispetto, quel Cosmo di cui vogliono e devono capire leggi ed essenze.
Un tale approccio è oggi totalmente ignorato. I cercatori sono molti, ma pongono i quesiti a se medesimi, ossia alla propria ignoranza, e non sorprende che le risposte siano spesso oscure, incomplete, portatrici di dubbi. Domande e risposte si specchiano: ecco perché bisogna imparare a interrogare – il che oggi non s’insegna né si fa.
Quale botanico saprebbe rispondere, ad esempio, a una semplicissima domanda come questa: “Perché moltissime specie vegetali, fra loro assai diverse, hanno in comune fiori a cinque petali?”
Inutile sarebbe cercare risposta nei venerati volumi, o attenderla dagli esperti. Quel chiarissimo indizio di legame e comunanza non trova dialogo, e la lacuna è grave. Il Cinque, come tutti i numeri, non ha limiti, ma possiede una qualità energetica sua specifica che sempre si esprime e manifesta là dove trova rispondenza. Chi la conosce ha la chiave per intendere le moltissime maniere in cui si esplica, e quindi per usarle in modo appropriato.
I numeri, si ricorda, sono energie interiori che plasmano le forme, e queste a loro volta ne rivelano il potere.
Le frasi che seguono sono generiche e puramente indicative, ma riguardano l’intimo rapporto fra forma ed essenza:
a) – I fiori a foggia di campanula, come le genziane e i gigli, sono gestiti dal secondo Raggio, il contenitore universale.
b) – I fiori dai petali disposti a spirale, come le rose, sono governati dal terzo Raggio, il quale manifesta il triangolo progressivo, sempre rinnovato, che sgorga dal centro e si espande.
c) – Famiglie di vegetali dai fiori complessi sono, probabilmente, portatrici di una combinazione di Raggi, talora accertabili, altre volte non evidenti.
d) – Non si trovano fiori che rivelano l’opera del primo Raggio. [L’energia del Potere]
e) – Il colore del fiore è un’energia, anch’essa variabile con il Raggio, che si somma a quella di cui sopra, causando numerose varianti.
I Raggi, che sul pianeta sorgono e tramontano, portano con sé colori e numeri, sì che i fiori dei prati assumono tinte diverse, di volta in volta, e specchiano la dominante psichica.
2 – RAPPORTO TRA FIORI E FOGLIE
La botanica presta scarsa attenzione al rapporto tra fiori e foglie. Ne descrive le forme e le varie parti, ma tace sulla relazione che li connette, come non avesse alcun’importanza nella vita della pianta; eppure si tratta di una questione primaria per conoscerne e capirne il valore essenziale.
Tale rapporto, si riconosce, non è dei più evidenti. Fiori e foglie hanno, si direbbe, esistenza indipendente: sbocciano in fasi diverse del ciclo, differiscono nella forma, nella funzione e nello sviluppo. Anche la loro frequenza è diversa. E’ chiaro, nondimeno, che qualcosa li lega assieme in modo intimo, come causa ed effetto. Questo legame ha natura sottile, sfugge all’esame materialistico, ma non all’indagine psichica.
A) – Fiore e foglia vivono entrambi di Luce solare, che captano (si suppone) in modo diverso: i fiori si nutrono di raggi, le foglie di onde. Per questa ragione sono accomunati e diversi. Il fiore è radioso, la foglia oscillante.
Assieme essi manifestano l’OM, che è percussione (O) e sonorità risonante (M); reagiscono alla Luce, ma anche al Suono e al ritmo. L’ipotesi, se vera, spiega il loro misterioso rapporto, segreto eppure evidente, al quale nessuno pensa. La Luce, infatti, nasconde, perché abbaglia, e il Suono vibra nel silenzio.
Fiori e foglie, insomma, sono una stessa cosa dalla duplice natura, perché figli della Luce chiara e dell’oscura, invisibile. Il regno vegetale rivela il dualismo della Luce, della quale si nutre.
B) – Il Numero, ente sonoro e luminoso, condiziona sia il fiore sia la foglia, e ciò è chiaro in senso morfologico. Qui si apre un nuovo campo di ricerca, poiché di norma essi sono generati da Numeri differenti. Ciò ne spiega le diversità di struttura, funzione e frequenza, e introduce un ricco sistema di rapporti numerici, armonici e psichici finora inesplorato. Un qualsiasi ente vegetale è una complessità di suoni e intervalli tonali, ossia una musica, che, se conosciuta, molto aggiungerebbe alla sua reale conoscenza.
Nella rosa, ad esempio, si esprimono il Tre, nel fiore, che si sviluppa a spirale, e il Cinque, nella foglia [per le sue diramazioni]. Ne nascono i rapporti armonici di 5/3 e 3/5, che nella scala musicale suonano, rispettivamente, come MI bemolle e LA, intervalli di terza minore e sesta maggiore.
Qualcosa di simile si ripete in ogni forma vegetale, in modo più o meno palese, e narra la vera natura della pianta, certo in maniera assai più profonda della semplice descrizione morfologica.
Queste prime riflessioni fanno pensare che il rapporto fiore/foglia manifesta la psiche del vegetale, indicandone in modo esplicito la qualità energetica, le proprietà e il valore di raggio, con tutto ciò che essi comportano. Il secondo regno di natura è una potentissima opera sonora e luminosa, viva e intelligente.
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L’insieme di queste ipotesi consente di associare specie vegetali diverse eppure affini, componendo una classificazione sorprendente, dissimile da quella di Linneo eppure altrettanto giustificata, che raggruppi piante dai fiori con lo stesso numero di petali, con l’identico rapporto fra fiori e foglie, e le varianti di colore.
Si avrebbe allora la possibilità di coltivarle ciascuna con l’emissione di suoni e luci specifici – esperimenti che già si tentano ma senza sostegno teorico. Si pensi all’uso terapeutico che si potrebbe trarre da una tale conoscenza, e altre applicazioni. Gli intervalli tonali manifesti in una specie n’esprimono le virtù reali, da utilizzare al meglio, con vantaggio sia del regno umano, sia del vegetale.
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Il ciclo della vita vegetale si conclude con il frutto, che contiene il seme e ricomincia la procedura. Esso è generato dal fiore, il cui polline è trasportato dal vento, o dagli insetti, o in altro modo meccanico ma naturale.
Tale è la storia esteriore del ciclo: chi l’osserva in senso oggettivo non vede altro. Chi invece suppone e pensa, come qui affermato, che all’origine dei fiori e delle foglie sta la Luce solare, oscura e chiara, vi scorge l’intervento di una terza energia.
Le due alterne nature della Luce sono, infatti, certamente in rapporto fra loro, al quale si addice il nome di Intelligenza; qualcosa di simile deve essere presente anche nel sesto regno di natura, che da quella trae sostegno. Non è, infatti, possibile che una tale relazione sussista nella Luce e sia assente nel vegetale che vive di quell’energia.
Si giunge a concludere che il frutto, terzo elemento del ciclo vegetale, ne manifesta l’intelligenza, poiché contiene il seme attivo, originale, distinto e creativo che rimette in moto il processo e gli fornisce la struttura psichica.
Il seme è un concentrato di intelligenza vegetale, non il mero prodotto di una serie di sviluppi formali. La botanica non passa per queste vie, ma non si vede ragione per negare l’intelligenza attiva delle piante, che vivono di quella solare. Il sesto regno ne è ricchissimo; per riconoscerlo basta pensare alle innumerevoli, geniali soluzioni dei vari problemi con i quali si confronta, nelle condizioni più varie. Del resto, le sue proprietà terapeutiche, che nessuno nega, non esprimono forse una straordinaria intelligenza?
Si dica allora che il regno vegetale è un possente trasformatore planetario della divina Intelligenza solare.
Ecco un pensiero degno di essere approfondito, che migliora la conoscenza della vita spirituale planetaria.
Ogni pianta esegue un ciclo rituale, che all’osservatore sembra monotono perché lo vede ripetersi identico di anno in anno. Tale, infatti, sarebbe, se il seme non fosse un granulo d’Intelligenza solare, che non è mai pari a se stessa e costruisce il futuro in base al cumulo d’esperienza acquisita. Non è vero che i semi di un raccolto sono uguali a quelli dell’anno precedente, perché contengono un’aggiunta evolutiva che sfugge alle misurazioni strumentali e modifica il futuro della specie, adattandolo, con intelligenza, alle mutate condizioni del clima, del suolo, dell’ambiente.
Il rapporto psichico tra fiore e foglia è pertanto sempre progressivo, per naturale tendenza, e si realizza nella mutevole qualità del seme. Ciò dimostra l’azione del terzo Principio.
L’Intelligenza opera per uno scopo, ché altrimenti non avrebbe ragione di esistere, e combatte per raggiungerlo. Questo pensiero convalida ciò che qui si suppone, ossia che il mondo dei fiori svolga una missione complessa, ma definita, in vista del bene comune planetario.
L’ora della Ricomparsa [del Maestro dell’Amore e della Luce] giunge nel mezzo di una battaglia atroce, che ammorba le menti e i cuori umani. I fiori sanno come si vince, offrono il rimedio e danno esempio. Sono la bellezza del sesto regno di natura, che tende all’ideale comune. Nascono dal suolo, guardano al Cielo e lo riversano nel suolo: così insegnano la bella lezione.”(1)
I Fiori sono le Stelle della Terra, le gemme celesti del manto della Madre del mondo precipitate per illuminare i cuori dei Suoi cari. Essenze profumate quali la gratitudine, la gentilezza, il sorriso, la sensibilità sbocciano quali fiori dal cuore, e sono le stelle più belle dell’animo umano.