L’idea di un Ordine sottostante alla creazione oggi è dominante[1]: la Vita, il Fuoco in termini metafisici, genera incessantemente se stessa, in moto costante, in modo libero ma non caoticamente come la nostra mente miope intende, bensì secondo Ordine e Numero.
Le cose disordinate, caotiche, gli orrori evidenti soprattutto nel regno umano, non sono creazioni della Vita, ma meri effetti causati da resistenze ed opposizioni alla sua Onda evolutiva e benefica. Questa, semmai, rinnova e distrugge solo le forme obsolete o ‘sfibrate’ dall’esistenza, applicando in realtà la formula “nulla si crea, nulla si distrugge, ma tutto si trasforma”.
Tutto ciò che è squilibrato viene così trasformato e ‘rinormalizzato’ dalla Legge del Riordino (detta del Karma in oriente),[2] che rimette le cose a posto, in ordine.
In tale Data propizia all’Ordine dinamico della Vita, riprendiamo dunque la presentazione dei sette aspetti dell’Ordine, concentrando la nostra semina sul suo sesto aspetto (per i precedenti cinque, vedi articoli precedenti di questa categoria Ordinamento):
“L’Ordine è la comunità vera e ideale. Sebbene persegua moltissimi propositi confluenti, il suo scopo è uno solo; ha un solo cuore; una sola vita. Nell’Ordine tutto è comune a tutti, e il lavoro e ogni cosa vi è spartito secondo giuste proporzioni. E’ la centralità dell’Essere. Riceve vita dalle regioni spaziali più remote e la restituisce rinnovata e pura.
L’Ordine è il Cuore cosmico.”
In queste pagine si vanno seminando le Idee, Formule e Forme per una nuova Cultura e Civiltà, e quella di Ordine quale Volontà di un Cuore cosmico ne specifica l’origine, la natura e lo scopo: l’Essere supremo identificato con il sistema di Sirio, il Cuore cosmico, guida ed anima il nostro Sistema solare nella sua evoluzione attuale, che tende a far trionfare il Principio e la Realtà dell’Amore, “il Movente universale”.
Imitare il Suo Ordine o Gerarchia, così come ci viene presentato dall’Insegnamento esoterico, intende ancorare il Seme di un nuovo (benché oltretempo) modo di collaborare in modo coordinato verso uno scopo comune, per costruire in comunione armonica un Futuro migliore, consono alla Volontà evolutiva.
La Legge universale del Settenario e la sua decodifica a Sistema di Sette Stelle o Lambdoma 7×7 è allora la traduzione psicogeometrica di tale Cuore e Gerarchia cosmici. Presenta all’umanità il Modello di come avanzare quale comunione ordinata e ordine comunitario:
“Mentre si marcia verso la Meta, l’idea di comunione è dunque il fulcro del giusto atteggiamento. Ciò è anche espresso in modo simbolico dal fatto che a base della geometria delle Stelle sono la stella a sei punte e l’esagono, e che il sei, secondo la natura del suono, è il valore perfetto e completo dell’armonia fra il Tutto e ogni sua parte.
Quanto precede chiarisce l’utilità e la funzione aggregante di ciò che in queste pagine si è chiamato Sistema, con ciò designando quell’intrico regolare di tutti i rapporti: interni alle Stelle, fra le Stelle, per linee trasversali, verticali e diagonali.
Il Sistema si presenta come argomento di grande interesse, e anch’esso, come le Stelle, è in fase embrionale, ma già vivente. Si può affermare che garantirà l’efficienza della comunione operativa fra le Stelle, e già se ne coglie il benefico aroma.
La sesta virtù dell’Ordine, qui tratteggiata, è la sacra condivisione comunitaria, senza scadimento dei valori individuali.”[3]
La Comunione non è mai lasciata al caso, al contrario è il frutto di un Albero della Vita cresciuto e alimentato dalle Leggi dell’Ordine cosmico, solare e planetario. Le sue radici affondano nell’Infinito, i suoi rami seguono direzioni necessarie come quelle dei lampi, i suoi fiori sbocciano nell’animo gentile di menti “tenute salde nella Luce”, i suoi frutti sgorgano dai cuori innamorati della Vita e delle sue creature.
Raccogliamo, in particolare in tale Data propizia, i Semi evolutivi della Vita e proteggiamoli spargendoli nello Spazio gravido di Attesa, su quella matrice a lambdoma che è il pavimento del Tempio della Madre del Mondo e dell’Uomo nuovo: seminiamoli sull’Eclittica, il Piano comune e dinamico dei Luminari, gli Ierofanti della Nuova Religione mondiale.
Sogniamo su tale Tavola Rotonda il nuovo Ordine mondiale, la nuova Comunione umana connessa al Cielo, e nutriamo tale visione, così urgente e primaria per l’umanità, con tutto il nostro sacrum facere, “il potere dell’Amore”.
“Cos’è? E’ quel sito consacrato dove l’uomo vive, pensa, lavora e ama. Dunque, è il Pianeta.
Dunque, è il cuore.
Queste sono le due maggiori risposte possibili: cuore-pianeta: ecco il Santuario da ricostruire.
C’è un rapporto che lega il cuore al pianeta. Ciò che muta o si compie nell’uno, muta o si compie nell’altro. E come il pianeta è regolato dal Sole, così il cuore, che è chiamato “sole nell’uomo”.
Sappiamo dunque come e dove operare, per ricostruire il Santuario. Sappiamo chi siamo, e qual è la fase dell’Opera. Che altro resta, se non il lavoro?
E ciascuno a suo modo, secondo le sue capacità e le forze della sua immaginazione, in libertà perfetta, con le forme a lui più care, in totale concordia eppure nella piena indipendenza individuale raccolga pensiero dallo spazio, e pensi il nuovo Santuario. All’ora debita esso prenderà forma terrena. Sarà non più grande di una cappella montana, nè più piccolo del pianeta. (…)
*
LIBRA
Venerata la Madre, eretto l’Altare, i Costruttori si accingono ad un compito diverso: devono realizzare un simbolo del regno della Madre, il pavimento del Tempio.
Il pavimento regge e, in basso, delimita; ma deve anche riflettere il Cielo.
Deve essere piano e scorrevole, enigmatico ed insidioso come la vita quotidiana.
Con moti ritmici, come danzando, come tessendo, i Costruttori tracciano il pavimento come una griglia di meridiani e paralleli, come una grande distesa, come un crivello, come una tela.
Essi pongono prima le commessure, poi le lastre; prima le linee di luce cha saranno giunzioni fra pietra e pietra. Tale è, infatti, la trama della vita umana: battute uguali che separano campi di energia alterna.
I Costruttori non pensano ad eseguire un disegno.
Saranno gli uomini, con i loro passi, ad interpretare fra queste linee un disegno, ciascuno a suo modo.”[4]