Dal primo settore di Leo il Sole, in esaltazione, irradia la potestà di governare e la Terra, in Aquarius, risponde introducendo tale impulso centralizzante nel servizio attivo del campo.
Questa semplice modalità che il Cielo continuamente ci propone definisce l’essenza di un concetto di cui molte volte si è scritto in queste pagine: la capacità di dare risposta, ovvero di assumere responsabilità. In ogni campo infatti il governo viene naturalmente esercitato nella misura in cui ciascuno è in grado di rispondere al Governo superiore. Ciò stabilisce, tra l’altro, una gerarchia di funzioni, una catena di governo che non s’instaura per imposizione ma per riconoscimento.
Da L’Uomo e la Mantrika Shakti: “… La Mente umana, nel momento in cui è ispirata dall’Alto, coglie l’armonia dei Principi superiori e risponde con pensieri, parole ed azioni alate: è questo il reale significato del termine responsabilità: il canto (spondeo) di risposta (re) all’appello della Vita”.
Tutti siamo destinati ad essere governanti, poiché tutti abbiamo compiuto più o meno consapevolmente quel passo che ci ha condotti a reincarnarci per sperimentare nella forma, rinunciando al grado di libertà conseguito per spenderlo a favore del Bene comune, che altrove abbiamo definito come il massimo grado di libertà ottenibile in ogni circostanza, considerando la situazione terrestre e celeste. Tutti siamo quindi chiamati ad assumerci le nostre responsabilità, cioè ad inserirci nel canto di risposta all’appello della Vita che si leva dall’intero Universo.
La musica delle sfere cui si fa cenno negli insegnamenti potrebbe essere proprio il canto che promana dall’assunzione di responsabilità delle grandi Coscienze che si fanno carico di governare i pianeti, le stelle, le galassie, così come di quelle minori che consapevolmente governano ogni singola esistenza.
L’idea di responsabilità ci propone una catena senza fine e l’uomo, che è dotato di libero arbitrio e che è al suo livello un creatore, risponde di tutte le azioni, non soltanto a se stesso ma, come dicono gli Insegnamenti, di fronte al Cosmo intero, il quale peraltro soccorre, poiché il grandioso canto che da esso si leva sostiene quello di coloro che timidamente cominciano a prendervi parte.
Come ci si inserisce allora nel canto? Innanzi tutto cercando di percepirlo in mezzo al chiasso quotidiano, cominciando cioè ad osservare ed ascoltare ciò che sta fra le cose e gli eventi, a riconoscere con le orecchie del cuore il suono che promana dalle rare parole emesse con consapevolezza da coloro che se ne fanno carico, imparando ad ascoltare il silenzio, cercando di cogliere l’appello della Vita che risuona sempre ed ovunque nello Spazio ed è rivolto a ciascuno di noi. La sua vibrazione sottile si ode dapprima a tratti e per mantenerne la percezione occorre grande concentrazione, peraltro indispensabile per governare.
Il canto chiama ed evoca risonanze; è un canto solo che si dirama in innumerevoli rivoli di intervalli, scale, sequenze di note che saturano ad ogni livello lo Spazio ed è un canto nuziale poiché fonde naturalmente Cielo e Terra, le due Origini che sono l’unità.
Quando si inizia a percepire il canto del quale siamo parte, le nostre vite vi si orientano naturalmente, i fuochi interni si trasmutano ed il sé minore passa a poco a poco in secondo piano: il punto focale si sposta e una luce più potente, quella dell’anima, ci attrae. Così cominciamo a riconoscere il nostro suono, quindi ad emetterlo ed utilizzarlo, a dare cioè le prime incerte risposte, ovvero a comprendere il proposito che ci ha indotti ad incarnarci ed a farcene carico. Ciò tende le nostre corde interiori e sollecita tutte le possibilità: la capacità di risposta è dunque il primo, decisivo atto di governo, ovvero di servizio al Bene comune, che si compie sull’asse Leo – Aquarius.
Il motto di colui che in Leo si individualizza recita: “Che le altre forme siano. Io governo perché sono”. In seguito, quando egli riconosce il Suono ed entra nel canto, afferma “Io sono Quello e Quello sono Io” ed inizia a governare per servire, nella catena infinita di responsabilità e diviene fonte di Libertà o di “Acqua di Vita versata agli assetati”, secondo il motto ascendente di Aquarius.
Da Collana Agni Yoga, Mondo del Fuoco 1 § 522:
“Sarebbe confacente per l’uomo non avere doveri? Alcuni fanno confusione e ritengono che per non avere responsabilità basti rimettersi alla Gerarchia. Pensano che se sono nati qualcuno deve prendersene cura. Ma grande Servizio vuol dire sollecitudine. Non c’è giorno né ora che l’uomo non abbia occupazione, possa cioè fare a meno di pensare. Le responsabilità non sono dunque da intendere come aridi fardelli, ma come una caratteristica distintiva dell’uomo. Fra i privilegi dei Bodhisattva la gemma della corona è appunto la cura sollecita per tutto ciò che esiste. Tale atteggiamento è inoltre da accogliere con favore perché accende il Fuoco. Non le riflessioni mediocri ma i pensieri più premurosi fanno sprizzare faville luminose dal cuore. Non è saggio scansare i doveri, poiché è d’uopo affrettarsi con i fuochi dello spirito. Chi ne ha timore mostra di disporre di acquisizioni molto modeste. Chi ha molto viaggiato è invece in grado di chiedere: ‘Affidami molte cure quando vado nel Giardino di Bellezza’. L’uomo, che è responsabile del pensiero, ha accettato certo non l’ultimo di questi doveri. …”
L’acqua di Vita è sostanza mentale, è il pensiero ardente, è l’essenziale contributo di cui l’umanità deve farsi carico per conseguire il Bene comune; è questo l’anello della catena di cui il genere umano è responsabile ed è questa la sua gloria. La veniente era di Aquarius dovrà segnare un passaggio di coscienza che si riverbererà a tale livello ed il canto di risposta, l’assunzione di responsabilità, risuonerà non più sulla vibrazione della mente concreta, ma su quella della mente astratta ed intuitiva: è su questa fondazione che verrà edificato il mondo nuovo.
Ci esercitiamo a imparare l’arte di vivere, ad amarci l’un l’altro.
Quanto lavoro c’è da fare!
Ma la gioia del lavoro ci accompagna.
Grati a tutti i lavoratori del Giardino di Bellezza.
Marilù