Guardarci dentro

Arrivati ad un certo puntocchio_interioreo del percorso di conoscenza occorre rivolgere lo sguardo dentro di noi per scoprire la verità che è celata entro il nostro essere profondo, come affermava l’iscrizione sul portale del tempio di Apollo a Delphi. Dobbiamo seguire le orme di Platone, ed esplorare la caverna, addentrandoci nell’apparente buio per scoprire la luce. Di aiuto è la lanterna o la fiaccola che, mediante la luce della fiamma (discernimento e conoscenza), rischiara il cammino. Mentre esploriamo la caverna che si snoda come un labirinto, e percorriamo le spire più oscure, non dobbiamo tuttavia dimenticare di mantenere aperta la via d’entrata, quella che dà sull’esterno e sugli altri, altrimenti, come Teseo, ci perderemo nel labirinto senza più contatto con la Vita, cioè con Arianna, che invano ci tenderà il filo della relazione vitale, e invece di trovare la Verità ci imbatteremo nel mostro dell’orgoglio spirituale che è peggiore della bestia.

Guardare entro noi stessi non deve essere un atto di separatività, o peggio, il cercare rifugio in una torre d’avorio per sfuggire alle miserie del mondo, o ancora, isolarsi nella ricerca di una perfezione androgina. Deve necessariamente essere un guardarsi attraverso lo specchio del fratello o, addirittura, del nemico che non distorce l’immagine riflessa ed evidenzia difetti e incoerenze. Guardarci dentro nel riflesso degli altri, questo è il confronto che unisce la persona all’Anima Una e svela la via del perfezionamento spirituale.


(n.d.r. – articolo già pubblicato sul sito https://www.fraternity.it/ e inserito in TPS nella categoria Psicosofia).

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