Il termine arte ci rimanda al latino ars, derivato dalla radice ariana ar, muoversi, agire. L’arte sarebbe pertanto portatrice di movimenti, suscitatrice di azione.
Sostiene Gabriele D’Annunzio, per bocca del padre di Andrea Sperelli, protagonista del suo più famoso romanzo:
“Bisogna fare la propria vita come si fa un’opera d’arte. Bisogna che la vita d’un uomo d’intelletto sia opera di lui…La regola dell’uomo d’intelletto, eccola: habere non haberi (possedere, non essere posseduti).” (G. D’Annunzio, Il Piacere).
Chi entra nella sfera estetica, diceva il Baumgarten ai suoi allievi, deve avere gran cuore. E certo, come ben vide Federico Schiller, “l’elevazione estetica si congiunge intimamente all’elevazione morale e trapassa in essa”. Anche il Vico afferma che è ufficio della poesia commuovere il popolo per insegnargli a “virtuosamente operare”.
Per una illuminata operatività, è necessario pertanto, nella tensione della prassi quotidiana, mirare costantemente a spiritualizzare la materia e materializzare lo spirito, tenendo collegati – secondo l’insegnamento di Rudolf Steiner – l’interiore con l’esteriore:
“Ciò che cogliamo osservando le cose è solo una parte delle cose. Ciò che sgorga nel nostro spirito quando si pone di fronte alle cose ne è l’altra parte.
Le cose che parlano a noi dal di fuori e le cose che parlano dentro di noi sono le medesime.
Soltanto quando congiungiamo il linguaggio del mondo esterno con la nostra interiorità abbiamo la piena Realtà.” (R. Steiner).
Nella pittura astratta gli autori cercano di esprimere, attraverso segni e simboli, ciò che percepiscono. Alcuni introducono simboli evolutivi, come la spirale e il triangolo, usati in diversi sensi e modalità; i colori diventano simboli e segnali da leggere interiormente.
Allo stesso modo l’uomo che ricerca, il Pensatore, si sforza di interpretare i segni misteriosi del gran Libro dell’universo per poterne vivere i sensi più profondi nella propria piccola esistenza. Così in Kandinsky il colore canta; esso è usato simbolicamente come armonia musicale o armonia dell’universo.
E il musicista Scriabin tenta di coordinare toni musicali e colori perseguendo la correlazione di impressioni provenienti da sensi diversi, ovvero la “sinestesia”, che è un’espressione del principio di analogia enfatizzato anche da H. P. Blavatsky. La grande teosofa considerava l’analogia non soltanto un riconoscimento di somiglianza tra cose diverse, ma l’espressione dell’unica origine e della comune legge di evoluzione di tutti gli elementi della Manifestazione. L’universo è per la Blavatsky una “ragnatela di segni e di corrispondenze”, nella quale vanno comprese anche le impressioni sensoriali.
L’arte astratta comunica la bellezza delle idee astratte e archetipiche, induce all’intuizione, a percepire oltre ciò che è raffigurato nell’opera. Un fenomeno di bellezza può essere più improvvisamente e più profondamente convincente di una spiegazione logica. Da qui la massima: “I Buddha non salvano soltanto con le loro prediche, ma anche con la loro bellezza sovrannaturale”.
Una vita umana improntata all’Ordine, all’Armonia, al Ritmo, ha pertanto i presupposti per realizzare la Bellezza fuori e dentro di sé. Thomas Moore nel testo “Prenditi cura dell’anima” sottolinea la necessità di sviluppare l’armonia nella vita basata su di una “ecologia dell’anima” ovvero su di una “responsabilità verso le cose basata sull’apprezzamento e la relazione”.
Platone affermava che “il bello è lo splendore del vero”, intendendo esprimere la profonda, intima, ontologica relazione tra il reale e il bello; tale relazione implica che la Bellezza è talvolta un argomento più umanamente forte e “trasformativo” di una dimostrazione verbale, poichè indissolubilmente collegato all’Armonia e all’Amore. Egli ci insegna a passare dall’attrazione per la bellezza specifica, legata all’oggetto transeunte, alla Bellezza assoluta; dal particolare all’unità; dall’effimero gradevole per i sensi all’Estetica eterna.
L’esteriore, ciò che è apparente, è l’illusione nella quale viviamo immersi.
Ne La Voce del Silenzio è detto:
“Il Dharma dell’“occhio” (che è la consapevolezza cerebrale) è l’incarnazione di ciò che è apparenza e del non-esistente.”
E Helena Blavatskyj afferma:
“La mente deve prestare attenzione solo alle verità universali in Natura, affinchè la dottrina del cuore non diventi la dottrina dell’occhio.” (H. P. Blavatskij, Occultismo pratico).
L’Arte appare, pertanto, nella sua essenza, un grande mezzo educativo ed evolutivo, essendo espressione del pensiero umano elaborato e raffinato dallo spirito. La Bellezza è il sacro in noi; già i greci del V secolo la celebravano come perfezione morale.
Lo scopo dell’Arte è quello di indurci a rendere artistiche le nostre vite, cosicché lo spirito dell’arte regni in esse:
“Quando l’umanità raggiungerà la meta, il Signore del Mondo sarà in grado di affermare: “Adesso nulla rimane che non sia bello”. Qui troviamo una chiave d’interpretazione su cosa sia veramente la bellezza; trascendere la bellezza della forma è bellezza di qualità della vita.” (Foster Bailey, teosofo, Riflessioni).
Se teniamo occhi e cuore aperti, i momenti del vivere diventeranno perenne contemplazione e ci sveleranno livelli più sottili:
“Una vita creativa richiede equilibrio interiore e l’uso delle più alte facoltà della percezione, libere dai processi del pensiero. I grandi artisti hanno testimoniato che il loro lavoro è semplicemente l’espressione visibile di quello che è stato loro rivelato ad un livello più sottile. Dentro a un pezzo di pietra grezza, per esempio, lo scultore può già vedere una forma di bellezza. Quando il cervello fisico non è al lavoro ha luogo, in silenzio, quella visione che penetra nell’essenza delle cose. Nel piccolo ma illuminante libro La Luce sul Sentiero, questo viene chiamato il fiorire dell’anima. I sensi sono desti, la mente è all’erta, il cuore è aperto e l’occhio interiore è in grado di vedere.” (Rhada Burnier).
La grande arte è nata attraverso la percezione di verità nascoste, e manifestazioni di gioia e bellezza indicano un livello profondo di comunicazione e di relazione con il reale. Afferma Goethe: “di autentico vi è soltanto ciò che è eternamente bello”.
In questa più ampia visione, riteniamo che l’azione “autentica” eternamente bella proposta dal Goethe possieda le seguenti caratteristiche:
- sente e rispecchia in sé una parte dell’Armonia che è diffusa nell’universo;
- è coerente con la parte più evoluta dell’interiorità di chi la compie;
- coniuga intuitivamente Estetica ed Etica, Bellezza e Verità.
Non abituiamoci alla bruttezza, alla disarmonia, poiché le nostre vite ne verrebbero deturpate e soffocate ma ricerchiamo, invece, la bellezza fuori e dentro di noi.
La Bellezza può essere realizzata – oltre attraverso l’Intuizione superiore, che permette un fulmineo contatto con le Idee archetipiche – anche attraverso l’Opera Alchemica, che, svolta quotidianamente con costanza ed umiltà, può cambiare di segno alla bruttezza, tramite un lento processo di trasmutazione. Così avviene, ad esempio, anche nel mondo minerale, ove il carbone allo stato puro, nel suo aspetto più nobile, diventa diamante, e nel mondo animale, ove un bruco, divenendo farfalla, trasmuta la sua forma ancorata alla terra e si apre alle possibilità del cielo.
Una volta incamminati sui sentieri della Bellezza, esperiamo che ogni contatto con la sua qualità luminosa si riverbera nel modo di vivere e risplende nei comportamenti; diventiamo esigenti pertanto anche con i nostri quotidiani pensieri e sentimenti, affinché essi producano azioni “artistiche”, ovvero belle e autentiche. I nostri atti, in tal modo, risuoneranno in sintonia con ogni elemento bello intorno a noi, vi si specchieranno e genereranno nuova bellezza.
Potremo, in tal modo, collaborare, con le nostre piccole opere d’arte, alla più grande Opera d’arte in cui viviamo, creazione di un Artista sconosciuto:
“Ci sono molte cose che prendono il nome di arte, ma spesso tale arte è semplicemente una questione legata al solo acquisire la capacità a produrre vari tipi di oggetti e stimolare i sensi. La creatività della vera arte, d’altro canto, innalza la coscienza di colui che vede, il soggetto, al di là della sensazione di essere in un determinato tempo e spazio. Dunque trasmette il sapore di un mondo spirituale in cui l’Io non esiste; un mondo di luce, bellezza, pace e di quei valori che appartengono al senza tempo. Come possiamo noi imparare quest’arte, la più grande di tutte le arti, che le abbraccia e include tutte, della quale sono maestri coloro che si sono affrancati dall’immagine di sé e hanno trasceso l’illusione spazio-temporale?” (Rhada Burnier).
Possa la Bellezza risvegliare il cuore di ogni essere..
come i primi raggi del Sole,
un goccia di rugiada..in un Arcobaleno
Althair*
Grazie, Bianca, nella vita deve esserci sempre più bellezza!
“Deve esistere un potere solare che cerca, con l’evoluzione, di conseguire la perfezione armonica, e con essa la fine dell’avventura. I rapporti armonici pertanto sono la “vetta” del Sistema solare, e non la norma dei suoi passi. Esso eserciterà fintanto che quei valori non saranno stati raggiunti.
Se ciò è vero (come sembra) deve valere in qualsiasi altro campo espressivo; anche l’artista, pertanto, che insegue la perfezione, non può conseguirla prima del completamento ultimo del Sistema.
Bisogna allora abituarsi a considerare l’Armonia come ultima meta, e continuare a cercarla come la prima.”
da scritti inediti di E.Savoini