Lo studio e l’interpretazione dei simboli rappresenta un metodo propedeutico allo sviluppo della percezione intuitiva, poiché il simbolo offre all’occhio consapevole la reminiscenza dell’idea posta a suo fondamento.
L’uso paziente e perseverante di questo metodo consente di acquisire la capacità di scorgere le idee celate dai simboli, dal momento che ogni forma è l’espressione di un’idea (e ciò include anche l’uomo). Per svelare quanto è celato, bisogna rendersi strumenti adatti. L’unico strumento che consente al metafisico di rendersi fisico, come fatto vissuto nella coscienza e non teorizzato, è costituito da quel mondo composito chiamato Psiche.
Cosa significa rendersi degli strumenti adatti?
Significa essenzialmente passare dall’irreale al reale. In altri termini risolvere il problema dell’Illusione.[1] Essa è la percezione deformata e frammentaria delle idee e della loro interpretazione inadeguata. Non entrando nel merito dei tipi d’Illusione, a cui l’uomo è soggetto, è importante dire che essi differiscono in base alla focalizzazione coscienziale degli uomini. Appare conseguente la necessità di disporre di una facoltà che sappia dissipare, dissolvere e devitalizzare l’Illusione.
Questa facoltà consiste nello sviluppo dell’intuizione.
L’intuizione non è quella capacità di comprendere problemi altrui, sapendo discernere tra situazioni e atteggiamenti; ciò è prerogativa di ogni uomo che abbia una mente lucida e analitica, che sia interessato a capire i problemi altrui.
«Avere una visione, ascoltare la voce interiore o reagire compiaciuti ad un insegnamento», non è prova di attività intuitiva.
«Non è psicologia intelligente, né amorevole desiderio di porgere aiuto, fattori questi determinati dal rapporto tra una personalità spiritualmente orientata e l’anima che ha coscienza di gruppo.
Intuizione è quella comprensione sintetica che è prerogativa del Sé superiore (l’anima) e si manifesta solo quando essa, dal proprio livello, si protende verso il Sé spirituale (la monade) e verso il Sé inferiore (la personalità integrata e che sia, anche solo temporaneamente, coordinata ed unificata).»
Ricorrendo alla metafora di un circuito elettrico, dove l’interruttore costituisce la “porta” d’apertura e chiusura, che determina il passaggio dell’energia nel circuito, se il completo dominio dell’“interruttore” trova il suo compimento solo alla Terza Iniziazione (reale e non simbolica), ciò che deve stimolare il nostro impegno a lavorare a tale conseguimento sta nelle parole “anche solo temporaneamente”, riferite all’occasionale allineamento della personalità – determinato da una direzione mentale, da un orientamento emotivo e da una coordinazione fisica.
Quello dell’allineamento è un concetto assai rilevante, sul quale non ci soffermiamo per ora. Basti sapere che esistono dei metodi per ogni livello, mentale, emotivo e fisico, che quando correttamente impiegati determinano il controllo del piano in questione da parte del piano superiore (l’unico elemento che determina la gerarchia tra piani, livelli o corpi, è soltanto il grado di vibrazione dell’energia relativa).
L’intuizione produce tre qualità o aspetti: illuminazione, comprensione e amore.
L’illuminazione, intesa come «luce dell’intelletto (la chiara visione), quella che illumina la Via», consente un riconoscimento interiore, non teorico, ma come fatto acquisito nella propria esperienza, della propria identificazione con quella che possiamo definire la natura archetipa del mondo delle idee. «Non si tratta della luce nella testa, fatto secondario e fenomenico che molti intuitivi ignorano, ma della luce che illumina la mente e può riflettersi nell’apparato mentale tenuto “stabile nella luce”; … le cellule cerebrali attorno alla ghiandola pineale, prima assopite, diventano attive e vibranti. Il nucleo di ogni cellula è un punto di luce e, quando viene percepita la luce dell’intuizione, quella della cellula risponde immediatamente.»
Il padre degli studi moderni sul cervello, Santiago Ramòn y Cajal, descriveva le cellule nervose come «le misteriose farfalle dell’anima, il cui battito d’ali potrebbe forse un giorno chiarire il segreto della vita mentale».
La comprensione implica la grande capacità di amare serbando un distacco personale, che non è separatività, senso d’isolamento e di superiorità. In altre parole, comprendere, decentra da se stessi come fulcro di ogni riferimento. «La comprensione intuitiva è sempre spontanea (il femminino in noi), mentre il ragionamento (il mascolino in noi) che interviene nell’analisi di quanto percepito, non è attività dell’intuito.»
L’amore che nasce dallo sviluppo dell’intuizione è una forma di empatia così intensa, che le barriere, le critiche e la separatività scompaiono. L’affetto e l’amorevolezza nella loro forma più pura si palesano come conseguenza, generati da qualcosa di più profondo. Un’inclusività della vita e delle necessità di tutti gli esseri, in ogni regno di natura.
Come si diceva all’inizio della nostra analisi, «un metodo che consente lo sviluppo dell’intuizione è lo studio e l’interpretazione dei simboli.
I simboli sono le forme esterne e visibili di realtà spirituali interiori e la facoltà di scoprire la realtà occulta di ogni forma specifica è di per sé indice del risveglio dell’intuito.»
«Lo studio dei simboli produce tre effetti:
– il primo è lo sviluppo della facoltà di penetrare oltre la forma e giungere alla realtà soggettiva;
– il secondo è quello d’integrare anima-mente-cervello e fatto ciò, permettere l’afflusso dell’intuizione;
– il terzo consiste nell’aumento della tensione di certe zone inattive del cervello, risvegliando le cellule ed i centri energetici della testa.
Il concetto sottostante ad ogni simbolo è sempre sintetico e lo si coglie dall’esame accurato delle sue parti. È opportuno continuare a perseverare nell’analisi finché non si giunga ad esprimere il significato, sintetizzandolo in una sola idea o nome.
I simboli vanno studiati in tre modi: exotericamente, concettualmente ed esotericamente.
La lettura exoterica prevede lo studio della forma nel suo insieme, le linee, il significato numerico, nonché le forme parziali, ovvero la disposizione di cubi, triangoli o stelle ed i loro mutui rapporti.»
Il primo contatto con il simbolo mette il ricercatore nella condizione di percepire la qualità, la natura della realtà velata dalla forma e in certa misura identificarsi con essa. Questa, che è la lettura simbolica, necessita di una conoscenza exoterica di base, che consenta a chi legge di capire, per esempio, «che uno o più triangoli esprimono la Trinità o una serie di triplicità nel macro o nel microcosmo»; che dove si incontrano le linee convergenti di qualsiasi simbolo, e dove esse si incrociano numerose, quello è un punto di forza e di luce, un punto focale dove la mente può penetrare.
Una volta esaminata la forma si osserva l’effetto che il simbolo suscita su se stessi, in termini di sentimento, aspirazione, sogno.
Vi è poi lo studio concettuale del simbolo, «che implica il raggiungimento dell’idea sottostante, espressa dal nome, …che indica l’intento superiore ed astratto; del senso che affiora dalla meditazione, che indica il fine espresso in termini di mente concreta; del significato essenziale, integro o parziale, che rivela una qualità emotiva e potrebbe essere il desiderio che suscita in noi.»
A questa fase segue la comprensione esoterica, ovvero il riconoscimento sintetico, l’idea essenziale del simbolo. Si tratta di osservare «l’effetto che produce in noi l’energia del simbolo, la qualità della vibrazione suscitata, in un centro energetico, nella nostra sfera emotiva o solo nella mente.»
«Potremmo riassumere l’analisi di un simbolo nelle seguenti fasi:
– esame exoterico: linea, forma, colore;
– comprensione della sua qualità emotiva come risposta sensitiva all’influsso della sua natura qualitativa;
– considerazione concettuale dell’idea celata dalla forma, del significato intellettuale che il simbolo trasmette;
– percezione sintetica del suo proposito, il posto che occupa in un certo ordine manifesto, il suo vero intento unitario;
– identificazione con la qualità e lo scopo del simbolo illuminato dalla mente “salda nella luce”.
Quest’ultimo stadio attiva sia il cervello che la mente.»
«Gli sviluppi che lo studio dei simboli implica, sono essenzialmente tre:
– l’analisi, con un progresso della consapevolezza fino ad includere l’intero campo che il simbolo comprende;
– una percezione intuitiva dei simboli;
– l’uso dei simboli sul piano fisico, con il giusto adattamento ad un fine noto e determinato, il che magnetizza il simbolo con la qualità necessaria perché l’idea “qualificata” intuita si manifesti assumendo una forma fisica adeguata.»
«Va aggiunto che non esiste un’interpretazione fissa di nessun simbolo, poiché esso avrà per ognuno un significato particolare, in relazione alla capacità di penetrarlo. Una mancanza d’interesse per i simboli presuppone una scarsa capacità d’interpretare le forme di vita ed il loro significato. D’altro canto, un eccessivo interesse accademico può presupporre una mente tortuosa e complessa, che ama il disegno e la linea, la forma e i rapporti numerici, a scapito del suo significato essenziale.
Equilibrare nella mente forma e concetto, espressione e qualità, segno e significato, è d’importanza vitale per lo sviluppo del ricercatore.
Nello studio concettuale dei simboli la coscienza è polarizzata nel corpo mentale e non è richiesto il tentativo di contatto con l’anima o Ego, o di coinvolgerlo. Ecco la distinzione tra la seconda fase di esame dei simboli e l’usuale meditazione.» Questa seconda fase concerne l’arte della visualizzazione.
«Acquisita familiarità con l’aspetto forma del simbolo, se ne conosce bene il contorno; sappiamo che una particolare combinazione di linee rappresenta una data idea o verità, o un insegnamento. Ciò è impresso nel cervello che attinge alle riserve della memoria. Registrare antiche nozioni e conoscenze riguardo alle figure contenute in un simbolo serve ad elevare la coscienza al piano mentale e a focalizzarla nel mondo delle idee. I concetti esistono già ai livelli concreti del piano mentale; sono eredità mentale e razziale di antiche forme mentali, disponibili per giungere al significato e al senso.»
Ecco allora che ogni simbolo offre all’occhio consapevole la reminiscenza dell’idea posta a suo fondamento.
«Plutarco espresse un’antica verità, dicendo che un’idea è un Essere incorporeo che non sussiste, ma che dà aspetto e forma alla sostanza informe ed è la causa della sua comparsa».
«Questo significa far vivere un simbolo ed è il vero esoterismo; in effetti, man mano che ci si interiorizza passando dalla forma alla natura dell’idea motivante, si scopre un campo di idee analoghe cui appartiene quella velata dal simbolo. Questo campo di idee correlate e di mutua esplicazione è ora aperto e crescente l’abilità di muoversi liberamente nel mondo dei concetti.
Lavorare e vivere nel mondo delle idee è ora l’obiettivo e il principale intento. S’impara a riconoscere le idee e i concetti dietro ogni forma; si comincia a pensarli con chiarezza e a scorgere dove conducono e la loro funzione nella manifestazione.»
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(N.d.R.: Articolo già pubblicato su Esonet.it).