Gli intervalli possono essere rappresentati in sintesi estrema da simboli geometrici; i primi tre, Unisono, Ottava e Quinta corrispondono rispettivamente al punto euclideo, alla circonferenza ed al triangolo, ovvero il principio d’esistenza geometrico, ancor privo di dimensioni, poi la sua amplificazione spaziale e quindi la prima forma chiusa ad essa inscrivibile. Queste attribuzioni sono immediate e semplici come si conviene agli enti essenziali e primari. Per i restanti intervalli, analoghi ai raggi d’aspetto, occorre formulare ipotesi più complesse.
In prima approssimazione il simbolo della Quarta è il quadrato che inizia il percorso infinito delle forme chiuse regolari e rettilinee, inaugurate dal triangolo (Quinta), a ritornare verso la forma circolare senza mai poter coincidere
con essa. Notiamo che questo processo si sviluppa per incremento della loro complessità geometrica, espressa dal numero dei lati (4, 5, 6, 7 ecc.). Il quadrato quindi, esprime bene, visivamente, il ruolo del quarto raggio/intervallo di ricevere dai piani sottili e trasmettere o rispecchiare nei densi e, viceversa, di promuovere la risonanza di questi con quelli, generando integrazione e bellezza, anche a costo di conflitti (complessità). Ciò è proprio del regno umano e del suo stare in croce tra le coscienze minerale, vegetale ed animale e Quella divina; la Croce, quindi, è l’altro simbolo, il maggiore dal punto di vista del quarto regno, di questo intervallo/raggio.
Abbiamo già accennato, più volte, al simbolo antico del sigillo di Salomone risalente alla tradizione egizia, trasposizione grafica del motto ermetico:
“Così in basso come in alto, per fare i miracoli della Cosa una”
incisa sulla leggendaria tavola smeraldina.
Questo simbolo, la stella a sei punte o Esagramma, offre tra l’altro la rappresentazione completa del sistema armonicale degli intervalli; in essa il quarto intervallo/raggio è occultato, non essendo riferibile ai vertici ma, a ben vedere, risulta il più evidente, nella sua funzione dinamica di concatenare il triangolo inferiore (intervalli/raggi minori) con quello superiore (intervalli/raggi maggiori).
Si può osservare che rappresentando il sistema senario per questa via (l’Esagramma) si è costretti a chiamare in causa il ternario, il quaternario ed il settenario; occorrerà tenerne conto tra breve, trattando della simbologia della Sesta.
Il simbolo dell’intervallo di Terza è la stella a cinque punte o Pentagramma. Dopo il quadrato tutti i poligoni regolari, ad iniziare quindi dal pentagono, fanno scaturire al loro interno (circoscrivono) i corrispondenti poligoni stellati che sono la migliore rappresentazione grafica della necessità di ogni forma di tendere alla risonanza con il campo spaziale (circonferenza/ottava) che le ha generate. Sotto molti punti di vista il Pentagramma è il simbolo polare dell’evoluzione umana (anche morfologica), che si sviluppa consumando in coscienza molte, apparenti, coppie di opposti: i riflessi del grande dualismo tra mentre concreta, a sua volta duale, e mente astratta. Dalla sua geometria scaturisce il rapporto aureo che indica la via armoniosa alla relazione tra enti in apparenza separati ed in conflitto.
Con riferimento alle note inerenti la trasformazione del ritmo in suono è utile considerare che ogni stella, come anche ogni corrispondente poligono, intonano fisicamente il loro intervallo specifico:
Il triangolo > Quinta
Il quadrato > seconda Ottava dell’Unisono
La stella a cinque punte ed il pentagono > Terza
La stella a sei punte e l’esagono > la Quinta un’Ottava sopra quella del triangolo
La stella a sette punte ed il poligono a 7 lati > il suono dissonante con i precedenti
In questo schema l’Unisono e l’Ottava sono nella seconda ottava intonata dal quadrato; naturalmente l’Unisono e la prima Ottava, sul disco della sirena, non possono essere ottenuti da fori corrispondenti ai vertici di poligoni; al primo corrisponde un solo foro, alla seconda due ai vertici di un diametro. La Sesta non vi compare a conferma del fatto che nella sfera dei prototipi essa non esiste in quanto tale, bensì come terza ottava della Quinta.
Quindi, utilizzando la stella a sei punte per simboleggiare la Sesta, occorre tener presente che entra in gioco l’apparenza del simbolo, non le sue implicazioni così come sono state trattate in precedenza. La chiameremo stella del sei per distinguerla dall’Esagramma, sebbene alla mera osservazione l’uno e l’altra risultino eguali, ed in ultima analisi lo sono, come la forma coincide con l’idea che la genera ed i sette gradi dell’ottava musicale sono la forma che coincide con i sette intervalli/raggi del sistema armonicale.
Anche il simbolo del settimo intervallo deve tener conto della sua essenza duplice: 1) come suono della stella a sette punte è dissonante rispetto al sistema senario che lo ha preceduto, e darà origine alle sue consonanze come Unisono di un nuovo sistema; qui, come ovunque nella sfera sonora, inizia infatti una nuova attività creativa in cui, lo ripetiamo ancora, non sono le frequenze/lunghezze d’onda ad essere rilevanti bensì i loro rapporti reciproci. 2) Abbiamo già considerato che questo settimo intervallo può anche essere inteso come Tono, ovvero l’architetto della forma sonora che definiamo ottava musicale, nella quale gli intervalli armonicali si specchiano nelle note musicali (in questi scritti d’Armonica, per ciascun intervallo, si è dimostrato come ciò avvenga).
Quindi, in quanto nuovo inizio, in similitudine all’Unisono, potremo rappresentarlo con un nuovo punto euclide, ma occorre anche tener conto del progetto di cui il Tono è depositario ed attuatore; lo disegniamo amplificando quel punto a circonferenza ed inserendovi i principali gradi simbolici cui abbiamo accennato. Nel progetto così disegnato, studiando i rapporti proporzionali che vi si creano, si rileva che il simbolo della Terza, la stella a cinque punte, genera il campo d’esistenza geometrico del simbolo della Sesta così come accade nella forma musicale in cui, presa una terza (do-mi), la parte rimanente è una sesta complementare (mi-do’).
Ma non è più tempo di speculazioni, affidiamoci al potere sintetico dei simboli che abbiamo evocato traendoli dalla storia stessa dell’umanità e componendoli in un disegno unico
lo poniamo come sigillo sul lavoro condiviso in questo ciclo.