Senza bellezza non si ha vera educazione (Comunità, 104).
Se pensiamo all’educazione in termini ideali, la associamo subito a concetti quali apertura, accoglienza, accompagnamento, condivisione, accettazione, disponibilità, amore.
Tuttavia la realtà si presenta in modo diverso, poiché i processi educativi sono per lo più demandati a singoli (gli insegnanti) i quali fanno del loro meglio per trasferire il loro sapere su un preciso argomento ad altri individui (gli allievi). Ne consegue un processo che mette in atto azioni unilaterali, anziché produrre il coinvolgimento attivo di tutte le parti in modo che possano interagire (e imparare) fra di loro.
Si potrebbe vedere il processo educativo come un insieme di opportunità da cui ognuno, in un clima favorevole, possa trarre conoscenza ed esperienza. Ognuno avrebbe un ruolo e la persona più esperta su un argomento sarebbe parte integrante del processo educativo con la responsabilità di facilitare l’apprendimento di tutti. Un gruppo che impari da se stesso, in cui entrambi i processi di insegnamento e apprendimento siano attivi e possano avere il potere (parafrasando Quintiliano) di accendere delle torce.
E quelle torce siamo tutti noi, poiché tutta la vita è un processo educativo senza fine. Quelle torce sono le nostre coscienze e le nostre anime che chiedono opportunità di apprendimento per poter evolvere.
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