Il dialogo fra cuore e Spazio produce doni inestimabili, che appartengono a tutta l’umanità e si diffondono in modo inarrestabile. Il “dialogo” è uno dei nomi dell’evoluzione; è un processo di sublimazione. Esiste un dialogo continuo fra l’uomo e le Entità superiori, uno scambio di energie molto fruttuoso ma che potrebbe essere coltivato in modo migliore e più intenso se fosse capito per quel che è e se ne facesse impiego consapevole e razionale.
Cos’è una domanda? Donde trae origine? – Seguendo gli Insegnamenti (che sono una grande risposta a molte domande) si afferma che chi interroga invoca, cioè pone in atto una sorta di provocazione energetica, uno squilibrio che dovrà essere certamente pareggiato: le risposte vengono evocate. Da qualunque parte esse giungano, e in qualunque momento, riportano in parità lo sbilancio causato dalla domanda, che ha un potere infallibile. Su questa base potrà nascere una grande scienza futura. Oggi, con termini che sanno ancora di misticismo, viene chiamata “processo di invocazione-evocazione“; in tempi futuri si intenderà meglio la natura rituale e ordinata di questa forma universale di dialogo, che può e deve essere sottoposta a indagine, studio e prova. Anche le domande, a loro volta, nascono da uno stato di incompletezza, ovvero di squilibrio, locale e momentaneo. Sono dunque generate dall’inquietudine. Il dialogo è un’arte e deve produrre bellezza.
L’arte di porre domande e di attendere risposte è un atteggiamento, interiore e rituale, che consente la sintonia con l’Ente cui ci si rivolge. Se eseguito in modo corretto il vero Dialogo fluisce semplice e spontaneo, e le energie travasano dall’alto in basso. Chi domanda deve essere umile, ma coraggioso; semplice e chiaro; stimolante e persistente; deve nutrire fiducia illimitata, e amore, e devozione; deve saper aspettare, senza flettere la tensione invocativa. Suona facile. Non lo è. Ma lo stesso rituale, e le giuste norme, e l’attesa rispettosa sono sempre e solo domande, domande in altra forma.
Il dialogo, se condotto a dovere, è vettore di un grande rapporto, che trascende la condizione personale di ciascuno e sfocia in vastità mirabili. Può partire da nozioni semplici per salire, di domanda in domanda, a livelli normalmente sconosciuti e non praticati. Il dialogo insegna come un vero Maestro.
Esiste un dialogo inaudibile fra l’uomo e il Cielo, ed è un processo da seguire con attenzione: ne dipende la capacità di trarre dal Cielo ciò che abbisogna per evolvere e lavorare in ogni dato momento. Nell’Universo ogni azione eccita una reazione, tale da conservare l’equilibrio. Quelle più elevate sono le domande, che salgono a invocare il sapere: le reazioni più elevate sono le risposte, che scendono a trasmetterlo. Perciò è in atto un Dialogo senza confini tra chi domanda e chi risponde. Quando è rivolto in senso orizzontale il comunicare si chiama dialogo. Quando diretto in senso verticale è il processo di Invocazione-Evocazione, aspetto superiore del dialogo. Il comunicare è un moto oscillante, di va e vieni, che si propaga per onde nello Spazio e trasmette energia irradiante.
Le domande e le risposte pongono in moto la coscienza, che progredisce, evolve e si dilata. Sono suoni e lampi, vanno e vengono. Le domande d’alto livello lanciano energia lontano, ed è naturale che la risposta non sia sempre immediata, ma il vero motore della coscienza è il dialogo con il Cielo. Le forze centripete e centrifughe che governano i moti fisici dei Pianeti sono la corrispondenza concreta degli scambi magnetici fra chi domanda e chi risponde. Le domande vanno al Centro, perciò sono onde; le risposte vengono dal Centro, perciò sono raggi.
Tutti gli uomini possono dialogare con il Cielo. Molti l’ignorano. Lo trascurano, non ne percepiscono il potere infinito. Trascorrono l’esistenza senza porre domande, non nutrono interesse che per le vicende, le minuzie, le dicerie, gli affari quotidiani; pertanto non ricevono risposte. Vivono occupati da piccole questioni cui annettono grande importanza, e alla fine hanno forse la borsa piena ma certo il cuore vuoto.
L’uomo solitamente non comprende la potenza del Dialogo con il Cielo, e quando ne sente parlare resta perplesso e sovente è ostile. Lo scambio celeste, nondimeno, è tipica funzione dell’uomo, che funge da mediatore, interprete e sacerdote fra Cielo e Terra. Oggi l’umanità è ancora immatura e la sua situazione psichica è provvisoria, ma sicuramente destinata a risolversi in una chiara relazione con il Superiore.
tratto da scritti inediti di E.S.
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In questo periodo di tempo storico e climatico cosi perturbabile, il riportare alla coscienza che il cielo è sempre alla nostra portata,generoso, vario,totalizzante, pieno di possibilità, rincuora la mente ed il cuore.Come sempre quando le cose ci mancano, assumono una certa importanza aggiuntiva.Dopo tanta pioggia e freddo, quando le nuvole si ritirano anche solo per poco, lasciando spazio ai raggi prorompenti del sole,possiamo vedere quante persone, guardando quell’azzurro intenso, sorridono con gratitudine, uscendo dalle loro case nel tentativo di assorbirne la luce ed il calore.
Questo atteggiamento umano, cosi consueto, riguarda i molteplici aspetti della vita, la vita stessa, la consideriamo scontata, minimizzandone l’enorme valore. Cosi accade verso ogni cosa, l’amore, la natura, il fratello e compagno,il gatto di casa, le verdi vallate, le cime innevate, il piccolo fiore che nasce tra le pieghe dell’asfalto di una strada trafficata di città, lo sguardo di un passante.
il cielo notturno popolato di stelle.
Davvero , se ci soffermiamo un attimo, realizziamo di essere immersi nella bellezza, nell’intensità della vita, ogni cosa è alla nostra portata e ci si offre con genuina generosità. A noi compete di vedere veramente, affinchè gli occhi, possano essere realmente le “finestre dell’anima”,capaci di con-dividere, di partecipare, alla profonda comprensione, di ogni cosa, di ogni evento.
La fisica quantistica, ci ricorda con il suo principio di indeterminazione, quanto potere possiamo assumere nella nostra vita ordinaria, semplicemente con uno sguardo presente, partecipato.
Ripensando alle parole di san Giovanni apostolo nell’apocalisse, quando dice:”e colui che sedeva sul trono disse: ecco, io faccio nuove tutte le cose” penso che questo si possa, riferire alla nostra possibilità di trasformare la nostra realtà interiore , aprendo il cuore e la mente alla straordinaria bellezza del mondo nel quale siamo immersi. In questo modo, trasformando noi stessi, trasformiamo il mondo.Ancora un piccolo detto a cui sono affezzionata: “indaga nel tuo occhio, ci troverai quello che vedi”
Grazie, Gabriela