Alzare lo sguardo al Cielo, e ascoltarne i suoni, apre al dialogo intimo con la Sua Comunità. La contemplazione del Cielo è un’opera (radice *OP- di vedere) magica e rituale anticamente a misura di pochi eletti (sacerdoti-astronomi), ma in realtà ancorata nel cuore di ogni uomo e rispondente alla necessità di vivere in risonanza e armonia con tutto ciò che ci circonda.
Il tentativo di lettura delle congiunzioni eclittiche tra la Terra e le Stelle, tra un Centro solare e un Centro cosmico, ha il significato di ritmare la propria vita secondo una liturgia che costruisce il suo spartito sugli impulsi emanati da quei Fuochi scintillanti di bellezza e conoscenza che hanno in sé il seme della Comunità più perfetta.
Ciascuno di noi vive immerso nello Spazio infinito che altro non è che amore divino, dove non esistono limiti, separazioni, dove continuamente si accendono e si spengono misure (rapporti), riti sacrificali celebrati in lode e gloria della Vita, il Creatore, e che il prodigio psicogeometrico della direzione (l’allineamento attivato da un impulso cosciente) consente di non perdere.
Il flusso dei Fuochi stellari accende le Date: le congiunzioni tra la Terra e le Stelle sono “amore e lampi”, appuntamenti primari con la Vita dell’Unità solare in moto nel Cosmo. Celebrare la ritualità della Comunità celeste offre la possibilità di integrare in noi la realtà dell’Opera solare e cosmica, rendendola viva e presente in ogni cuore.
In evidenza questo mese:
8 febbraio – Congiunzione Terra-Merak (Orsa Maggiore)
Nel Segno di Aquarius, sacro al Servizio universale, la Terra, la sfera di esperienza, è in Leo, il Fuoco solare o centrale, ed in tale campo di coscienza incontra sull’eclittica (tra le stelle del Cancro) la proiezione delle stelle dell’Orsa Maggiore, i “Sette Rishi”, indicati nei testi esoterici quali Fonti dei Sette Raggi o sette energie della Vita, e precisamente l’8 febbraio la stella Merak, centro di puro Primo Raggio (volontà, potere) direttamente connesso ad Aries, il Segno degli Inizi, e a Vulcano, il Pianeta invisibile di 1º Raggio che è detto “il Cuore del Sole”. La Terra dunque riceve, lungo tale proporzione, presumibilmente in maniera particolare in questo giorno ogni anno, una scintilla cosmica e solare di Liberazione.
I Sette Rishi, i Saptariksha dalla Cresta splendente, vengono indicati della stessa natura dei sette grandi Spiriti Planetari, attraverso i Quali l’Orsa Maggiore si esprime essendone il Prototipo cosmico. Vi è quindi uno scambio diretto di energie tra le vite dei sette Pianeti più evoluti o sacri del nostro Sistema solare e le Vite stupende e insondabili che informano quella Costellazione.
Si apprende inoltre che i Sette Saggi dell’Orsa Maggiore esprimono la vita di “Colui di Cui nulla si può dire”, essendone i sette centri della testa, ossia i punti focali positivi delle sette energie cosmiche principali nonché i poli positivi delle Sette Sorelle delle Pleiadi, l’ammasso aperto da cui proviene il nostro sistema solare.
Questi “Sette Spiriti davanti al Trono” sono dunque, infine, anche il prototipo dei Sette Centri dell’Umanità.
Le energie dell’Orsa Maggiore sono essenzialmente in relazione alla volontà o al proposito del nostro Signore o Logos solare, e specialmente la stella Merak, che con l’altra stella Dubhe indica la Polare (la stella direttiva e di ri-orientamento), manifestando insieme ad Esse tre aspetti della volontà divina.
Inoltre, l’intera costellazione dell’Orsa, unita alle Pleiadi e al sole Sirio, costituisce la Triade Spirituale cosmica che governa l’attività ciclica a spirale del nostro sistema solare.
La misteriosa costellazione della Cresta splendente fu consacrata dagli egizi all’antica genitrice Tifone, Kepha (il cui nome significa “mistero”), la Madre delle Rivoluzioni, e l’India da lunghe ere l’ha associata al Tempo. I Saptarishi segnano il tempo e la durata degli eventi nel nostro ciclo di vita settenario e sono intimamente associati con l’ormai agli sgoccioli Kali Yuga, l’era delle tenebre che prelude al Satya Yuga, l’era della luce e della verità.
La lenta e instancabile rivoluzione apparente delle sette stelle dell’Orsa attorno al Polo Nord, quale moto maestoso del trainare, ha nei secoli suggerito all’uomo l’idea di un carro e della sua ruota; i sumeri la chiamavano il Lungo Carro, nella Grecia arcaica erano associate alla Ruota di Issione rotante appunto attorno al polo, mito che sembra derivare dal dio sanscrito Ashivan, il cui nome significa Auriga dell’Asse: Asse, Aksha[1], era la parola sanscrita per ruota, che i greci importarono come Ixion o Issione.
Seguendo il filo di questi pensieri, potremmo dire che il Grande Carro o Ruota della vetta del Nord (Septem triones = sette buoi, settentrione) traina con i suoi Sette Raggi l’aratro della Vita: l’evidenza delle sette Stelle dell’Orsa Maggiore è di fatto la Dimora celeste dei Poli, la zona che comprende l’Orsa Minore (polo attuale planetario) ma soprattutto il Drago (polo nord solare e delle eclittiche).
Rivelatrici e degne di nota sono inoltre le figure ispirate al dinamismo della Costellazione: il “Carro di Artur”[2] e la svastica[3]. Tale simbolo è inscritto quale elica polare della Vita nei 4 cieli delle 4 discontinuità del Ciclo terrestre (solstizi ed equinozi), quasi ne fosse il motore dinamico e occulto, la pulsazione quadripartita (svastica) del Fuoco vitale settemplice.
In questa data sacra al Primo Raggio, all’energia della Volontà o del Proposito divino, la volta celeste, splendente come Fiamma di Vita, irradia dunque dal punto focale di Merak, grande serbatoio o centro d’energia divina che attua il proposito di Dio, una corrente di energia liberatrice diretta a purificare e innalzare la coscienza delle vite del sistema solare: è la Festa del Potere sintetico.
Da quella sacra dimora stellare, velata di bianco-azzurro, pare irradiarsi la gloria e la beatitudine dell’Eterno, di quel grande Essere in Cui viviamo, muoviamo e siamo: il Primo Raggio è soprattutto connesso a quella volontà che vince la morte; è il Raggio del Distruttore, che elimina la morte e disintegra la forma, poiché in realtà produce la morte della negazione e inaugura la vera attività. È quell’energia che si può chiamare “incentivo divino”. È la vita nel seme che successivamente distrugge tutte le forme per consentire la realtà del frutto. Tale è la chiave del primo Raggio. È la Volontà che inizia. Per quanto concerne l’umanità, la sua massima espressione è l’iniziazione.
L’Uomo reale, l’Iniziato, servitore dell’infinita potenza della Vita, quale sole celeste si erge identificandosi con la potenza dell’Orsa, nell’atto di evocarne la forza immanente, propulsiva, illuminante e distruttiva di ciò che impedisce il flusso della Vita; si allinea a tali altissimi Servitori (Merak-Aries-Vulcano-Plutone-Terra-Governo reale) che potentemente la trasmettono, custodiscono ed esprimono; intreccia forme o canestri nei quali raccogliere, in modo ritmico e potente, tali scintille irripetibili, da concentrare ed usare attraverso il centro della testa, tenendo la mente salda nella luce, per il compimento del Piano evolutivo di Liberazione.
“Padre non la mia, ma la Tua Volontà sia fatta”.
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[1] “Radice indoeuropea aks con il senso di ‘dare l’avvio [a-] a un moto curvilineo [ks]’, ‘collegare [sa] il moto curvilineo nello spazio [ak]’, ‘muovere in cerchio’, ‘svilupparsi in ogni direzione’. In sanscrito aksa= ‘ruota’, ‘asse’, aksi = lo sguardo rivolto nelle sei direzioni (Nord, Sud, Est, Ovest, Zenit, Nadir). In latino axis= asse.” (F. Rendich, Dizionario Indoeuropeo, Palombi Editore, pag. 18)
[2] “Un’antica leggenda celtica sulla Tavola Rotonda di re Arturo associava il re all’Orsa Maggiore: il suo nome nella lingua gallese deriva da Arth=Orso e Uthyr=Luminoso; la costellazione, descrivendo visibilmente un cerchio nella regione polare del cielo, potrebbe rappresentare la vera origine della famosa Tavola Rotonda del figlio di Pendragon”. (G. M. Sesti, Le Dimore del Cielo, Ed. Novecento, pag. 410)
[3] Se si disegnano sullo stesso foglio le sette stelle nelle quattro posizioni stagionali e si traccia la croce che passa dalla stella polare, si ottiene una svastica perfetta, simbolo ricorrente in molte culture: questa coincidenza è alla base della leggenda che vuole l’origine della svastica da questo gruppo stellare”. (ibidem)
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