17 marzo – congiunzione Sole-Terra-Alkaid

In evidenza questo mese, una nuova Data da commemorare:

17 marzo – Congiunzione Terra-Alkaid (Orsa Maggiore)

AlkaidAlkaid, o come viene chiamata in Cina 摇光, ‘la Stella di scintillio Brillante’, è l’ultima stella della coda dell’Orsa e la più orientale delle stelle del Grande Carro; nonostante la vicinanza ad esso, essa si muove nella direzione opposta a quella delle altre stelle dell’Orsa. Abbiamo avuto modo di indagare la realtà dell’Orsa Maggiore (vedi Congiunzione Terra-Merak); ora vediamo, in particolare, come nel tempo e nello spazio le astronomie più antiche hanno udito il suono della scintillante Alkaid.

Indagare l’etimo dei nomi associati alle stelle conduce, per quanto è possibile, il processo di scoperta, di ri-conoscimento di quei mondi, dei suoni che li hanno generati e che perdurano in tutta la loro potenza creativa. I nomi erano considerati dagli antichi Sumeri ‘emissioni’ della divinità e lo scopo principale della lingua era quello di collaborare all’opera creativa della divinità. Nel Firmamento è scritta la storia dell’uomo: il significato dei nomi delle stelle e delle costellazioni ci consentono di recuperare la consapevolezza della nostra origine e meta, e di apprendere il modo di conseguirle. Cerchiamo quindi, sotto il velo del linguaggio, di dare un’idea di quel tanto di mysterium magnum che si cela in Alkaid.

L’astronomo persiano Al Biruni (973-1048 d.C.) le diede il nome di Marichi, uno dei ‘Sette Rishi’,[1] i Santi dell’India indicati nei testi esoterici quali Fonti dei Sette Raggi o sette energie della Vita (si rimanda per approfondimento all’articolo citato). I Sette Saggi sono indicati quali custodi delle leggi divine, la personificazione dei Fuochi Sacri dei più Occulti Poteri della Natura, i Cantori del sacro AUM, il Suono Creatore. Inoltre, essendo divinità che presiedono, dalla zona polare sia solare che planetaria, a tutte le divisioni cicliche, hanno il potere di far girare la ruota e vengono per questo chiamati Chakravarti.[2]

L’astronomia indiana associa i nomi degli attuali Rishi alle sette stelle dell’Orsa Maggiore, rispettivamente: Kratu a Dubhe, Pulaha a Merak, Pulastya a Phecda, Atri a Megrez, Angiras ad Alioth, Vasishtha a Mizar e Bhrigu ad Alkaid.

Il nome della fulgida Alkaid deriva dalla parola araba ‘alqā’id’ che significa ‘condottiero’. L’asterismo è noto anche come ‘Benet Nasch’, ‘la Figlia Addolorata della Lettiga’ e ‘al-Benat al-Na’sh’, ‘il conduttore delle prefiche’, le vergini piangenti che seguivano il feretro nel funerale rappresentato dal grande Carro. L’immagine del corteo funebre venne suggerita agli Arabi preislamici dal lento e maestoso moto delle sette stelle intorno al polo Nord, la stessa idea che ritroviamo nel significato originario della radice indoeuropea *MR- di ‘raggiungere [r] il limite [m]’, ‘morire’, dalla quale deriva il nome sanscrito Marichi.[3]

Questa idea di raggiungere il limite spaziale e temporale richiama alla mente la figura disegnata dal dinamismo della Costellazione nei 4 cieli delle 4 discontinuità del Ciclo terrestre (solstizi ed equinozi), ovvero la svastica, l’elica polare della Vita, la pulsazione quadripartita del Fuoco vitale settemplice.

Riprendendo il nome indiano del Rishi associato ad Alkaid, Bhrigu[4], scopriamo che tale suono rimanda alla radice indoeuropea *BHR-, che esprime l’idea di ‘portare [hr] con energia [b]’, ‘sostenere’, ‘sopportare’, da cui bhraj, con il significato di ‘colorare di rosso [raj] con energia [bh]’, ‘splendere’, ‘fare scintille’. Osserviamo che, nei testi esoterici, Bhrigu è il padre di Sukra, la divinità maschile reggente e governatore del pianeta Venere, la Sapienza solare, ovvero il Mastro costruttore dell’Opera solare sul piano mentale, nonchè il ‘portatore di Luce’, sia in senso fisico che mistico, al nostro pianeta. Poiché i Sette Rishi dell’Orsa Maggiore vengono indicati quali “Prototipi cosmici” dei Sette Pianeti sacri del Sistema solare, si può presumere che Alkaid-Bhrigu sia il prototipo di 5° Raggio, l’energia della Mente che fissa e costruisce la manifestazione, di Venere.

Si può dunque pensare che da Alkaid, sacra dimora stellare velata di bianco-azzurro, s’irradino scintille di fuoco liberatore, riversate sulla Terra in maniera particolare in questo giorno, allo sfinire del Segno della Salvezza di Pisces e a cavallo dell’impulso equinoziale, ogni anno.

Da quel punto focale di splendore, divampano fuoco e fiamme che consumano i limiti che imprigionano, affinché null’altro rimanga che fuoco perfetto. L’incontro con questo Centro cosmico, la fusione con questo solvente universale, conduttore di elettricità, sembra essere per la Terra e per l’uomo una sorta di alchimia che trasmuta ogni particella atomica fino a farla ritornare alla sua essenza primigenia.

In sintesi, dalla Ruota infuocata della Vetta del Nord s’irradia una rete di fiumi ardenti di Energia vivente, di Esseri eccelsi che, essendosi aperta la via attraverso il tessuto dell’Esistenza, hanno il potere di condurre l’Uomo sulla Via reale, il sentiero del Ritorno alla casa del Padre (Pisces/Aries). L’Uomo reale, servitore dell’infinita potenza della Vita, quale sole celeste coopera con i Fratelli maggiori, concentrando e usando, attraverso il centro della testa, la forza trainante dell’Orsa, affinché l’intera Comunità splenda di gloria rifulgente, quale ruota di innumerevoli scintille di un’unica Fiamma.


[1] “Il nome Rishi deriva dalla “radice indoeuropea rs con il senso di ‘andare incontro [r] collegandosi a [s]’, ‘fluire’, ‘scorrere’. Con ogni probabilità, in origine la radice era legata a drs, ‘vedere’, per cui assunse il significato di ‘incontrare la luce divina’. Di qui venne il termine sanscrito rsi, ‘ispirato da un dio’, ‘cantore degli inni sacri’, ‘veggente’, ‘santo’.” (F. Rendich, Dizionario Indoeuropeo, Palombi Editore, pag. 346).

[2] Il termine chakra in sanscrito ha il significato di ruota, disco, usato anche per un ciclo di tempo. Deriva dalla radice indoeuropea *CHA- che significa ‘spostare avanti [ha] tutt’intorno [c]’, ‘diramare’.

[3] “MARICHI (Sans.) – Nei Purāna è uno dei figli ‘Nati dalla Mente’ di Brahma [il Creatore] ed è rappresentato come il padre dei Nâga, o Serpenti, fra gli altri esseri [le correnti vitali]. Marîchi è il capo dei Marut ed è uno dei sette Rishi primordiali. È MARUT (Sans.) – Per gli Orientalisti sono gli Dei della Tempesta, ma nei Veda sono qualcosa di molto più mistico. Negli insegnamenti esoterici sono considerati, dato che si incarnano in ogni Ronda, semplicemente identici ad alcuni dei Pitri Agnishwatta, gli Ego umani intelligenti. Maruts è la M dell’AUM”. (Estratti da H. P. Blavatsky, Il Glossario Teosofico, Collana Cintamani, 1998).

[4] “BHRIGU (Sans.) – Uno dei grandi Rishi Vedici. È chiamato ‘Figlio’ da Manu (dalla radice sanscrita man, “pensare” – che è in realtà l’umanità, ma sta anche per […] il Logos e il progenitore dell’umanità. Manu è il primo Legislatore), che gli confida le sue Istituzioni. È uno dei Sette Prajapati, o progenitori dell’umanità, il che equivale ad identificarlo con uno degli dei creatori, collocato dai Purana nel Krita Yuga, cioè nella prima era, quella della purezza. Bhrigu è il capo dei Bhrigus, detti i ‘Consumatori’ e descritti dagli Orientalisti come ‘Una classe di esseri mitici che appartengono alla classe di mezzo, o aerea, degli dei’. In Occultismo, i Bhrigus sono semplicemente le ‘Salamandre’ [elementali del fuoco] dei Rosacroce e dei Cabalisti.” (Estratti da H. P. Blavatsky, Il Glossario Teosofico, Collana Cintamani, 1998).

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