Risuona e splende oggi, nel sistema solare, l’ultima congiunzione dell’anno tra Mercurio e Nettuno, l’impulso causale che ci indirizza ad esplorare insieme la Parola. L’incontro odierno tra i due Luminari è particolare, perché avviene alla vigilia del solstizio invernale, nel momento in cui si è appena verificata l’annuale congiunzione della Terra con Betelgeuse dell’Orione e con la Stella Polare, mentre il Sole si è congiunto con Eltanin del Drago: convergenza tra direzioni planetarie, solari e cosmiche che ci spinge a guardare il firmamento colmi di meraviglia. Inoltre in questo interludio dovrebbe essere particolarmente visibile, a notte profonda, uno sciame di stelle cadenti, le Ursidi, osservabili guardando il cielo in direzione dell’Orsa Minore.
Sta per concludersi un ciclo e per iniziare un altro: in questo momento di trapasso, tra il ciclo che in ambito etimosofico è stato dedicato all’intento di comprendere meglio la mantrika shakti, la facoltà della Parola che contraddistingue l’uomo, e il venturo, il quale sarà indirizzato al linguaggio del cuore, viviamo l’interludio di contemplazione del cielo e il tempo dell’incanto.
Incanto: è un nome curioso, che è bello riscoprire insieme, perché è direttamente connesso alla forza creativa della parola. Innanzitutto notiamo che ha un’accezione positiva, quale l’abbiamo espressa sopra, che indica il sentimento di sublime meraviglia e rapimento estatico. Il più famoso incantatore della mitologia greca è Orfeo, capace, con la lira e la voce, di immobilizzare le rocce mobili degli stretti marini, di ammansire animali feroci e di placare elementi della natura, e in grado di vincere anche la morte.
Il termine ha però anche una connotazione ambigua, nel momento in cui si assimila all’ammaliamento.
Ci facciamo dunque aiutare dall’etimologia: il nome deriva dal verbo latino incantare, che aveva valore intransitivo “cantare in occasione di”, e transitivo: “recitare formule magiche, consacrare con incantesimi, ammaliare”. Era composto dalla preposizione in, con valore intensivo, e dal verbo cantare, che significava “cantare, gorgheggiare, suonare, lodare con il canto, recitare versi, pronunciare formule magiche, ripetere spesso”, forma intensiva del verbo canere, cantare, celebrare, suonare, predire, vaticinare.
Canere deriva dalla radice indoeuropea *KAN-, che esprime l’idea di “sonare, cantare, gioire”. Secondo il linguista F. Rendich, la radice è composta dai suoni [an], “respirare” e [k], “con moto avvolgente”. Il significato primario era quello di “respirare profondamente”. Il tema *KAN- è connesso alla radice *KA-, che esprime l’idea di “portare a compimento un moto curvilineo”, origine di Eka, l’Uno (Dizionario etimologico comparato delle lingue classiche indoeuropee, Palombi Editori, 2010, pp. 22, 24).
“Incantare” esprime dunque la possanza dell’essere doppiamente intensivo, conferitagli sia dal prefisso sia dalla forma verbale, e all’origine trasmette l’idea di respirare all’unisono con i moti spaziali spiraliformi! Il suono vocale o strumentale, il canto, la ripetizione di suoni e la recitazione di versi o formule magiche, custodiscono il potere creativo dell’idea originaria di respirare unitamente al Cosmo.
Alla luce di quanto ci rivela questo termine, comprendiamo più profondamente il valore di rispondere con sette Formule all’energia distribuita dai sette Luminari del campo solare, focalizzata ad ogni quarto del ciclo planetario: esprimendo Parole ispirate dalle Potenze superiori, ogni giorno ritmate in modo vitale e consapevole, partecipiamo all’incanto della Comunità solare.
La scoperta del significato etimologico di questa parola pone l’accento sul ruolo attivo dell’incanto: la meraviglia e il rapimento estatico, che esprimono effettivamente l’atto del respirare unitamente allo spazio celeste, sono sottese dal pensiero di collaborare, tramite l’espressione di formule ispirate a idee sublimi, ad una Nuova Cultura planetaria, risonante con l’ordine e la concordia della comunità solare.
E’ attraverso questo profilo che le parole responsabilità e incanto sono sorelle: entrambe custodiscono l’idea del canto, della gioia, del ritmo; l’una mette in rilievo la risposta della mente e del cuore all’appello delle Potenze superiori, l’altra esprime l’idea sublime del respiro ritmico idealmente unito con i Loro moti.
Concludiamo con parole tratte dalla Collezione Agni Yoga:
[…]Micro e macrocosmo sono uniti insieme e sono uno,
con il potere di un solo e identico Respiro […] (Infinito I § 35, ed. Nuova Era, 1979)
[…]In verità, illimitata appare la bellezza del Cosmo quando, per mezzo del cuore, si penetra nella coscienza del Respiro cosmico. […] (Ibid. § 97).
Che “responsabilità” e “incanto” siano d’augurio per il nuovo ciclo, poiché hanno il potere di aprirci una finestra sull’infinito.