Religiosità

Glossario – Religiosità

 

Etimo secondo TPS

 

Dal latino tardo religiositas, derivato da religiosus, che discende da religio, religione, parola analizzata dai linguisti in modo non unanime: per alcuni, deriverebbe da un supposto verbo *religere, composto dalla preposizione re, con valore di frequenza, e dal verbo legere, cogliere, e in senso figurato “guardare con attenzione, avere cura, riguardo”; per altri dal verbo religare, legare,unire insieme.

Scrive in proposito F. Rendich: “[…] E’ interessante notare che il termine latino religio, “religione” nasce nel campo semantico della radice lag. E poiché il senso è vicino sia a quello di “accoglienza” del divino (da legolegere, “cogliere”, “raccogliere”, sia a quello di “legame” con il divino (da ligoligare, “avere un legame con”, “legare”), gli stessi autori latini non seppero stabilirne con certezza l’etimologia; […] Ora, poiché lo “scrupolo” che si prova nell’ “accogliere” il divino dentro di sé, e nel compiere il proprio dovere nei suoi confronti, considerato nella sua qualità di sentimento “religioso” corrisponde al desiderio di “legarsi” alla divinità mediante il giuramento di obbedienza alle sue leggi, si può concludere che le due interpretazioni di religio possono essere difese entrambe.” (Dizionario etimologico comparato delle lingue classiche indoeuropee, Roma 2010, Palombi Editore, p. 372). A differenza di altri linguisti, Rendich propone infatti un’unica radice indoeuropea per legoere (terza declinazione) cogliere, e per ligoare (prima declinazione) legare: lag, in cui si riconoscerebbero le componenti “l” e “ag”, ad esprimere l’idea di “moto che trattiene [l] in ogni direzione [ag]”, “legare”, “collegare”, “raccogliere”, “parlare a voce alta”, ed infatti anche l’italiano “leggere”, dal latino legere , equivale a “cogliere con gli occhi”. Religio significa sia “che accoglie il divino”, sia “che si lega al divino” (Op. cit., p. 371).

 

Il termine esprime l’attitudine a cogliere il legame con il divino


Treccani

 

religiosità s. f. [dal lat. tardo religiosĭtasatis, der. di religiosus «religioso»]. –

1. Il fatto di essere religioso, atteggiamento e sentimento religioso, non necessariamente legati a una particolare religione storica

2. Devozione, scrupolosa cura

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Religione

 

La religione è quell’insieme di credenze, vissuti, riti che coinvolgono l’essere umano, o una comunità, nell’esperienza di ciò che viene considerato sacro, in modo speciale con la divinità, oppure è quell’insieme di contenuti, riti, rappresentazioni che, nell’insieme, entrano a far parte di un determinato culto religioso. Va tenuto presente che «il concetto di religione non è definibile astrattamente, cioè al di fuori di una posizione culturale storicamente determinata e di un riferimento a determinate formazioni storiche».

Lo studio delle “religioni” è oggetto della “Scienza delle religioni” mentre lo sviluppo storico delle religioni è oggetto della “Storia delle religioni”.

La definizione di religione è problematica e dibattuta.

Da un punto di vista fenomenologico-religioso il termine “religione” è collegato alla nozione di sacro:

« Secondo Nathan Söderblom, Rudolf Otto e Mircea Eliade, la religione è per l’uomo la percezione di un “totalmente Altro”; ciò ha come conseguenza un’esperienza del sacro che a sua volta dà luogo a un comportamento sui generis. Questa esperienza, non riconducibile ad altre, caratterizza l’homo religiosus delle diverse culture storiche dell’umanità. In tale prospettiva, ogni religione è inseparabile dall’homo religiosus, poiché essa sottende e traduce la sua Weltanschauung (Georges Dumézil). La religione elabora una spiegazione del destino umano (Geo Widengren) e conduce a un comportamento che attraverso miti, riti e simboli attualizza l’esperienza del sacro. »  (Julien Ries. Le origini, le religioni. Milano, Jaca Book, 1992, pagg.7-23)

Da un punto di vista storico-religioso la “nozione” di “religione” è collegata al suo esprimersi storico:

« Ogni tentativo di definire il concetto di “religione”, circoscrivendo l’area semantica che esso comprende, non può prescindere dalla constatazione che esso, al pari di altri concetti fondamentali e generali della storia delle religioni e della scienza della religione, ha una origine storica precisa e suoi peculiari sviluppi, che ne condizionano l’estensione e l’utilizzo. […] Considerata questa prospettiva, la definizione della “religione” è per sua natura operativa e non reale: essa, cioè, non persegue lo scopo di cogliere la “realtà” della religione, ma di definire in modo provvisorio, come work in progress, che cosa sia “religione” in quelle società e in quelle tradizioni oggetto di indagine e che si differenziano nei loro esiti e nelle loro manifestazioni dai modi a noi abituali. » (Giovanni Filoramo. Religione in Dizionario delle religioni (a cura di Giovanni Filoramo). Torino, Einaudi, 1993, pag.620)

Da un punto di vista antropologico-religioso la “religione” corrisponde al suo modo peculiare di manifestarsi nella cultura:

«Le concezioni religiose si esprimono in simboli, in miti, in forme rituali e rappresentazioni artistiche che formano sistemi generali di orientamento del pensiero e di spiegazione del mondo, di valori ideali e di modelli di riferimento» (Enrico Comba. Antropologia delle religioni. Un’introduzione. Bari, Laterza, 2008, pag.3)

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