Glossario – Preghiera
Etimo secondo TPS
La parola deriva dal provenzale preguiera, che trarrebbe origine dal latino tardo popolare *precaria, sostantivazione femminile dell’aggettivo della lingua classica precarius, “ottenuto con preghiere”, “concesso per favore”. Nella classicità il sostantivo usato per “preghiera”, “supplica”, rivolta sia agli dei sia agli uomini, era prex – che sarebbe stato poi utilizzato da Dante nella forma latineggiante “prece” – derivante dal verbo precor, “pregare, supplicare, implorare, invocare, augurarsi”.
Il verbo precor deriva dalla radice indoeuropea *PRĀC-, composta dal prefisso pra, “davanti a, prima” e dalla radice ac, “muovere in cerchio, compiere un giro”, “domandare”, “chiedere”.
Si vedano il sanscrito prach, domandare, pregare, praśna, interrogazione fatta dal maestro nella scuola vedica.
Scrive il linguista Rendich: ‘[…] L’idea originaria era quella di compiere un intero cerchio per rivolgersi alle divinità della volta celeste e implorare una grazia. […] in origine la “richiesta” era rivolta al cielo e agli dei, e non agli uomini.’ (Dizionario etimologico comparato delle lingue classiche indoeuropee. Indoeuropeo-Sanscrito-Greco-Latino, Palombi Editori, 2010, p. 252).
Si trattava dunque originariamente di una domanda rivolta al Cielo, espressione di accordo tra il gesto rotatorio e la parola; con il tempo avrebbe smarrito l’antica sacralità per designare anche la preghiera rivolta all’uomo e, successivamente, nella seconda metà del 1800, per indicare pure la formula di cortesia “grazie/prego”, svuotata di ogni richiamo all’Alto.
Notiamo infine che accezione più solenne ha mantenuto invece la parola “orazione”, derivante dal latino oratio, che significava “discorso” nel latino classico e “preghiera” in quello degli scrittori cristiani e in generale nel linguaggio ecclesiastico.
La parola deriva dalla radice indoeuropea *ĀS-, che secondo Rendich si compone dei seguenti elementi sonori: “dà l’avvio [ā] a legami [s]”, “organo che emette suoni per comunicare, bocca”.
Si vedano il sanscrito ās, bocca; il greco ará, preghiera, maledizione e, personificata, Ará o Furia, la dea della vendetta; il verbo latino oro, dire, implorare, il sostantivo oraculum, luogo dove si fanno richieste agli dei. (Op. cit. p. 428).
In sintesi, l’etimo di “preghiera” custodisce l’idea del rivolgersi al Cielo in un accordo di gesto e suono in cui prevale il primo, mentre quello di “orazione” dà totale rilievo alla vibrazione del dire, che in ogni caso all’origine aveva anch’esso valenza sacra.
Citiamo alcuni passi significativi dai testi dell’Agni Yoga:
Foglie del Giardino di Morya I, § 360
LIBRO DELLA PREGHIERA
[…] Figlio
[…] mentre procedi dedica tempo
al silenzio dello spirito.
Allora Mi appresserò al tuo essere interiore.
Dal seme del grande Silenzio
germoglia la conoscenza del grande Servizio.
Padre, d’ora in poi abbrevierò i miei salmi,
ridurrò la durata dei cantici.
La meta raggiunta sarà la mia preghiera
E inizierò in silenzio. […]
Gerarchia, § 132
Vi esorto a saturare il cuore e alla preghiera del cuore per due ragioni: anzitutto, il cuore unisce al Mondo superiore; in secondo luogo, ciò non abbisogna di tempo e può essere eseguito durante qualsiasi attività. Ci si abitua facilmente ad una particolare sensazione percepita nel cuore, senza paura di effetti nocivi. […]
Aum. § 32
Accade sovente che l’idea di consonanza non sia ben capita. Alcuni la pensano come una forte sonorità, mentre può essere inaudibile, come la tensione del cuore. Poiché invero è il cuore che canta, e suona, e riempie tutto l’organismo di una energia speciale. La stessa preghiera, AUM, può essere silente nel cuore, eppure generare le medesime vibrazioni del suono pronunciato.
Bisogna imparare le espressioni del cuore. Non c’è modo migliore per manifestare il proprio fervore costante che con la preghiera del cuore.
Preghiera significa moto del cuore rivolto all’Alto
Treccani
preghièra s. f. [dal provenz. preguiera (lat. pop. *precaria, sostantivazione femm. dell’agg. precarius «ottenuto con preghiere; precario»: v. precario1)]. – L’atto del pregare, le parole con cui si prega, secondo i sign. fondamentali del verbo.
1. Richiesta fatta a qualcuno con atteggiamento di umiltà, di sottomissione: rivolgere, fare una p.; ascoltare, esaudire le p. di qualcuno; calda, ardente, fervida, umile p.; a p. di, su p. di, dietro p. di, a istanza di.
2. Per estens., domanda cortese, invito (spec. come formula di cortesia che accompagna o esprime una richiesta): se permette, vorrei rivolgerle una p.; posso rivolgervi una p.?; con p. di rispondere sollecitamente (in chiusura o nel corpo di una lettera, per lo più ufficiale); con p. di restituzione, di pubblicazione.
3. In senso religioso:
3.a. Le parole, pronunciate o pensate, di cui è costituito il testo che si recita nel pregare, per rivolgere lodi alla divinità, o implorarne l’aiuto, il perdono, l’intercessione e sim.: dire, recitare la p. (o le p.); le p. del mattino, della sera; le p. dei defunti (o per i defunti). In partic., nella liturgia cattolica, p. eucaristica, quella che viene recitata dal sacerdote durante la parte centrale della messa (tra l’Offertorio e il Padrenostro); p. universale (o p. dei fedeli), quella costituita da una breve monizione con la quale il sacerdote invita i fedeli a pregare, e da una serie di intenzioni proferite da un diacono, da un cantore o da un laico (l’assemblea esprime la sua preghiera sia con le invocazioni comuni, sia con la preghiera silenziosa); p. domenicale, il Padrenostro (v. domenicale2); p. liturgica, ogni preghiera destinata al servizio cultuale di una comunità religiosa.
3.b. Il fatto di pregare, come atto di devozione o di culto: raccogliersi in preghiera; l’ora, il momento della p.; stare in ginocchio, in atteggiamento di preghiera. c. Tappeto da preghiera, o anche soltanto preghiera (s. m.), tappeto di formato ridotto (generalmente il namasè, cioè cm 80-90 x 140-160), usato dai fedeli di culto maomettano per la preghiera individuale; è caratterizzato dal motivo architettonico del mihrab (v.), cioè della nicchia che nelle moschee indica la direzione della Mecca (questo motivo, che delimita il campo, è divenuto col tempo puramente ornamentale, e conosce variazioni notevoli, che vanno dalla stilizzazione geometrica più semplificata alla composita arcatura plurilobata, dal tipo a mihrab multiplo a quello con due nicchie opposte, dove ovviamente, mancando anche la lampada e le colonne, manca qualunque indicazione della direzione).
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La preghiera è una delle pratiche comuni in molte religioni. Essa consiste nel rivolgersi alla dimensione del sacro con la parola o con il pensiero; gli scopi della preghiera possono essere molteplici: invocare, chiedere un aiuto, chiedere una grazia, chiedere perdono, lodare, ringraziare, santificare, o esprimere devozione o abbandono. La preghiera è solitamente considerata come il momento in cui una persona ‘parla’ al sacro, mentre la fase inversa è la meditazione, durante la quale è il sacro che ‘parla’ alla persona.
La preghiera può essere vocale o mentale, personale o comunitaria, libera oppure liturgica; solitamente quest’ultima forma si ritrova come preghiera scritta (o comunque tramandata in qualche modo). La preghiera può essere distinta anche in privata o pubblica: la prima viene fatta dai fedeli a nome proprio, la seconda viene fatta a nome della comunità (come l’ufficio divino dei cattolici, che viene recitato non in nome proprio, ma in nome di tutta la Chiesa).
Una delle forme di preghiera più diffuse è il canto devozionale.
La preghiera nel cristianesimo
(DE) «Beten ist in der Religion, was Denken in der Philosophie ist. […] Der religiöse Sinn betet, wie das Denkorgan denkt.»
(IT) «Il pregare è nella religione ciò che è il pensiero nella filosofia. […] Il senso religioso prega come l’organo del pensiero pensa.» (Novalis, Fragmente und Studien, 1799-1800, Nr. 125, III 573)
La preghiera è considerata molto importante nel cristianesimo. La preghiera del Padre nostro, che secondo il racconto dei Vangeli fu insegnata dallo stesso Gesù ai suoi discepoli, costituisce un modello di preghiera per tutti i cristiani. Vari passi del Nuovo Testamento esortano alla preghiera: “non siate in ansietà per cosa alcuna, ma in ogni cosa le vostre richieste siano rese note a Dio mediante preghiera e supplica, con ringraziamento” (Filippesi, 4:6-7); “non cessate mai di pregare” (1 Tessalonicesi 5:17); “siate dunque moderati e sobri per dedicarvi alle preghiere” (Pietro 4:7); “perseveranti nella preghiera” (Romani 12:12); “perseverate nella preghiera, vegliando in essa con ringraziamento” (Colossesi, 4:2); ecc. Tutte le testimonianze della Parola di Dio sulla preghiera, indicano di rendere la preghiera una massima priorità della vita del cristiano.
Come afferma il Messale romano nelle parole di introduzione al Sanctus, la stessa vita eterna in Paradiso delle anime non dannate è una preghiera senza fine, un inno di lode e gloria al Volto di Dio, “insieme” ai santi angeli e alle sante anime degli altri defunti già salvati. Per la secolare tradizione cristiana, la giaculatoria è un tipo di preghiera semplice e chiara, adatta ai fedeli di ogni età. Il sentimento sincero e intenso tipico della devozione popolare, pure nella semplicità della sua forma e del suo contenuto, la rendono una preghiera gradita e potenzialmente efficace al pari delle altre preghiere più lunghe, complete e note.
Secondo la dottrina cattolica, quando una persona prega si eleva a Dio in modo cosciente. La preghiera, dice il Crisostomo, è un’ancora sicura a chi sta in pericolo di naufragare; è un tesoro immenso di ricchezze a chi è povero; è una medicina efficacissima a chi è infermo; ed è una custodia certa a chi vuol conservarsi in santità”. La preghiera dovrebbe essere una abitudine quotidiana di tutti e permette di aprire un canale di comunicazione con Dio, che dona in cambio una sensazione di pace e serenità. Dio è sempre pronto ad ascoltarci in ogni attimo della vita e può risponderci in tantissimi modi diversi, attraverso accadimenti ma anche momenti di empatia e comunicazione inimmaginabili. È sempre vivo e presente nella nostra vita, non è un fatto storico che attende di rivelarsi nuovamente solo alla fine della nostra vita, quindi è bene trovare lo spazio della preghiera in ogni giornata e questa buona volontà non sarà mai vuota di significato, perché contribuirà al diffondersi del bene nella vita nostra ma anche di altre persone, anche se non si conoscono; la preghiera è di una efficacia incredibile se ci si dedica con costanza e se viene dal cuore. La preghiera può avere lo scopo di adorare Dio, di rendergli grazie e di presentargli le nostre richieste; quest’ultima azione va fatta però senza pretese, subordinando i nostri desideri alla volontà di Dio.
La preghiera cristiana non è un atto automatico e scontato, ma presuppone la fede. Chi prega non può limitarsi a chiedere qualcosa, ma deve mettersi in ascolto di Dio. Inoltre, pregare per qualcuno o per qualcosa (preghiera di intercessione) non significa limitarsi a fare un’attività di pensiero, ma prepararsi ad assumersi delle responsabilità nei confronti di quelle persone o situazioni.
«Quando capisci che la preghiera è una modalità di amare con un cuore grande e infinito, allora ti accorgi che quello che fai materialmente non basta, e come c’è l’amore che si fa prossimo concretamente, con le mani, c’è una modalità di amare che si fa prossimo all’altro standogli accanto nel cuore.»
Per molti cattolici la preghiera preferita è il Santo Rosario, che permette di rievocare gli episodi principali della vita di Gesù e di Maria meditando su di essi; il Santo Rosario è una preghiera a cui sono associate tradizionalmente tantissime grazie. Tra gli ortodossi è molto popolare la preghiera di Gesù. Per i protestanti la preghiera deve accompagnare la lettura della Bibbia, che nella spiritualità protestante ha un ruolo centrale. Il fedele protestante prega inizialmente invocando lo Spirito Santo, poi legge un brano biblico meditando su di esso e infine prega nuovamente, concludendo con l’intenzione di testimoniare la fede in Cristo nella propria vita.
L’anno liturgico cattolico è tradizionalmente scandito dalla preghiera rivolta a un qualche protagonista della fede:
- Gennaio: mese di preghiera e culto rivolto al Bambino Gesù.
- Febbraio: mese di preghiera e culto rivolto allo Spirito Santo Dio.
- Marzo: mese di preghiera e culto rivolto a San Giuseppe.
- Aprile: mese di preghiera e culto rivolto alla Divina Misericordia.
- Maggio: mese di preghiera e culto rivolto a Maria Santissima madre di Dio.
- Giugno: mese di preghiera e culto rivolto al Sacro Cuore di Gesù.
- Luglio: mese di preghiera e culto rivolto al Preziosissimo Sangue di Gesù.
- Agosto: mese di preghiera e culto rivolto al Padre Dio.
- Settembre: mese di preghiera e culto rivolto ai Santi Angeli di Dio.
- Ottobre: mese di preghiera e culto rivolto al Santo Rosario.
- Novembre: mese di preghiera e culto rivolto alle Anime dei defunti.
- Dicembre: mese di preghiera e culto rivolto alla Vergine Immacolata e al Santo Natale.
Forme di preghiera pubblica
Lúcia dos Santos (al centro) con i cugini Francesco e Giacinta Marto in preghiera recitando il rosario a Fatima in Portogallo nel 1917.
Nel Cristianesimo la forma classica e più antica di preghiera pubblica sono le ore canoniche, cioè momenti fissi durante la giornata in cui vengono recitati (o cantati) dei salmi più altre preghiere, dalla Bibbia o composte dalle Chiese, oltre a inni e intercessioni. Di origine antichissima (la struttura è stata ereditata dalla preghiera ebraica sinagogale e del Tempio di Gerusalemme), le ore canoniche ebbero particolare rilievo nelle comunità monastiche come ufficio corale.
Forme di preghiera privata
Nelle devozioni private esistono vari tipi di preghiere, che hanno un unico fine: elevare l’anima a Dio. Elevare l’anima a Dio è infatti la definizione ufficiale della preghiera così come riportato dal Catechismo della Chiesa Cattolica.
In realtà, come dice la Bibbia (Sap 1,7 e At 17,28), noi già viviamo ed esistiamo dentro Dio; come pure affermano alcune tradizioni religiose antiche dei popoli asiatici e americani. Essendo però Dio di natura trascendente e spirituale, la sua presenza non appare sempre immediatamente percepibile ed evidente. Ecco perché è necessario elevare l’anima a Dio, cioè compiere un atto di volontà (la volontà è una delle tre potenze dell’anima insieme alla memoria e all’intelletto) che ci rende più attenti, più sensibili, più partecipi di questa presenza che è sempre e ovunque. I modi di muovere la volontà e dunque l’anima a questa consapevolezza e a questa comunione sono molti e diversi. La tradizione cattolica ne enumera svariate decine che sono state ispirate dai santi nel corso dei secoli passati e che hanno trovato una eco più o meno duratura e diffusa, in funzione della semplicità, della praticità e della bellezza delle stesse modalità di preghiera.
Tra le forme private di preghiera più diffuse dalla tradizione cristiana troviamo:
- la preghiera biblica (che utilizza direttamente le parole della Sacra Scrittura oppure che parte dalla lettura della Bibbia per poi aprirsi al colloquio personale con Dio, come fa la lectio divina);
- il colloquio personale con Dio (che l’uomo può vivere in qualunque tempo e luogo);
- il Santo Rosario (una forma devozionale nata nel Medioevo e diffusa oggi in tutti i popoli cattolici): è una preghiera completa perché riporta in sintesi tutta la storia della nostra salvezza meditando i misteri della vita di Gesù e Maria e includendo le preghiere del Credo, del Padre Nostro, dell’Ave Maria e del Gloria. In tutte le apparizioni la Vergine Maria ha invitato a recitare il Rosario per la diffusione del bene, per la pace e per ottenere grandi grazie per sé e per gli altri, per la conversione e la crescita spirituale; la maggior parte dei protestanti non accetta il Rosario, mentre gli anglicani usano un Rosario di diverso tipo conosciuto come Rosario anglicano;
- la Preghiera di Gesù, che viene praticata dagli Ortodossi con l’ausilio di una coroncina chiamata komboloi; è considerata l’equivalente ortodosso del Rosario cattolico;
- il Triduo: preghiera recitata per tre giorni; i tridui di preghiere sono consueti in preparazione a una determinata festa o per ricevere una particolare grazia.
- il culto delle immagini (fondato sul fatto che l’immagine sacra subito richiama alla mente la persona divina rappresentata e diffuso, oltre che nelle chiese, specialmente nei luoghi dove le chiese e i luoghi di culto pubblico sono lontani); tale culto è praticato anche dagli Ortodossi ma non è accettato dal Protestantesimo;
- la via crucis (devozione nata nel Medioevo e diffusa nel XVII secolo da san Leonardo da Porto Maurizio);
- la vigilanza (cioè l’atteggiamento interiore dell’uomo che vigila sui suoi pensieri, discernendo quelli buoni da quelli malvagi per coltivare quelli buoni e rinnegare, dissolvere, dimenticare quelli malvagi);
- la ripetizione (cioè l’atto della volontà che dà inizio ad un ciclo ripetitivo di brevi invocazioni o preghiere ben conosciute, che l’uomo ripete dentro di sé fino a formare un tappeto morbido e robusto sul quale l’anima si stende e si rilassa per poi entrare nella contemplazione);
- la contemplazione (è la forma di preghiera considerata più santa, in quanto comunione stessa con il Santo, essendo stata definita dall’uomo la santità come la natura stessa di Dio; la contemplazione è la presenza viva di Dio nell’uomo che ispira direttamente pensieri, parole, immagini, azioni, per cui nella contemplazione l’uomo vede ciò che Dio vede, sente ciò che Dio sente, fa ciò che Dio fa);
- la meditazione (è il fluire o il sorgere di pensieri che vengono suggeriti, stimolati, ispirati dalle fonti più diverse, come ricordi, incontri, discorsi, letture, fatti, immagini, simboli. Essendo immenso il bacino di spunti per la meditazione, essa è probabilmente la forma di orazione più praticata di ogni tempo);
- l’usanza cristiana di pregare con le mani giunte risale al Medioevo e deriva dalla cerimonia dell’omaggio feudale. L’uomo che si disponeva all’omaggio congiungeva le mani e le poneva unite fra quelle del suo signore per diventare suo vassallo. La forma dell’omaggio vassallatico influenzò anche il culto cristiano e il modo di pregare Dio che divenne il signore di cui invocare la protezione. Chi pregava cominciò a farlo a mani giunte non più con le braccia aperte rivolte verso il cielo. Diventò così un gesto di sottomissione assoluta al proprio superiore.
Preghiera e grazia come mezzo della Verità
Per secoli, le preghiere ispirate dagli angeli ai santi sono state il principale modo di affermare e tramandare a voce le verità di fede accettate comunemente dai credenti, prima di giungere ad una loro formalizzazione dogmatica e teologica.
Permane ancora oggi tale funzione della preghiera come mezzo di conoscenza della Verità e della volontà di Dio, in quanto la gratuita concessione della grazia dopo una preghiera, costituisce e comporta la prova della veridicità di quanto in essa affermato.
Fondamento di questa convinzione sono due motivi teologici:
- Dio è la Somma Unità, la Somma Verità e il Sommo Bene, pertanto mai può ingannare e mentire ad alcuno,
- non è possibile che la Grazia segua una preghiera che contiene delle parole di inganno e di menzogna. Infatti, Dio Uno e Trino è il Logos (tradotto con Verbo), ed è “log-ico” in parole ed opere: dalle premesse false di un sillogismo -quali sono il testo di una preghiera e la richiesta di una grazia- non può seguire una terza conseguenza vera, nell’essere o nel sapere.
Ciò vale ad esempio per l’esorcismo, dove la grazia dell’allontanamento di un demone è di indubbia provenienza divina, oltre al fatto che l’esorcismo è una preghiera “infallibile”, sia per il tipo di richiesta (la liberazione dal male conforme al Padre nostro) che per le sue parole perfette, tale che si è certi fin dall’inizio che la grazia richiesta sarà sicuramente concessa. Esempi di preghiera esorcistica sono l’Exorcismus in Satanam et angelos apostaticos di papa Leone XIII per casi di presunta possessione in anima e corpo, e il Santo Rosario per gli altri fedeli (come il Rosario di Santa Brigida).
Preghiera, immutabilità e prescienza di Dio
Origene scrisse il trattato Sulla preghiera nel quale rispondeva alla domanda del suo mecenate Ambrogio se questa sua utile, dato che Dio conosce il futuro. Origene afferma che la prescienza non impedisce a Dio di agire in conseguenza delle libere azioni umane. La preghiera è il centro della vita cristiana che crea una comunione dei santi con gli angeli e le anime dei defunti, tutti uniti nella comune orazione al Logos che intercede presso Dio Padre.
Si distinguono una preghiera di glorificazione a Dio, una preghiera di supplica fiduciosa, una di richiesta e una di ringraziamento.
La preghiera nelle altre religioni
Religioni abramitiche
- Nell’ebraismo sono previste tre preghiere nei giorni feriali, in ricordo dei sacrifici di animali e vegetali che venivano praticati nel Santuario: l’Arvith, Shachrith e Minchah. Le preghiere sono quattro il sabato e altri giorni particolari (5 volte per Yom Kippur). L’ordine delle preghiere si trova nel Siddur, il tradizionale libro delle preghiere ebraico. Sebbene la preghiera individuale sia valida, pregare con un minyan (numero minimo di dieci maschi adulti) è considerato ideale. Molte sinagoghe hanno un hazzan, cioè un cantore che guida la preghiera della comunità.
- Nell’Islam la preghiera canonica è chiamata ṣalāt, prescritta 5 volte al giorno, in forma singola o collettiva, anche se sono previste e consigliate altre preghiere volontarie. Per inginocchiarsi durante le preghiere giornaliere i musulmani utilizzano un piccolo tappeto chiamato “tappeto di preghiera”.
- Nella Fede Bahá’í la preghiera è comunicazione consapevole con Dio e la forza più potente per lo sviluppo dell’anima. Attraverso la preghiera l’uomo riconosce e coltiva l’amore per Dio. Gli scritti bahá’í comprendono diverse preghiere di Bahá’u’lláh, del Báb e di ‘Abdu’l-Bahá. Esse riguardano vari aspetti della vita e alcune sono utilizzate in occasioni particolari. Sono recitate sia in privato, sia durante le riunioni. Il credente decide autonomamente quando, dove e come pregare. L’unica eccezione è la preghiera obbligatoria quotidiana, per la cui recitazione sono previste specifiche modalità.
Religioni orientali
- Nel Buddhismo non vi sono preghiere di richiesta rivolte a Dio (questa religione non si riferisce direttamente al Dio personale attivo nell’organizzazione del mondo, per quanto lo concepisca come Dio, Natura di Buddha, Adi-Buddha, o Buddha eterno) e neanche a Buddha, ritenuto solo un maestro; le preghiere rituali hanno una forma dichiarativa e vengono recitate per esprimere ideali, intenzioni e aspirazioni del fedele, come quelli di prendere rifugio nel Buddha ed osservarne i precetti. Nel Buddhismo Nichiren si prega mediante la recitazione di alcuni brani del Sutra del Loto. Nelle varie correnti del buddhismo sono previste anche diverse forme di meditazione, mediante visualizzazioni e ripetizioni di mantra.
- Nell’Induismo i fedeli hanno in genere nelle case un angolo dedicato alla preghiera, dove si trovano statue della divinità a cui sono devoti. Il culto domestico prevede offerte di cibo e acqua e recitazione di preghiere rituali mediante la lettura di brani tratti dai Veda. Anche nell’Induismo si pratica la meditazione mediante ripetizione di mantra, tra cui la sillaba sacra Oṃ.
- Nel Taoismo religioso le preghiere liturgiche sono costituite dagli Inni di glorificazione al Tao contenuti nel Canone taoista. Vi sono inoltre diverse liturgie per esprimere richieste o ringraziamenti al Tao. Anche nel taoismo vi sono varie forme di meditazione.
- Nel Confucianesimo sono previste cerimonie religiose nei templi ma c’è una scarsa attenzione alla preghiera personale. Per Confucio tutta la propria vita deve essere una preghiera; le cattive azioni offendono gli dei e “chi offende gli dei non ha nessuno da pregare”. Zhu Xi ha precisato che la vera preghiera non consiste nell’invocare il Cielo ma nel pentirsi delle proprie cattive azioni e nel fare il proposito di migliorarsi.
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