Glossario – Ego
Etimo secondo TPS
Sostantivo dal latino ego, io, pronome singolare di 1° persona. In italiano “io” deriva da ego attraverso la forma medioevale eo. Sanscrito aham, e più anticamente agham; greco egò, rumeno eu; antico francese eo, moderno je; antico tedesco ih, moderno ich.
Alcuni linguisti propongono la radice indoeuropea *EG-, senza definirne meglio l’idea espressa.
Per F. Rendich la radice di riferimento è “ah” in cui si distinguono le componenti [a] “dare l’avvio”, [h] “a una pressione”: “fare un suono con la voce”, “esprimere”, “dire” (Dizionario etimologico comparato delle lingue classiche indoeuropee. Indoeuropeo-Sanscrito-Greco-Latino, Palombi Editori, 2010, p. 503). Hanno lo stesso etimo: sanscrito ah, dire; greco aiteo, chiedere; latino ad-agium, proverbio, sentenza.
Il latino ego, io, in origine significava “dico”, da cui n’- ego, “dico di no, nego”.
L’Ego è la voce interiore
Treccani
s. m. [dal lat. ĕgo «io»]. – In psicanalisi, forma usata spesso con lo stesso sign. specifico di io (o Io). Per alter ego, v. la voce. Io
3. Usato come s. m.:
3.a. La personalità umana, l’uomo in quanto soggetto pensante, che ha coscienza di sé stesso e delle proprie attività: il sentimento dell’io (o dell’I0); è contrapposto talvolta al non io, cioè a tutto ciò che è al di fuori dell’io e gli è estraneo (v. anche non io). Con sign. più generico, la propria persona, il proprio sè stesso: è un egoista che pensa solo al proprio io; non disse nulla, ma nel proprio io (dentro di sé, nell’intimo) chissà come soffriva. Limitato a testi letterarî quell’io (come traduz. del virgiliano ille ego): Quell’io che già tra selve e tra pastori Di Titiro sonai l’umil sampogna (Caro). Per la locuz. io narrante, in uso nella terminologia della critica letteraria, v. narrare.
3.b. In psicologia (per lo più con iniziale maiusc., Io), l’attività psichica che dà a ciascun uomo la consapevolezza della propria identità e regola il complesso delle sue manifestazioni, anche motorie.
3.c. In psicanalisi, l’istanza organizzata dell’apparato psichico che, nella tripartizione Es – Io – Super Io, assume principalmente il ruolo di mediatore tra le richieste dell’Es, le regole del Super Io e le esigenze della realtà: è quindi elemento di integrazione e di organizzazione dell’individuo capace anche di attuare meccanismi difensivi quando le sue funzionalità siano minacciate.
3.d. Psicologia dell’Io, corrente della psicologia del 20° secolo, promossa dall’opera dello psicologo austriaco A. Adler (1870-1937), già seguace di Freud e poi in aperta polemica con lui, che attribuisce importanza primaria nello sviluppo psichico e nella genesi della malattia al fattore, designato con il pronome di prima persona, da cui derivano l’impulso alla caratterizzazione e all’affermazione del soggetto sia rispetto all’ambiente sia rispetto al proprio corpo e in particolare a quelle che Adler chiama «minorità organiche».
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Io (psicologia)
Per Freud è possibile una ripartizione dei contenuti della mente umana in due modi diversi, detti topiche. La prima di esse distingue inconscio, preconscio e coscienza, mentre la seconda distingue tra Es (o Id), Io (o Ego) e Super-Io (o Super-Ego).
L’io, in psicologia, rappresenta una struttura psichica – organizzata e relativamente stabile – deputata al contatto ed ai rapporti con la realtà, sia interna che esterna.
Caratteristiche concettuali
Esso organizza e gestisce gli stimoli ambientali, le relazioni oggettuali ed è il principale mediatore della consapevolezza. Si può immaginare l’Io come il gestore centrale di tutte le attività psichiche, che rivolge verso sé stesso e verso l’ambiente esterno generando, appunto, la consapevolezza propria e della realtà.
Mentre il Sé enuclea la persona nella sua totalità rispetto all’ambiente, l’Io, inscritto nel Sé, è la struttura che percepisce se stessa ed entra in relazione con altre persone (con il “loro” Io), distinguendole come “non-Io”.
Nella psicoanalisi
Sigmund Freud, iniziatore del movimento psicoanalitico, considerava l’Io (in tedesco Ich) come un’istanza psichica, vale a dire una struttura organizzatrice che ha il compito di mediare pulsioni ed esigenze sociali, rappresentate da altre due istanze in conflitto fra loro (l’Es e il Super Io). In psicoanalisi l’Io corrisponde all’Ego, dal momento che è la traduzione italiana del termine latino usato da Freud.
L’Io gestisce i meccanismi di difesa, dei processi psichici deputati alla protezione dell’Io rispetto ad esperienze pulsionali troppo intense o ad altre esperienze minacciose. Alcuni esempi di meccanismi di difesa sono: rimozione, sublimazione, formazione reattiva, scissione, proiezione. Una scuola psicoanalitica creata da Anna Freud è la Psicologia dell’Io, che si è occupata prevalentemente di descrivere i meccanismi di difesa di cui l’Io dispone per rapportarsi con la realtà.
L’Io e le contraddizioni della teoria psicoanalitica rispetto agli obiettivi dell’analisi
La psicoanalisi dell’Io: rafforzamento dell’Io e adattamento
In alcune scuole psicoanalitiche come la “psicoanalisi dell’Io”, tradizionalmente considerata tra le più ortodosse, si è fatta l’idea che il principale obiettivo della psicoanalisi fosse rafforzare l’Io in modo che non accada che come una nave rischi di rimanere in balia delle forze impetuose dell’oceano dell’inconscio.
Il decentramento dell’Io: il discorso dell’inconscio in Lacan
Lo psicoanalista Lacan e la sua scuola nel loro “ritorno a Freud” considerava questa operazione un vero tradimento dello spirito della psicoanalisi, in quanto la psicoanalisi è da considerarsi come una rivoluzione copernicana svolta però al livello del sistema psichico che ha spodestato l’Io dal suo posto centrale in tale sistema decentrandolo a profitto dell’inconscio e del discorso dell’inconscio.
Egli considerava porre la psicoanalisi a suo dire quale scienza rivoluzionaria al servizio di un rafforzamento adattativo dell’Io quale una operazione che nulla aveva a che fare con la psicoanalisi in quanto per la psicoanalisi di orientamento lacaniano che pone i suoi referenti epistemologici nello strutturalismo, l’Io è semplicemente un sintomo come un altro del discorso di verità proprio dell’inconscio, di conseguenza rafforzare l’Io significherebbe rafforzare un sintomo, vale a dire proprio una difesa quale resistenza alla verità dell’inconscio.
Lo spodestamento dell’Io: il Sé in Jung
Anche nella psicoanalisi di orientamento junghiano l’Io subisce parimenti un tale affronto, in quanto qui l’operazione psicoanalitica consiste nel cacciare l’Io dal ruolo di padrone del sistema psichico, e di conferire invece tale scettro regale al Sé quale nuova identità dinamico-relazionale in divenire, a cui l’Io sottostà come una sorta di servo fedele.
Psicosintesi
L’Io, in psicosintesi, rappresenta una scheggia di pura coscienza senza contenuti. L’Io è neutro, è un’emanazione del Sé. L’Io ha un aspetto “statico” (è consapevole testimone di sé stesso), crea l’“osservatore”, ed ha un aspetto “dinamico” cioè gestisce con la volontà, ciò di cui è consapevole ed è anche una rappresentazione di sé.
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