Glossario – Civiltà
Etimo secondo TPS
Dal latino civilitas, derivato da civilis, a sua volta da civis, cittadino (per cui civitas è la cittadinanza). La radice di riferimento è controversa:
- secondo la maggior parte dei linguisti moderni, sarebbe l’indoeuropea *KI-/*CI-, che esprime l’idea di sedere, giacere, da cui sarebbe scaturita quella di abitare, come sembrerebbero indicare il sanscrito cete, giace, il greco kome, villaggio, e l’inglese home; per cui civis indicherebbe il residente in opposizione al nomade.
Posizione particolare è quella di Benveniste, per il quale il termine deriverebbe da una radice *kei- (“insediarsi”) che nel sanscrito qeva significa “caro”, non in stretta connessione con la residenza, bensì con la convivenza di tipo comunitario;
- per gli studiosi antichi, invece, sarebbe connessa al verbo latino cio, muovo;
- secondo F. Rendich, sarebbe l’indoeuropea “śvi”, che esprimerebbe l’idea di “simile [ś] a un moto che si stacca in avanti [vi]”, “aumentare”, “crescere”, “possedere slancio vitale”. Civis individuerebbe l’amico, il concittadino, e si opporrebbe a hostis, lo straniero (Dizionario etimologico comparato delle lingue classiche indoeuropee. Indoeuropeo-Sanscrito-Greco-Latino, Palombi Editori, 2010, p. 449).
Dalla comparazione fra le varie fonti, si ritiene che l’essenza della civilitas sia una comunità di membri che si riconoscono in essa, e che la valenza stanziale sia secondaria.
Il termine indica i valori e i modi espressivi di una comunità.
Treccani
Civiltà, f. [dal lat. civilĭtas –atis, der. di civilis «civile»]. –
- La forma particolare con cui si manifesta la vita materiale, sociale e spirituale d’un popolo (eventualmente di più popoli uniti in stretta relazione) – sia in tutta la durata della sua esistenza sia in un particolare periodo della sua evoluzione storica – o anche la vita di un’età, di un’epoca. Sotto l’aspetto storico e etnologico, il termine è riferito non soltanto ai popoli socialmente più evoluti della storia lontana o recente (le grandi c. del passato, c. egiziana, c. assiro–babilonese, c. latina, c. slava, c. dei popoli anglosassoni, la c. occidentale, ecc.) ma anche ai popoli primitivi o meno evoluti, estendendosi a designare anche le varie forme di vita di popoli preistorici, ricostruite per merito della paletnologia e dell’archeologia (per es., la c. acheuleana, la c. del bronzo, la c. del ferro, ecc.). Con questo sign. più ampio e più «neutrale», il termine si approssima a quello di cultura (che ha avuto peraltro nella letteratura scientifica definizioni più precise)
- Nell’uso com. e più tradizionale, è spesso sinon. di progresso, in opposizione a barbarie, per indicare da un lato l’insieme delle conquiste dell’uomo sulla natura, dall’altro un certo grado di perfezione nell’ordinamento sociale, nelle istituzioni, in tutto ciò che, nella vita di un popolo o di una società, è suscettibile di miglioramento. È con questo sign. che il termine è inteso in espressioni quali: portare la c.; il sorgere della c.; i principî, i frutti, la luce della civiltà e sim.; in altre invece, con partic. qualificazioni, indica caratteristiche forme e livelli di organizzazione della vita associata: la c. del benessere, la c. dei consumi, la c. tecnologica, la c. delle macchine; l’avvento della c. di massa.
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Il termine civiltà deriva dal latino civilitas, a sua volta derivato dall’aggettivo civilis, da civis (“cittadino”), a sua volta derivante da civitas (città, intesa come agglomerato sociale di individui e non come agglomerato urbano). In questo ambito indicava dunque l’insieme delle qualità e delle caratteristiche del membro di una comunità cittadina, nel senso di buone maniere cittadine contrapposte a rusticitas la rozzezza degli abitanti della campagna; concetto che in realtà voleva discernere l’organizzazione democratica dello Stato civile da quella individualistica ed autarchica della vita nelle campagne.
Con entrambi i significati il termine passò nella lingua italiana nel Trecento. A partire dal Rinascimento, il significato iniziò ad includere un giudizio di valore, relativo alla superiorità del proprio modo di vita, considerato più progredito, rispetto a quello di altre e differenti culture, sia antiche, sia extraeuropee, la conoscenza delle quali si andava diffondendo in Europa. Avvicinandosi molto al termine di “cultura” cominciò inoltre ad indicare le caratteristiche (idee, valori, tradizioni) proprie di un popolo in un particolare momento della sua storia.
In italiano il termine indica attualmente l’insieme degli aspetti culturali e di organizzazione politica e sociale di una popolazione; un significato affine indica invece lo stadio a cui una certa popolazione si trova in un determinato momento e si collega alla vecchia idea di una continua evoluzione verso forme sempre più alte di progresso sociale e tecnologico. Nel primo significato il termine è quasi sinonimo di “cultura”, nell’accezione riguardante il patrimonio delle realizzazioni artistiche e scientifiche di un popolo in una determinata epoca (in senso antropologico l’insieme delle manifestazioni della vita spirituale e materiale di una comunità). Nel secondo significato invece se ne differenzia tenendo ad assumere un significato più universale, di generale progresso dell’umanità.
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