Devozione

Glossario – Devozione

 

Etimo secondo TPS

 

Sostantivo derivato dal latino devotio, che aveva molteplici significati: offerta agli dei di persone o animali come vittime, in cambio di una vittoria in battaglia; devozione quale pietas religiosa; maledizione; incantesimo; voto, offerta votiva. Nel Cristianesimo, fu definita così da Gregorio Buti, frate del 1300 che insegnava discipline filosofiche: devozione è promissione e donazione che l’uomo fa di sé a Dio.

Il termine ricorre anche in Dante, con la sua accezione più antica (divozione):

Cuor di mortal non fu mai sì digesto

A divozione, et a rendersi a Dio (Paradiso, X, vv. 55-6)

allorché il Poeta, guidato da Beatrice nel quarto Cielo, si dichiara disposto (digesto) ad affidarsi (rendersi) a Dio.

Il sostantivo latino derivava dal verbo devovére, che aveva tutti i significati conservati dal sostantivo sopra indicati. Esso è composto dal prefisso de-, che in questo caso indica rafforzamento del concetto espresso dal verbo, e da vovére, consacrare, dedicare a una divinità, fare un voto, promettere solennemente, augurare.

Secondo F. Rendich voveo deriva dalla radice indoeuropea *ŪH-, composta da due elementi sonori: “premere [h] con forza [ū]”, “esprimere ad alta voce”, “prestare attenzione”, “pregare”, “fare un voto”.

Si vedano il sanscrito ūh “portare a mente”, “considerare”; il greco eukhomai, “pregare ad alta voce”, eukhé, “voto”. (Dizionario etimologico comparato delle lingue classiche indoeuropee. Indoeuropeo-Sanscrito-Greco-Latino, Palombi Editori, 2010, p. 504).

Nei testi dell’Agni Yoga vi sono numerosi riferimenti alla devozione, ad es.:

Di che parliamo Noi? Della devozione […]: irrefrenabile, invincibile, creativa, che adorna il sentiero. […] Il concetto di devozione è molto scaduto. […] Tenete prezioso ogni indizio di devozione […] Il Nostro Scudo non è che fedeltà ben compresa. Amore, prontezza, sollecitudine: ecco come gli uomini la descrivono. Ma questi frammenti sono come un sorriso di simpatia; la vera devozione è ardente, come un guerriero pronto a battersi. (Agni Yoga, § 251)

Il Maestro non tralascia di accogliere ogni segno di devozione. La devozione e la vigilanza forgiano l’unione tra i mondi. (Agni Yoga, § 349)

 

Devozione significa fermezza ardente dello Spirito


 Treccani

 

devozióne (o divozióne) s. f. [dal lat. devotioonis, propr. «voto, sacrificio», der. di devovere, part. pass. devotus: v. devoto]. –

1. Nell’antica Roma, l’offerta agli dei di persone o cose determinate, come vittime, per allontanare un pericolo dalla comunità.

2. Nel cristianesimo, sottomissione totale a Dio: devozione è promissione e donazione che l’uomo fa di sé a Dio (Buti). Più comunem., sentimento di speciale venerazione e fiducia che si ha verso un dato mistero religioso o una data persona con culto religioso (per es., alla Passione del Redentore, al Sacro Cuore di Gesù, alla Beata Vergine, a sant’Antonio, ecc.). In senso più stretto, il rivolgersi affettuoso e riverente dell’anima a Dio, con l’amore e il rispetto che riconosce essergli dovuti, e la riverenza stessa, il raccoglimento della mente e dello spirito, la compostezza negli atti che il colloquio con Dio impone: pregare con d.; assistere con d. alla messa, alle funzioni sacre; si levò con divozione la corona dal collo (Manzoni). Al plur., le preghiere che si recitano al mattino e alla sera: dire le d., fare le devozioni.

3. Per analogia, nel tardo medioevo (sec. 13°), l’autoflagellazione collettiva cui si sottoponevano per penitenza gli appartenenti alle confraternite dei Disciplinati; in seguito, le laude drammatiche che i Disciplinati recitavano in determinate occasioni religiose, e poi la sacra rappresentazione e in genere ogni spettacolo sacro (anche rappresentazioni plastiche e processioni figurate).

4. Più genericam.:

4.a Rispetto, affettuosa deferenza verso una persona: d. al proprio benefattore, al maestro; nutre profonda d. verso i genitori adottivi; ha grande d. per suo zio; nelle chiuse epistolari, espressione di ossequio (oggi disus.): gradisca i sensi della mia profonda devozione.

4.b Dedizione a un ideale, a un’istituzione e sim.: d. alle leggi, d. alla patria. c. Senso di spontanea sottomissione allo stato, spec. da parte di popoli soggetti o alleati: la d. degli Aquileiesi per i Romani. Anticam., soggezione politica: aveva ridotto quella città alla devozione di Francia (Segni).

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Wikipedia

 

Per devozione, in un contesto religioso o spirituale, si intende un forte sentimento ed un conseguente atteggiamento di amore provato dall’essere umano verso Dio, oppure un amore trascendentale. Pur trattandosi di un amore di tipo spirituale, non paragonabile ai legami terreni, può manifestarsi sul piano fisico con esperienze di tipo mistico o estatico.

Devozione, di Piet Mondrian (1908)

La devozione riveste un’importanza così grande presso tutti i credo religiosi che, per coglierne tutti i significati, è necessario trattarne ogni aspetto singolarmente.

La devozione in occidente

 

Religione romana

La devozione (in latino: deuotio, da deuouere, fare un voto) nell’antica religione romana era l’atto con cui un comandante militare si sacrificava votando la propria vita alla divinità (principalmente agli dèi degli inferi, o Mani), insieme all’esercito nemico allo scopo di ottenere la sua distruzione, come fecero i vari Publio Decio Mure.

Il comandante romano, in situazioni di estrema gravità, poteva durante la battaglia decidere di votare (nel senso di consegnare) sé stesso e l’esercito nemico agli Dèi Mani e alla Terra. Indossata la toga praetexta, di cui un lembo doveva coprire il capo (capite uelato), saliva su una cavalcatura impugnando un’arma da lancio (telum, probabilmente un giavellotto) e, tenendosi il mento con una mano, pronunciava la formula rituale della deuotio. Dopo averla pronunciata, indossata la toga col cinctus Gabinus (cioè annodata in vita), si gettava tra le file nemiche trovando la morte.

Il comandante poteva anche scegliere al posto suo un milite tra i cittadini arruolati nella legione. Se l’uomo moriva, la scelta era considerata ben fatta; se non moriva, si sotterrava una statua alta sette piedi (circa due metri) e si faceva un sacrificio espiatorio. Era vietato ai magistrati romani passare sopra il luogo di sepoltura di questa statua. Se è il comandante a votarsi e a non morire, non potrà più compiere alcuna cerimonia religiosa privata o pubblica senza contaminazione, sia col sacrificio di una vittima, sia in altro modo. Potrà però votare le sue armi a Vulcano o qualunque altra divinità vorrà. Non è lecito che il nemico si impadronisca dell’arma sulla quale il comandante ha pronunciato la formula della deuotio, se questo succede bisogna compiere un suovetaurilia (sacrificio di un maiale, un montone e un toro) espiatorio a Marte.

Da quello che scrive Livio, comunque, la deuotio non era più praticata già ai suoi tempi, così come non lo è nella Via romana agli Dèi, la forma moderna della religione romana.

Cattolicesimo

Dallo stesso senso di dedicare la propria vita viene anche la devozione cristiana, intesa non più come gesto di sacrificio estremo, ma come devozione della pratica religiosa a Dio o a Maria Vergine o a un santo. Qui la devozione (specialmente quella cattolica) diviene essenzialmente un forte sentimento di amore spirituale, non fisico, del devoto verso l’oggetto della devozione.

Nel cattolicesimo le devozioni sono anche forme di preghiera che hanno luogo fuori della liturgia ufficiale della messa e della liturgia delle ore. Mentre al fedele è richiesto di partecipare alla liturgia, le devozioni sono strettamente opzionali, sebbene altamente raccomandate, e per il diritto canonico devono aver luogo fuori della liturgia per non creare confusione. Nel rito latino, devozioni ben conosciute includono il Rosario, la Via Crucis, la Lectio Divina e l’Angelus. Le devozioni tipiche hanno l’approvazione specifica della gerarchia, e alcune sono ristrette a recitazioni private, come per esempio molte litanie dei santi.

Tra i complessi devozionali della tradizione cattolica, i Sacri Monti meritano un’attenzione particolare. Un Sacro Monte è costituito da raggruppamenti di edifici di piccole dimensioni contenenti scene figurative, ed è connotato dallo snodarsi di un percorso devozionale lungo le pendici di un’altura, in un ambiente naturale isolato e di rilevante interesse paesaggistico. I Sacri Monti sorsero in Italia a partire dalla fine del Quattrocento con lo scopo di offrire ai pellegrini un’alternativa più sicura rispetto ai viaggi in Terra Santa. Successivamente la loro funzione divenne quella di offrire ai fedeli un percorso di meditazione e di preghiera che si snodasse attraverso la rappresentazione per immagini di episodi desunti dal Nuovo Testamento. In particolare troviamo scene della vita di Gesù, soprattutto della Passione; scene legate alla venerazione della Madonna, o alle biografie dei Santi, realizzate con sculture policrome a grandezza naturale e con immagini dipinte su pareti a volte.

Un’altra forma di devozione è costituita dalla partecipazione alle processioni.

Protestantesimo

Nel Protestantesimo anglosassone (e specialmente nordamericano) il termine devozione viene usato per indicare diverse attività collegate fra loro all’interno della chiesa cristiana. Più frequentemente, questo termine si riferisce a un periodo di tempo libero utilizzato per studiare la Bibbia e pregare, nello sforzo di costruire un relazione spirituale più forte con Dio. Questi periodi di tempo vengono passati da soli o con un piccolo gruppo di persone.

Molti “libri devozionali” (spesso semplicemente detti devotionals, “devozionali”) sono disponibili nelle librerie cristiane come in quelle laiche, ma anche nei supermercati. Questi libri contengono studi biblici guidati che spesso includono storie o aneddoti che insegnano principi biblici, simili alle parabole usate da Gesù Cristo nel suo ministero. Lo schema di questi libri viene usato anche per storie o messaggi particolari, che vengono così chiamati anch’essi “devozioni”. Questi messaggi vengono talvolta raccontati dai pastori al posto del normale sermone, e si dice allora che il pastore “fa una devozione” (give a devotional).

 

La devozione in oriente

 

Induismo

Secondo la Bhagavad Gita e presso le filosofie orientali, la devozione (o Bhakti) è considerata il mezzo più semplice, veloce ed efficace per ottenere la liberazione (o Moksha) durante il Kali Yuga, l’era attuale.

Presso l’Induismo, il Bhakti Yoga è appunto la via della Bhakti, è l’unione con Dio attraverso un intenso amore e profonda devozione. Questo Yoga (la cui essenza potrebbe riassumersi nell’espressione Amare per l’amore dell’amore) tra tutti è il più semplice e diretto, e si rivolge alla maggioranza degli esseri umani proprio per la sua facilità di messa in pratica, dato che non richiede spiccate capacità intellettive o abilità particolari. Il Bhakti Yoga non è altro che intenso amore per Dio: poiché Egli è la personificazione dell’amore, la via più facile per raggiungerLo è amarLo.

Buddhismo

Namo (南無) (in cinese) (giapponese: namu), derivante dal sanscrito namas, indica la devozione, il rendere onore. Il suo significato e soprattutto l’oggetto di tale devozione variano a seconda della scuola o del lignaggio buddhista che si segue.

Nell’accezione più comune assume il significato di “dedicare”, “rendere omaggio”, “avere piena fiducia”, “lode a”. L’oggetto della devozione varia: si può essere devoti al Buddha, a un lama, ad un insegnamento. È un atteggiamento di apertura verso il proprio maestro, verso la legge, in generale verso la vita stessa per prepararla ad accogliere la verità, superare le difficoltà, raggiungere stadi successivi di consapevolezza e comprensione.

Si può esprimere proclamandola vocalmente attraverso dei mantra come (se ne riportano tre a titolo di esempio):

  • Namo Amiduofo (cinese) Namu Amida Butsu (giapponese) – ovvero ‘ripongo la mia fiducia nel Buddha Amithaba’ nel Buddhismo della Terra Pura,
  • Nam myoho renge kyo (giapponese), Namo Miaofa Lianhua jing (cinese) – ovvero ‘lode al Sutra (Jing) del Loto (lianhua) della Buona Legge’ (miaofa, sanscrito: dharma): particolarmente, ma non esclusivamente, recitato nelle scuole che si rifanno alla predicazione di Nichiren.
  • Namo tassa bhagavato arahato samma sambuddhassa (pāli) – mantra devozionale del Buddhismo Theravada.

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