Consonanza

GlossarioConsonanza

 

Etimo secondo TPS

 

Dal latino tardo consonantia, derivato da consonare, con valore intransitivo – risuonare, accordarsi – e transitivo – emettere assieme, composto dal prefisso cum-, insieme, e dal verbo sonare, anch’esso con valore sia intransitivo sia transitivo; suonare, cantare, rivelare.

La radice del prefisso “con” non è stata ancora individuata con certezza: deriverebbe per alcuni linguisti dall’indoeuropea *SAM-, esprimendo l’azione [a] del legarsi [s], testimoniata dal sanscrito sam/saka, “simile”, dal greco ama, syn e dall’osco kom, “insieme”; per altri, in modo meno convincente, dalla radice *SAK-, che indica il concetto del seguire, accompagnare.

Il verbo sonare deriva dalla radice indoeuropea *SVAN-/*SUAN-, che esprime l’idea di suonare: si vedano il sanscrito svana, suono; l’irlandese son, parola; l’inglese sound, suono. Indica l’effetto di movimenti vibratori, ritmici e concordi, in opposizione al rumore, in cui i movimenti sono confusi, di durata e d’intensità ineguali. Secondo F. Rendich, nella radice “svan” si individuano le componenti [an] “respirare”, [su] “bene”: “buon respiro”, “suonare, “cantare. In particolare, l’elemento su indicherebbe l’idea di un legame intenso, celeste e umano, mentre an esprimerebbe il Principio o Soffio vitale, espresso anche ad es. dalla parola anima. La parola “suono” contiene dunque l’idea di anima. (DEC, pp. 466, 494).

Nella Bibbia, un Salmo inizia così: “I cieli narrano la gloria di Dio e il firmamento annunzia l’opera delle Sue mani. Un giorno rivolge parole all’altro, una notte comunica conoscenza all’altra. Non hanno favella, né parole: la loro voce non s’ode, ma il loro suono si diffonde per tutta la terra, i loro accenti giungono fino alle estremità del mondo. Là, Dio ha posto una tenda per il sole […]”. (La Sacra Bibbia, Salmo 19, 1 – 4).

 

Consonanza significa affinità armonica

 

Nel Lambdoma Sintesi  la definizione è: La Consonanza è l’affinità armonica (6.3)


Treccani

 

consonanza s. f. [dal lat. tardo consonantia, der. di consonare «consonare»]. –

1. Il fatto di consonare, di dar suono insieme: chi, passando per una fiera, s’è trovato a goder l’armonia che fa una compagnia di cantambanchi, quando, fra una sonata e l’altra, ognuno accorda il suo stromento, facendolo stridere quanto più può,… s’immagini che tale fosse la c. di quei, se si può dire, discorsi (Manzoni).

2. In musica, virtù attribuita ad alcuni intervalli e accordi (diversi dall’una all’altra epoca e civiltà) di produrre, per l’apparente fusione dei loro suoni in uno solo, un effetto d’affermazione, di consenso, di riposo (in contrapp. a dissonanza): c. perfette, fin dalle antiche civiltà classiche, gli intervalli di ottava e di quinta; c. imperfette, fin dall’avanzato medioevo, gli intervalli di terza e di sesta.

3. Nella versificazione, l’accordo delle sillabe finali di due o più parole da cui risulta la rima. In senso stretto, e in opposizione alla «rima perfetta», l’uguaglianza delle sole consonanti nella terminazione di due parole, mentre la vocale tonica è differente (contrariamente a quanto avviene nell’assonanza, in cui sono identiche solo le vocali); è sempre consonante, per es., il verso di mezzo dello stornello rispetto agli altri due: «Fior tricolore, Tramontano le stelle in mezzo al mare, E si spengono i canti entro il mio core» (Carducci); una lieve consonanza, consentita peraltro anche nelle rime perfette, si ha nei casi in cui una vocale aperta è in rima con una vocale chiusa, per es.: «Mentre tuttora là dalla rivièra, Romba il mulino nella dolce séra» (Pascoli). Le rime consonanti, spec. quelle di quest’ultimo tipo, sono dette anche rime apofoniche.

4. fig. Corrispondenza di opinioni, di sentimenti e sim.: tra le nostre idee non c’è c.; c. di affetti.

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Consonanza e dissonanza

 

Nel linguaggio ordinario con il termine consonanza (dal latino consonare, “suonare insieme”) si indica in genere un insieme di suoni eseguiti simultaneamente e tali che l’effetto complessivo risulti all’ascoltatore morbido e gradevole, mentre con il termine dissonanza, all’opposto, si indica un insieme di suoni tali che l’effetto complessivo risulti all’ascoltatore aspro e stridente. Nella teoria musicale, si definisce più precisamente un insieme di suoni consonante quando è caratterizzato da “stasi armonica” (che dà senso di stabilità o di “appagamento”) e dissonante quando dà l’impressione di essere un “movimento armonico” che debba essere seguito da (“debba risolvere su”) un ulteriore insieme di suoni consonante per arrivare ad una sensazione di stabilità o di “appagamento”. Nel linguaggio tecnico della teoria musicale, e in particolare dell’armonia, le due parole hanno significati ben precisi, e anzi si può dire che la contrapposizione tra consonanza e dissonanza, insieme al principio della tonalità, rappresenta la base della teoria armonica occidentale

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