Abbiamo aperto un lento e incessante dialogo con il Cielo, ecco un nuovo appuntamento tra la nostra amata Terra e un Centro cosmico o stellare, secondo la prospettiva eliocentrica:
14 aprile – Congiunzione Terra – Arturo (Boote)
In direzione di Virgo e del Polo Nord galattico, presso la costellazione della Chioma di Berenice indicata nei testi esoterici come ‘la madre della sola forma’, domina la Stella Arturo del Guardiano Boote, la quarta Stella più luminosa del nostro Firmamento e prima splendida luce aranciata che compare nel cielo del tramonto boreale.
Il Boote è il Guardiano e Custode dei Sette Rishi dell’Orsa Maggiore, “Fonte delle Sette Energie della Vita”: è il mandriano dei “sette buoi”, che collega ad arco la falce o manico del Grande Carro alla Stella Spica nella Vergine, la Grande Madre celeste. Il Boote viene indicato come Colui che viene, il Salvatore che libererà l’umanità dall’asservimento alla forma – in questo simmetrico ed affine al Pesce Australe, altro simbolo dell’Avatar.
Anticamente (VI millennio a.C.) il Boote segnava il Polo planetario per cui nei miti viene associato ad Atlante, il Titano reggitore della volta celeste e collegato, con l’altro Titano Febe, alla “potenza planetaria” della Luna, la Madre della Forma (Luna quale variazione o ottava inferiore di Virgo).
Andiamo dunque all’etimo, all’essenza del nome Arturo per indagarne il mistero. Il suo nome deriva dal greco Arktouros (da Árktos, ‘orso’) , letteralmente ‘il Guardiano dell’Orso’ o ‘la Coda dell’Orso’, la cui radice pone in rapporto l’idea di ‘andare verso l’alto’ (r) con quella di ‘riunire attorno a sé’, ‘avere il potere di’, ‘governare’, ‘possedere’ (kt, ks). (F. Rendich, Dizionario Indoeuropeo, Palombi Editore, pagg. 48-49). È perciò il potere di ergersi verso l’alto.
Arturo viene così associato anche alla divina indipendenza: è la stella Swati del firmamento indù, che regge una delle sue 28 case lunari o nakshatra (indicate quali ‘asterismi o stelle che convertono le gocce della rugiada in diamanti’). In particolare, il suono Svati riporta a significati quali divinità, indipendenza, ‘auto-generato’, ‘riferito a se stesso’; sembra dunque il suono dello Spirito auto-generato, realizzato e cosciente (sva, sè), che si ritrova in alcuni Nomi fondamentali: Sarai-swati, la moglie di Brahma (il Dio creatore), o la dea della saggezza e del sapere; “Swar, il cielo, l’aria”; il simbolo solare della Svastica – da sva, ‘ciò che è riferito a sé, ciò che è proprio’, e aastika ‘avente fede e fiducia’ – l’elica o croce della vita. (Estratto da H. P. Blavatsky, Il Glossario Teosofico, Collana Cintamani, 1998)
Arturo-Svati potrebbe dunque essere un Centro focale cosmico che sintetizza in sé e distribuisce il potere di insorgere e risorgere verso l’alto, di riconquistare la propria dignità regale o indipendenza spirituale, in modo da ben condurre, custodire e dirigere la Vita (le sette energie primarie emanate dall’Orsa Maggiore) nel ciclo della manifestazione (simboleggiato dai 12 Segni, di cui Virgo, il Potere femminile o della Madre/Materia, sarebbe la base e la forza/vir).