L’educazione non è ciò che il maestro dà, ma è un processo naturale che si svolge spontaneamente nell’individuo umano;
essa non si acquisisce ascoltando delle parole, ma per virtù di esperienze effettuate nell’ambiente.
Il compito del maestro non è quello di parlare, ma di preparare e disporre una serie di motivi di attività culturali in un ambiente appositamente preparato.
M. Montessori
” L’educazione di un popolo deve iniziare dalla prima istruzione dei fanciulli, nella loro età più giovane: quanto prima, tanto meglio. Siate certi che la fatica cerebrale deriva solo dalla goffaggine. La madre, presso la culla, pronuncia la prima formula di istruzione: “Tu puoi fare qualunque cosa”. I divieti non servono; neppure le cose pericolose sono da proibire. È bene invece indirizzare semplicemente l’attenzione a ciò che più giova e più attrae. Il precettore migliore è colui che sa rendere affascinante il bene. Inoltre, non mutilate le belle Figure per una supposta incomprensione da parte dei fanciulli: non umiliateli. Ricordate che la vera scienza è sempre attraente, breve, precisa e bella. La famiglia deve conoscere almeno i rudimenti dell’educazione. Dopo i sette anni molto è già perduto. Già dopo i tre, di norma, l’organismo è pienamente ricettivo. Fin dai primi passi l’educatore deve indirizzare l’attenzione ai mondi lontani, e indicarli. I giovani occhi devono percepire l’Infinito: devono abituarsi ad accoglierlo.
La parola poi deve esprimere esattamente il pensiero. Falsità, scherno, villania sono da espellere. Il tradimento è inammissibile, anche se embrionale. I bambini devono essere incoraggiati a ripetere i lavori dei grandi. Dopo i tre anni la coscienza afferra facilmente l’idea di comunità. Quale errore credere che i piccoli debbano possedere cose loro! Essi capiscono subito che sono da tenersi in comune.
Affermare: “Posso fare qualunque cosa” non è una vana pretesa; ma la semplice realizzazione di un apparato. Anche l’essere più sciagurato può trovare la corrente per l’Infinito, poiché ogni lavoro di qualità ne apre la porta. ” (Da: Comunità, § 102, Collana Agni Yoga)
L’intero pensiero di Maria Montessori ha un tono religioso…..lei vede l’educazione come”luce” e i bambini come”stelle”che brillano : il bambino è l’eterno Messia che ritorna sempre fra gli uomini che hanno perso il loro cuore per svegliarli, insegnargli l’amore e portarli nel Regno dei Cieli.
L’umanità si mostra in tutto il suo splendore proprio durante l’infanzia perché in ogni bambino c’è la speranza di un mondo migliore e in ogni bambino c’è l’uomo di domani, per cui il maestro deve solo dirigere e rispettare religiosamente le prime indicazioni di personalità dei fanciulli.
Il maestro è come il faro attraverso il quale passa la luce della conoscenza che ci permette di entrare ed uscire dal porto delle nostre esperienze indicandoci i pericoli.
Credo che, in quest’ottica, si riesca a scalfire il gap fra scuola e vita, educazione e lavoro, pubblico/collettivo e privato/individuale. ma soprattutto ad evitare quegli odiosi protocolli secondo cui il discente viene omologato ai compagni di studi e non ha la possibilità di crescere nelle sue esclusive peculiarità e far crescere quelle degli altri.