Vivere gli effetti del colore (prima parte)

In tale Data* è propizio seminare idee, formule e forme-pensiero attorno al tema della Guarigione.

«Perché seguire la via del silenzio?

Nella vita impregnatevi vivendo di suono e colore,

e così rafforzate la mente.»

(Foglie del Giardino di Morya I, 7)

 

Newton osservò che un raggio di luce bianca se fatto passare attraverso un prisma di cristallo veniva scisso in un arcobaleno di colori.

Descrisse l’arcobaleno con sette colori: rosso, arancione, giallo, verde, blu, indaco e violetto (lo spettro cromatico annovera sette colori per ragioni “simboliche” più che scientifiche).

I colori sono manifestazioni energetiche di particelle elettromagnetiche capaci di essere percepite dal nostro occhio e decodificate dal cervello. La percezione visiva delle varie radiazioni elettromagnetiche comprese nel cosiddetto spettro visibile è determinata dalla lunghezza d’onda della radiazione che ogni corpo riflette.

La formazione della percezione del colore da parte dell’occhio avviene in tre distinte fasi:

  1. Nella prima fase un gruppo di fotoni (stimolo visivo) arriva all’occhio e raggiunge i fotorecettori della retina (bastoncelli e coni), dai quali viene assorbito. Come risultato dell’assorbimento, i fotorecettori generano tre segnali nervosi.
  2. Nella seconda fase i tre segnali nervosi vengono elaborati e compressi a livello retinico, con modalità non ancora completamente note, e trasmessi al cervello lungo il nervo ottico.
  3. La terza fase consiste nell’interpretazione dei segnali da parte del cervello e nella percezione del colore.

Il colore, quindi, non esiste in condizione oggettiva ma è una grandezza psicofisica e soggettiva, ed è unica in ogni osservatore umano.

Se il nostro cervello è in grado d’attribuire una specifica forma e colore ad una lunghezza d’onda e se l’energia percepita ha la capacità di stimolare alcune parti della nostra mente e del nostro corpo, è anche facile affermare che i colori, in quanto energia, hanno sull’uomo una grossa influenza emotiva e psicologica.

La connessione fra colore e vita psichica e fisica dell’uomo è un’intuizione antica. Nel corso dei secoli i colori assunsero valori simbolici nei riti magico-religiosi.

L’uso esoterico dei colori, creduti quindi veicoli di virtù magiche e simboliche, fu riservato sempre a una ristretta cerchia di persone e regolato da canoni severi e, per ogni cultura, immutabili. La colorazione di amuleti, oggetti sacri, fino alle tavole e alle pitture parietali non era separabile dal contesto religioso-magico.

Anche nell’alchimia, il cui pensiero si fonda sull’esplorazione di leggi sottili che regolano la materia, il colore ha un ruolo fondamentale per comunicare i precetti e i mezzi necessari per il dominio della materia stessa. Il significato archetipico dei colori è insito nella conoscenza di una natura che include anche l’uomo e quindi universale.

Il colore rientra non solo nella storia socio-culturale dell’umanità, per i significati simbolici che ha sempre rivestito nei rituali religiosi e nelle manifestazioni del potere, ma anche nella storia biologica e psicologica.

Già nell’antico Egitto venivano utilizzati bagni di luce per la guarigione di alcune malattie.

Le tipologie ippocratiche identificavano con i colori i quattro humores che alimentano l’organismo umano e che improntano corrispondenti temperamenti, assegnando il nero al melancolico, il giallo al colerico/biliare, il rosso al sanguigno e il bianco al flegmatico/linfatico.

La medicina tradizionale indiana (Ayurveda), attribuisce grande importanza ai colori. Per l’ayurveda, i colori opportunamente usati possono riequilibrare i tre dosha1, per la particolare affinità vibrazionale con le cellule del nostro corpo.

Anche la medicina cinese assegna specifici colori agli organi che regolano la circolazione energetica nell’organismo e che determinano la globale conformazione psico-fisica dell’individuo. In particolare, associa il verde al fegato, il rosso al cuore, il giallo allo stomaco e alla milza, il bianco al polmone e il nero alla vescica.

Nel Medio Evo e poi dopo nel Rinascimento c’era l’abitudine di utilizzare i colori in medicina: i malati di vaiolo per esempio venivano avvolti in lenzuola rosse oppure li si metteva in stanze drappeggiate con tessuti di questo colore. Poi nella cultura occidentale c’è il buio fino a Goethe (1749-1832), il grande poeta, che fu anche profondo conoscitore della teoria dei colori.

È nel Novecento, grazie alla psicanalisi e al suo interesse per le associazioni tra colori e salute psicofisica, che la cromoterapia pone le basi per la sua rinascita come metodo di cura.

Sia pure con maggiore flessibilità, anche Jung ipotizzò una correlazione fra i suoi “tipi psicologici” e i colori, suggerendo un’affinità del tipo pensiero con il colore blu, del tipo sentimento con il rosso, del tipo sensazione con il verde, e del tipo intuizione con il giallo.

Vivere nel colore, vivere un’esistenza colorata, significa anzitutto vivere gli effetti del colore. Anzitutto si tratta di effetti fisiologici. Lo hanno dimostrato esperimenti ormai storici effettuati da Birren (1963) e da Wohlfart (1957). In quelli di Birren si trattava di tastare delle superfici cromatiche diverse; ne emerse che, ad esempio, il giallo induceva un movimento centrifugo, di allargamento, mentre tastando il blu i soggetti tendevano a ritirare le braccia in un movimento concentrico di chiusura e di evitamento. Wohlfart misurò alcuni parametri fisiologici di soggetti immersi in nebbie cromatogene diverse; ne risultò che alla percezione del rosso l’organismo dà una risposta erogotropa (eccitatoria), mentre alla percezione del blu dà una risposta trofotropa (sedativa). Anche Gerard effettuò registrazioni poligrafiche su soggetti esposti a stimolazioni cromatiche; i dati raccolti confermarono non solo che la percezione cromatica determina reazioni psicofisiologiche nel soggetto, ma anche che a determinate percezioni cromatiche corrispondono risposte relativamente specifiche. Pare dunque si possa convenire che la percezione di un colore evoca una risposta specifica e complessa che è contemporaneamente fisiologica, posturale, motoria oltre che affettiva e ideativa.

Chiudiamo questo articolo introduttivo sul colore con una citazione di HPB che anticipa il tema del prossimo articolo: gli effetti dei colori sull’uomo dal punto di vista esoterico, con particolare attenzione alle citazioni sul colore trovate nei libri dell’Agni Yoga e nel Trattato sui Sette Raggi.

“Lo studente deve comunque ricordare che i colori che vediamo con i nostri occhi fisici non sono i veri colori della Natura Occulta, ma sono solo gli effetti prodotti sul meccanismo dei nostri organi fisici da alcuni gradi di vibrazione. Per esempio, Clark Maxwell ha dimostrato che gli effetti sulla retina di ogni colore possono essere imitati combinando esattamente tre altri colori. Ne segue, dunque, che la nostra retina ha solo tre sensazioni colore e che quindi noi non percepiamo i sette colori quali esistenti realmente, ma solo le loro “limitazioni”, per così dire, nel nostro organismo fisico.” 2


Note
*Oggi, ad intervalli di 3 mesi, avviene la congiunzione eliocentrica tra Mercurio e Plutone, associati entrambi ai poteri riunificanti e taumaturgici (caduceo/antahkarana il primo, e forze di rigenerazione dopo la distruzione o morte delle forme obsolete il secondo)
[1] Vatapitta e kapha sono i tre dosha o umori biologici, sono costituiti dai cinque elementi (etere o spazio – akasa, aria – vayu, fuoco – tejas, acqua – apas, terra – prithvi) costituenti l’universo e l’essere umano.
[2] Istruzioni Segrete per Probandi di una Scuola Esoterica Arcana di Helena Petrovna Blavatsky http://www.esonet.it/News-file-article-sid-552.html

Riferimenti
https://it.wikipedia.org/wiki/Colore
http://art-teka.blogspot.com/2008/09/il-colore-come-simbolo.html?shop=2684
https://www.lifegate.it/persone/stile-di-vita/alle_origini_della_cromoterapia
https://www.temenosjunghiano.com/sul-significato-dei-colori/
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