Lo Spazio, il Campo infinito dell’Amore divino, qualificato dal Centro, l’Origine radiante della Vita, tiene in sé e nutre tutto il processo involutivo ed evolutivo della Coscienza che si distacca dalla Casa del Padre e vi ritorna carica di esperienza. In questo senso, lo si può anche identificare come il Campo della Battaglia eternamente in corso fra le energie spirituali, che tendono a pervadere sempre più profondamente la Sostanza lasciandovisi imprigionare, e le forze materiali che, quando il senso ciclico di marcia si rivolge nuovamente all’Uno, oppongono resistenza alla trazione del Magnete della Vita. Così, in questo duplice moto di andata e ritorno, da cui scaturisce Fuoco per attrito, la Coscienza universale si eleva a volute sempre superiori della spirale.
Giove (il Signore dell’Amore divino) che quest’anno transita in Scorpio (segno del Guerriero trionfante) insegna appunto il senso profondo della Battaglia e proprio oggi, mentre la Terra si congiunge a tale Luminare, possiamo metterci in ascolto e percepirne l’eco maestosa.
Guardando quindi con gli occhi del cuore il potente conflitto nel quale siamo immersi, non possiamo che osservarne il riflesso in noi stessi e nel mondo e, sulla scorta delle energie in arrivo, fissare alcuni punti che ne chiariscano i contorni, relativamente al livello nel quale si trova oggi la coscienza dei discepoli del mondo che, nei diversi ordini e gradi, vivono la loro esperienza proprio nel segno di Scorpio. E’ qui, attraverso queste energie, che ci si prepara alla maestria, dopo aver superato le prove che ciascuno appronta per sé e che sono magistralmente illustrate nelle Fatiche di Ercole.
Ciascuno costruisce da sé il proprio Nemico poiché l’Uomo, essendo dotato di libero arbitrio, ha facoltà di accelerare o frenare il proprio processo evolutivo attraverso le scelte che continuamente compie con pensieri, parole, opere od omissioni.
Ad un definito stadio del sentiero del ritorno, giunge allora un momento di “resa dei conti”, un evento ed una soglia che occorre superare per accedere ad una fase più elevata, quando infine si potrà procedere dritti alla Meta e cominciare a pensare a porre la propria candidatura quale collaboratori della Gerarchia. Dinanzi alla soglia si erge l’Avversario, quel nucleo di forze che si è aggregato nel corso delle molteplici esistenze e che impedisce di procedere, formato da tutto ciò che non è stato ancora purificato e risolto. A quel punto è la personalità stessa, ormai forte ed agguerrita, il vero Guardiano. Ciò vale evidentemente non solo per gli individui ma anche per i Gruppi, le Nazioni, l’Umanità intera.
Per molto tempo l’umanità ordinaria ed anche gli aspiranti e discepoli proiettano il nemico al di fuori di loro e lo individuano, a seconda delle circostanze, in una persona, una situazione, negli stessi compagni di via, nei famigerati “poteri forti”, nella politica delle varie nazioni, e così via, finché la luce che proviene dal segno opposto (Taurus) non permette di riconoscerlo.
Da quel momento si inscena una battaglia interiore in seno a quella più generale e cosmica, che viene portata sui diversi livelli della personalità fintanto che non si giunge all’ultimo scontro, che si combatte con la vittoria nel cuore. La Vittoria è sancita nel momento in cui il discepolo può guardare il Nemico negli occhi, attraverso i quali egli scorge la luce dell’Anima che fin qui gli era preclusa e viene assorbito in quel fulgore. A quel punto quell’avversario costruito in innumerevoli vite scompare, come se non fosse mai esistito.
Le armi di cui i discepoli dispongono per assicurarsi la Vittoria, che fin dal principio è loro per destino, sono la Luce, l’Amore e il Potere.
La prima è naturalmente la Luce, che conferisce capacità di vedere oltre le apparenze, di discriminare, di riconoscere il nemico e le sue mosse ed estrae progressivamente le coscienze dall’illusione che, nelle sue diverse forme, si produce nei tre mondi (fisico, astrale e mentale).
L’Amore insegna poi il modo in cui condurre la battaglia, che si può sintetizzare nella frase: combattere senza combattere. Non è certo l’odio che spinge a scendere in campo, né la ripulsa o il desiderio di conquistare potere, ma la necessità di servire la catena gerarchica.
Il Guardiano della Soglia individuale, di gruppo, dell’Umanità, è descritto come spaventevole e possente e confonde e stuzzica i discepoli, impegnandoli costantemente in false battaglie nelle quali essi disperdono le loro energie, risultando sempre perdenti.
Il Discepolo, attraverso l’Amore, il Vincitore, dinanzi a questa antica forma-pensiero destinata a dissolversi non prova più timore ma compassione; la riconosce per ciò che è: una parte di sé che ormai non verrà più alimentata e che lotta per sopravvivere; la fronteggia allora con un sorriso del cuore, e ne riceve tutte le frecce sul suo scudo.
La Volontà infine mostra la potenza del Fuoco interiore che la battaglia suscita e la possibilità di utilizzarlo per il Bene, ovvero per produrre Libertà; evoca la Vigilanza costante, la Presenza; rivolge gli sguardi alle stelle lucenti, le fonti maggiori del potere.
Interviene quindi al giusto momento per sferrare il colpo fatale, uno solo, preciso, ben calibrato, scoccato con divina indifferenza, che non può che raggiungere il bersaglio: noi stessi, i Vincitori e gli Sconfitti.
La qualità dei Fuochi interni allora cambia come per incanto, la furia della battaglia si compone in Armonia e il discepolo accettato si avvia a scalare la vetta dell’iniziazione che infine vede profilarsi dinanzi a sé.
Una parte importante, pur se non quantitativamente rilevante, dei discepoli del mondo si trova ora dinanzi a tale Soglia, mentre la maggioranza procede ancora in mezzo al guado e non riconosce con chiarezza la Luce da seguire. Sono questi pochi ai quali è richiesto di fare un passo avanti ed occupare il posto del Fuoco, quell’unico sito ove potenze solari ed umane possono incontrarsi per collaborare a piani di sviluppo planetari. Coloro che scelgono di compiere questo gesto coraggioso si lasciano alle spalle il Guardiano, consacrano la propria vita al Servizio e si pongono quali fari ad illuminare un tratto di Via a tutti coloro che, pur se sospinti da un generale desiderio di bene, non sono ancora saldi sul sentiero.
Tali discepoli consacrati sono un’unità, quella presenza umana centrale che aggrega attorno a sé l’Ordine planetario, il Gruppo dell’Umanità Una che si pone come rapporto aureo fra Gerarchia e Umanità ed ordina interiormente tutti gli sforzi di bene.
“Alla battaglia bisogna abituarsi come al lavoro quotidiano. Essa non solo mette a prova l’eccellenza del valore, ma è una fonte che ricarica di energia, E’ impensabile riuscire a padroneggiare gli elementi senza combattere. E con quanta prontezza si deve rispondere al richiamo, per non sciupare l’azione delle Forze superiori. Gerarchia non significa stabilità nel riposo, ma fermezza nel bel mezzo della battaglia. Cosa v’ha di meglio che il combattimento, quando il nostro Magnete è teso e ogni singola vittoria è una gioia per tutta la Gerarchia? Se a qualcuno è difficile accettare la Gerarchia per amore, lo faccia almeno per necessità inderogabile.” (Collana Agni Yoga – Gerarchia § 233)
Un brano dall’Insegnamento del M. Tibetano che traduce in indicazioni operative il “combattere senza combattere” dell’asse Taurus-Scorpio, o il “combatti senza desiderio” di Krishna ad Arjuna nella Bhagavad Gita:
“La meta attuale della Gerarchia è dissipare l’illusione mondiale, proprio come avviene su scala minore nella vita d’ogni singolo discepolo. Come un uomo trasferisce il fuoco della sua coscienza (quando è sul Sentiero del Discepolo) sul piano mentale, e impara a disperdere l’illusione che prima lo bloccava su quel piano, così il problema odierno della Gerarchia è indurre un mutamento consimile nell’umanità intera, che è ad un bivio mentre la sua coscienza rapidamente si focalizza sul piano mentale. Un colpo mortale deve essere inferto all’illusione che tiene schiavi gli uomini. Imparando a disperdere l’illusione nella loro propria vita e a vivere nella luce dell’intuizione, i discepoli possono rafforzare l’opera di Chi ha il compito di risvegliare l’intuizione nell’uomo.
Vi sono molte e differenti specie d’illusione, e sovente i discepoli si sorprendono quando apprendono cos’è che i Maestri chiamano con tal nome. Ne elencherò alcune lasciando a voi le necessarie applicazioni, per estendere l’idea dall’individuo all’umanità:
1. L’annebbiamento del destino. Chi ne è vittima ritiene di avere un compito importante da assolvere e di dover parlare e agire perché tale è il suo destino. Ciò alimenta l’orgoglio senza basi di realtà.
2. L’annebbiamento dell’aspirazione. Chi ne è condizionato è pago e preoccupato solo del suo aspirare alla luce, e vi si adagia. Egli deve invece progredire sul Sentiero del Discepolo senza curarsi della soddisfazione che gli deriva dalle sue ambizioni e mete spirituali.
3. L’annebbiamento della sicurezza di sé, o del proprio principio astrale. In termini semplici è la convinzione che il proprio punto di vista sia interamente giusto. Anche questo alimenta l’orgoglio e tende a far credere al discepolo di essere un’autorità infallibile. È comune ai teologi.
4. L’annebbiamento del dovere: conduce allo sviluppo abnorme del senso di responsabilità, con attività inutili e insistenza su questioni secondarie.
5. L’annebbiamento delle condizioni ambientali, causa frequente di un senso di frustrazione, di futilità, o d’importanza.
6. L’annebbiamento della mente e della sua efficienza e capacità di trattare qualsiasi problema. Porta inevitabilmente all’isolamento e alla solitudine.
7. L’annebbiamento della devozione, che porta ad una indebita stimolazione del corpo astrale. Chi ne è vittima vede un’idea sola, una persona soltanto, un’autorità sola, un aspetto solo della verità. Alimenta il fanatismo e l’orgoglio spirituale.
8. L’annebbiamento del desiderio, con azione riflessa sul corpo fisico. Produce lotta e agitazione continue. Impedisce la pace, il lavoro fecondo e deve, prima o poi, essere eliminata.
9. L’annebbiamento dell’ambizione personale.
Vi sono molte altre specie d’illusioni sia individuali che collettive, ma quelle menzionate denotano le tendenze generali.
Chi si prepara all’iniziazione deve dissiparle coscientemente; deve attenersi in modo pratico alla verità presentata, trascurando ogni pena, sofferenza o dubbio mentale generati dalla ribellione e dai limiti della personalità; deve coltivare quella “divina indifferenza” alle considerazioni personali, che è contrassegno preminente dell’iniziato.” (A. A. Bailey, “Discepolato della nuova Era II, Collezione Lucis, p. 26-7)