L’ITALIA E GLI ANTICHI MISTERI[1]
1) Dobbiamo ammettere che l’argomento si presta ad un facile paradosso: se i Misteri sono veramente tali, come parlarne? E se potessimo tranquillamente discorrerne, perché definirli tali?
Quindi sarebbe meglio dire, ad inizio di questo intervento, che i Misteri di cui si parla non sono i Misteri, così come si apre il libro del Tao: Il Tao di cui si parla non è il Tao.
I Misteri infatti, come il Tao, sono una Via, sono la Via, sono cioè una pratica di vita che trasforma radicalmente chi la percorre e non un argomento di conversazione.
I Misteri pertanto non sono dei segreti, sono semplicemente verità ignorate, che illuminano la via e si rivelano quando il candidato – che sia un individuo, una nazione o il pianeta intero – gli va incontro e le conquista.
2) I Misteri sono l’obiettivo che una civiltà, in una data epoca, deve raggiungere. Sono perciò il propellente, il motore del progresso evolutivo. I Misteri sono il fuoco che animano la cultura che è alla base della civiltà. Ecco un ternario su cui riflettere: Misteri, Cultura, Civiltà.
3) La presenza dei Misteri determina la naturale attestazione di un ordine, all’interno del quale si riconosce e si occupa il proprio posto, come individui, come società, come nazioni, come pianeta e non si vede fine a questa catena. Ciò si verifica anche nelle nostre vite personali: se si conosce lo scopo della propria vita, anche in parte, tutte le nostre azioni, maggiori e minori, spontaneamente si ordinano, tutte volte al raggiungimento di quello scopo, e ne scaturisce armonia.
La situazione della civiltà odierna mostra senza dubbio che i Misteri si sono ritirati: la caratteristica della nostra società è proprio la mancanza di ordine.
Questa è la vera origine di tutte le crisi a cui stiamo assistendo. La politica è in crisi: come orientare una nazione se non si conosce la meta? Per la stessa ragione lo sono l’educazione, l’economia, l’arte, la scienza, la religione ecc..
I Misteri riportano una idea superiore di Ordine, che non ha nulla a che fare con l’interpretazione coercitiva e costrittiva che ha nella mentalità odierna. L’Ordine di cui si parla è l’artefice di quell’armonia in cui ognuno ha il proprio ruolo. I Misteri sono la base reale della Comunione, poiché fanno vibrare quei “principi di verità da sempre presenti negli uomini”.
4) La nostra funzione come Italiani. Il nostro motto è Incido i sentieri[2] ed effettivamente dobbiamo riconoscere che quel lembo di terra che oggi chiamiamo Italia, in passato ha già assolto un compito simile. L’Italia del sud ha ospitato la Magna Grecia, la Grande Grecia e non c’è bisogno di dilungarci sulla sua importanza. La cultura greca è la radice di tutta la cultura che definiamo occidentale, con le sue molte e diverse fioriture. A sua volta essa è la fioritura della cultura e dei misteri egizi e questi sono il frutto della cultura indiana o ariana. Infatti possiamo dire che i Misteri sono in essenza uno solo, sempre lo stesso: il Mistero assoluto della vita stessa, il suo scopo le sue leggi. Contemporaneamente dobbiamo aggiungere che i Misteri sono relativi e variano con le civiltà e le epoche, dipendendo da quell’arco evolutivo che ogni civiltà ha il compito di costruire e svelare come proprio contributo al progresso infinito.
La seconda volta in cui il nostro paese ha inciso i sentieri è stato ai tempi dell’impero romano, nutrito proprio dalla linfa della cultura greca. In questa occasione i sentieri li ha perfino costruiti materialmente. È notorio che una delle grandi imprese compiute dai Romani è stata la straordinaria e capillare rete viaria, che collegava e metteva in comunione gran parte del vasto impero di allora, tanto da dire che “tutte le strade portano a Roma”, a sottolineare la centralità da cui veniva emanata la potenza dei misteri.
Nuovi sentieri il nostro paese li ha incisi con il Rinascimento, dove ancora una volta la cultura iniziatica greca è rifiorita e ha dato vita ad una nuova civiltà, risvegliando tutta l’Europa e non solo.
Forse anche oggi al nostro Paese si chiede di inaugurare un nuovo Rinascimento.
5) È coraggioso e onorevole interrogarsi sul ruolo che la nostra nazione ha nel contribuire a riaccendere i Misteri. Riaccenderli non è compito umano, non ne ha il potere, ma lo è offrire il suo contributo all’impresa. Con questa domanda entriamo dunque nel campo delle ipotesi e ciò che si dirà rappresenta inevitabilmente una prospettiva relativa, parte della visione generale. Chi scrive ritiene che al nostro Paese, non diversamente dal passato, spetti di far rifiorire, nientemeno che
la scienza del pensiero attraverso la bellezza.
E per pensiero non si intende l’intelletto; anche, ma non solo.
E per bellezza non si intende la vaga idea che se ne ha comunemente. È una disciplina di vita, che non si applica solo alle arti belle, ma all’Arte stessa della vita.
Il pensiero è la base, è il vero agente creativo. Tutto origina dal Pensiero, ogni cosa è stata pensata.
E noi, in quanto entità pensanti, siamo destinati a diventare co-creatori dell’infinito, sviluppando sempre maggiore consapevolezza di questa potentissima energia primaria.
Rivolgersi e dedicarsi allo studio del pensiero, inaugurare la scienza del pensiero è sentito come necessità dell’ora. Ci rendiamo facilmente conto che tutto si sta alleggerendo, si va facendo sempre più trasparente, tutto tende, per così dire, a “perdere materia”. Un quadratino di un centimetro può contenere una quantità incredibile di dati, la comunicazione è senza fili e gli apparecchi stessi sono sempre più sottili e miniaturizzati. Ci stiamo spostando su un piano ove la quantità e il peso, ossia la gravità della materia non hanno più presa, le distanze non esistono più e dove solamente il pensiero e dunque la coscienza sono sovrani.
Nel mare di energia che ci si sta rivelando c’è un unico sistema di navigazione ed è il pensiero.
6) Il pensiero è strettamente legato alla bellezza. Dall’Agni Yoga: “Quando parlo della bellezza intendo soprattutto quella della mente. Il pensiero ha forma il che significa che la bellezza va intesa in tutti i suoi aspetti. Per amore del Cosmo l’uomo non deve pensare in modo disgustoso.” [Aum § 439]
Bisogna dunque imparare a pensare in bellezza. Se un pensiero è bello, qualunque ne sia l’ambito – scientifico, religioso, artistico… – il risultato lo sarà.
E la bellezza conduce al suono perché è armonia. Noi definiamo la bellezza come armonia delle parti tra loro e con il tutto. E nel suono noi possiamo indagare, penetrare, cogliere quelle leggi che nella bellezza appaiono invece sfuggenti e inafferrabili. Non è un caso che nel punto più alto di ogni religione o filosofia ci sia il suono: “In principio era il Verbo – cioè il Suono – e il Verbo era Dio”, si legge nel Vangelo di Giovanni. E dall’oriente ci viene insegnato che all’origine della creazione sta un Suono, che è l’Om. Il suono infatti, ha il potere di unire l’invisibile al visibile. Il suono, come la bellezza, è una sensazione, modifica profondamente il nostro animo ma è ineffabile e intangibile; contemporaneamente però, il suono è “misurabile”, è numero, si sa che la musica è matematica, quindi consente di studiare e penetrare quelle leggi che governano l’armonia influenzando profondamente il nostro animo e che sono l’origine della scienza dei giusti rapporti.
Si racconta che negli studi dei grandi artisti del rinascimento ci fosse un particolare strumento, chiamato monocordo, con il quale essi ascoltavano le proporzioni delle loro creazioni e quindi il grado di armonia o bellezza che esprimevano.
Il suono dunque consente di penetrare in quel segreto che la bellezza custodisce e contemporaneamente mostra senza sosta.
Il suono coniuga sentimento e ragione, percezione e conoscenza. In altre parole è la via del cuore.
Ragione e sentimento non sono fronti di due opposte schiere, come oggi appare, sono invece i due polmoni con cui il cuore respira per giungere ad una sintesi superiore. La sua sapienza viene chiamata conoscenza diretta: è una conoscenza – quindi conoscibile, intelligibile – ed è diretta – è sentita, non ha bisogno di intermediari.
Quella che inizialmente abbiamo definito come la scienza del pensiero dunque, è in realtà la scienza del cuore.
7) Il terreno intuitivo e mentale del Paese è stato già arato e seminato per svolgere questa missione, il nostro campo magnetico già messo in vibrazione da due grandi uomini, due discepoli come sarebbe più giusto chiamarli: Roberto Assagioli ed Enzio Savoini. Il primo ha sgombrato la via per l’uso superiore della mente, che dall’intelletto conduce al cuore: dalla psicoanalisi alla psicosintesi. Il secondo ha contribuito a costruire, sulla via del cuore, quelle che saranno le basi per la cultura nuova: lo studio del suono, appunto, lo studio del cielo, la nuova concezione del numero e della geometria, lo studio della luce.
SONO I MISTERI, NE’ ANTICHI NE’ NUOVI, CHE RIEMERGONO ANCORA UNA VOLTA A NUTRIRE UNA NUOVA CIVILTA’.
Si affida ad uno slogan la visione che si è inteso presentare in questo breve testo:
Al nostro paese spetta di issare, ancora una volta, la bandiera della bellezza, ossia l’uso consapevole del pensiero, massima energia creativa, come volontà di bene.
ED È LA VIA DEL CUORE.
Questa è la bellezza che salverà il mondo:
l’uso consapevole del pensiero, massima energia creativa, come volontà di bene.
Complimenti per l’ articolo.