(Celebriamo l’entrante Secondo segno zodiacale: Taurus con il seguente scritto e documenti a cura del gruppo astrologico ‘Aldebaran’ della Comunità di Etica Vivente):
La Mitologia dello Zodiaco
TAURUS
“IO VEDO E QUANDO L’OCCHIO E’APERTO TUTTO E’ LUCE“
Nel grande disegno del cielo la costellazione di Taurus brilla nella sua stella alfa [Aldebaran], la più grande e luminosa.
E’ l’occhio di Taurus che concentra ed espande tutto il suo potere ricettivo. Capace di accogliere la spinta celeste, Taurus si fonde con essa divenendo potenza generativa. Tutti gli esseri debbono a questa costellazione la loro nascita fisica o spirituale ed i miti ne conservano tracce nascoste sotto narrazioni simboliche.
Nell’Egitto delle origini l’eterna lotta tra il Bene e Male prende forma nel combattimento cosmico tra Horus e Seth. Lotta strenua e ciclica durante la quale Seth riesce a strappare l’occhio al suo avversario.
Scaraventato sulla terra, perduto per sempre, l’occhio che Horus non ha più costituisce una ferita perenne; la sua orbita vuota è simbolo di vulnerabilità, di perdita di potenza.
La formula aurea dell’occhio (1/2, 1/4, 1/8, 1/16, 1/32, 1/64) serviva da riferimento matematico-scientifico-pratico e da metro costruttivo interiore racchiudendo in sé la perfezione armonica delle proporzioni celesti.
Questa perdita inoltre aveva in sé per l’uomo, nel suo cammino interiore, il significato di “caduta della Visione”.
“E’ la penosa ignoranza che acceca l’uomo nella quale si spegne il più brillante dei suoi occhi, l’idea di Dio” come diceva Plutarco.
La riconquista dell’occhio (intrapresa nel mito dalla dea Hathor (Amore) o dal dio Thot (Conoscenza) è simbolo per l’uomo della riconquista di una particella divina perduta per sempre è quindi una restaurazione del Cielo in Terra.(1)
Il mito narra che alla fine l’occhio fu ritrovato, ma quando si tentò di riposizionarlo ci si avvide che al suo posto, nell’orbita del dio, era stato messo un occhio supplementare.
L’occhio divino pretese una degna sistemazione e Horus ne fece ”l’occhio sacro”, l’uadjet, il serpente cobra che ornerà da allora in poi le corone regali e che aveva il potere di incenerire i nemici gettando fiamme che purificavano il mondo.
Quando l’occhio ritrovato è rimesso al suo posto (o “giace al suo posto” indicando un’azione solo apparentemente passiva) allora nasce il Fuoco come si dice nella liturgia del Tempio.
“Accendere il Fuoco” per gli Egizi era l’azione creativa dell’Horus rigenerato.
Da allora il nome di uadjet sarà sinonimo di “perfetto”, “colui che è in buona salute” e sarà uno degli amuleti più potenti poiché, usato in vita costringerà l’uomo ad una costante vigilanza verso le forze avverse.
Ma esso compare anche nelle raffigurazioni parietali delle tombe come testimonianza di una vita intessuta di Coscienza, legame costante con il divino.
Nella splendida decorazione della tomba di Nefertari vediamo la regina che viene presa amorevolmente per mano dalla dea Hathor per essere da lei condotta attraverso le porte dell’aldilà Sul suo braccio, appena sfumato dal tempo ma luminoso e discreto, un piccolo braccialetto da cui pende l’Occhio di Horus.
La realtà immortale dell’uomo è inseparabile dall’occhio divino prima perso, poi risanato e riposizionato in noi.
l’Occhio Unico, l’onnipotente Visione, senza la quale l’universo resta muto, ci rende capaci di aprire i nostri occhi chiusi per creare la nostra Luce, diffondere la Luce affinché il nemico non possa dire “li ho vinti”.
O sette parole, sette stelle che reggete questa notte
in cui l’Occhio Sacro si rivela .. io vi conosco,
conosco i vostri nomi ridatemi lo scettro di Vita che si trova nelle vostre mani
(Libro dei Morti, 71)
Vedi anche: