“Pitagora fu il primo a chiamare cosmo la sfera delle cose tutte, per l’ordine che esiste in esse“. (1)
Questo scarno frammento introduce, come annunciato nell’articolo precedente, quel passo rilevante e determinante che l’indagine scientifica ebbe a compiere dopo che la scuola filosofica ionica aveva posto le basi della “filosofia della natura“, ossia di quello studio volto a cogliere l’omogeneità della natura, i suoi principi e le sue manifestazioni visibili.
L’interesse preminente di Pitagora per la matematica e la geometria condusse a sganciare il Numero, da qui in poi considerato come Principio essenziale, dalla cosa numerata e la figura geometrica da ciò che viene raffigurato: Numeri e enti geometrici, pertanto, divengono enti astratti, ideali, e il “discorso” (logos) che li ha per oggetto diviene una Scienza, una disciplina che ha il compito primario di “ordinare” la realtà secondo un principio interno che è trascendente la realtà stessa.
Così testimonia Giamblico in merito “Bello è contemplare l’intera volta celeste e bello riconoscere l’ordine degli astri che si muovono in essa; ciò deriva dal fatto che il mondo partecipa del primo, che è anche l’Intellegibile. E il Primo, per lui [Pitagora], era la natura del numero e della proporzione, che pervade tutte le cose e secondo la quale l’universo è armonicamente composto e convenientemente ordinato“. (2)
Così è anche per la musica e l’astronomia, discipline indagate profondamente dai pitagorici, la cui essenza si rivela, appunto, Numero e relazioni tra Numeri, definendo leggi numeriche (condensate nella ricca simbologia della tetraktys) che consentirono sia di riconoscere che la musica è “armonia matematica” (cioè matematica “udibile con le orecchie”), sia di assumere quelle stesse leggi a modello regolatore e governatore del sistema solare e del moto degli astri (cioè matematica “visibile con gli occhi”).
In tal modo si genera l’armonia dell’universo, manifestazione cosmica del Numero, e di conseguenza il mondo diviene un “cosmo” (ordine) nel quale, sulla base e in virtù delle Leggi che lo sottendono, è possibile ascoltare “la musica delle sfere”.
Allo stesso modo anche la via per la purificazione interiore, che i pitagorici avevano attinto dal movimento orfico, si prefigura non più come una pratica di ordine religioso o magico, ma come una vera e propria metodica scientifica, ove Numeri, figure, armonia ed ordine intrinseco alla realtà diventano gli strumenti per accedere ai “misteri”.
Anche noi, a più di duemila anni di distanza da Pitagora, ci interroghiamo in merito ai “misteri” e anche noi sentiamo che a dispetto delle apparenze c’è un Ordine pulsante, vero, bello e giusto che innerva la realtà manifesta e al quale possiamo giungere attraverso l’impulso a conoscere.
Tali “misteri” li possiamo intravedere innanzi tutto nel Cielo, ove nel vuoto apparente e sconfinato dello spazio cosmico i cicli ritmici e solenni degli astri scandiscono l’evolversi dell’universo rivelando alle coscienze indagatrici, ovvero “scientifiche”, quella “quota di mistero” che esse sono in grado di contenere e comprendere.
La lettura dei segni del Cielo si svela pertanto, come i pitagorici avevano intuito, quella Scienza capace di definire le connessioni “esatte” tra Centri energetici, di individuare le direzioni maggiormente significative che irrorano e magnetizzano lo Spazio e di prefigurare il futuro attraverso l’ascolto di quella “musica celeste” che si concretizza nella tensione verso quegli snodi ciclici (date) che maggiormente possono incidere sulla realtà manifesta.
A questo proposito ricordiamo che in questo momento del ciclo annuale il Sole/Vulcano si trova a transitare nel quinto settore di Sagittarius, irradiando nello spazio in modo preciso e focalizzato le qualità costruttive del 5° Raggio: tali qualità di Fuoco stimolano la coscienza umana ad analizzare, attraverso il “principio mentale“, la realtà manifesta in ogni sua più piccola porzione per rintracciare quell’Ordine o Regola aurea che ne è l’essenza vivificatrice, sollecitando nel contempo la sintonia interiore con la nota cosmica che il Numero (5° Raggio) effonde nello Spazio in quel momento.
La “quota di mistero” che tale attimo rivela consente l’avanzata sulla spirale evolutiva e permette di avvicinarsi di un passo alla comprensione del Reale, ovvero permette di procedere su quel cammino verso la conoscenza dell’Uno e dell’Infinito che chiamiamo Scienza.
“In Te è racchiusa la conoscenza dell’universo.
In Te si genera l’impulso a scoprire i misteri“. (3)
Note
- Aëtius, II, 1 1 (Dox. 327)
- Giamblico, La vita pitagorica, Rizzoli, 1991, p.185
- Collezione Agni Yoga. Foglie del giardino di Morya, Appello, § 327, ed. Nuova era, 1973