Si apre il settore dedicato alla Scienza della Nuova Cultura celebrando Sole/Vulcano nella quinta qualità di Aquarius il quale trasmette, con Leo e Sagittarius, l’energia del 5° Raggio. Sarà proprio la Quinta Energia, regina e causa del Rapporto Aureo, a caratterizzare la nuova era; solleciterà l’umanità a stabilire retti rapporti in nome della Fratellanza ed i suoi doni saranno amore e mente universali, servizio e coscienza di gruppo. La nuova Scienza, indispensabile per la costruzione del futuro, dovrà imparare a muoversi in questo ambiente acquariano che insegnerà alle coscienze la dedizione al servizio per il bene comune, che rinnegherà la separatività ed esalterà la mente illuminata e la percezione intuitiva.
È quindi indispensabile conoscere più a fondo le leggi che regolano l’universo per poterle utilizzare in terra. Ci auguriamo vivamente che gli scienziati che si dedicano quotidianamente a questo nobile lavoro guardino l’universo, e la vita che lo anima, con lo sguardo di un innamorato che desidera conoscere a fondo l’oggetto del suo amore. L’amore sa penetrare il mistero e la conoscenza dell’universo, illumina e dà “senso” alla vita, la nobilita, la giustifica e la facilita. Così come ci auguriamo che gli scienziati si impegnino a comunicare i loro pensieri non solo negli ambiti scientifici ma tra la gente comune che ha davvero bisogno di conoscere l’universo.
Riprendiamo ora alcune teorie della fisica relative al tempo e alla velocità che aprirono, nei primi anni del ‘900, nuovi orizzonti e che ancora oggi si studiano. Non essendo dei fisici, non siamo in grado di elaborare eleganti equazioni, possiamo solo utilizzare un pizzico della percezione intuitiva di cui si è sopra accennato.
Secondo Einstein il tempo si può considerare in modo simile allo spazio e nella teoria della Relatività ci si riferisce al tempo come quarta dimensione: lo spazio-tempo. Questo potrebbe suggerire che allora il tempo, in quanto tale, non esiste ed è un’illusione. Nel mondo scientifico, e tra i fisici in special modo, tale idea, il tempo come illusione, è stata oggetto di forti dispute e discussioni in quanto si rischiavano pericolose conclusioni più vicine alla filosofia che alla scienza. Per buona pace di tutti, il mondo scientifico uscì dal dilemma dichiarando che la teoria di Einstein si manifesta quando ci si avvicina alla velocità della luce per cui consiglia, per tutto ciò che viene prima, di ignorarne gli effetti e considerare il tempo e lo spazio nel modo consueto.
Ma che cosa è il tempo?
Ricordiamo tutti la legge del moto di Newton grazie alla quale egli dimostrò che gli oggetti si muovono nel tempo e nello spazio sotto l’influenza di forze, però il tempo newtoniano è assoluto e inarrestabile e scorre ad una velocità costante. Su questo tempo non abbiamo nessuna influenza, possiamo solo subire il suo scorrere, indipendentemente dalle nostre esperienze; è un tempo scandito da un ipotetico orologio cosmico che segna dai secoli ai secondi.
Poi arrivò Einstein e dimostrò che il tempo non è assoluto né indipendente dall’osservatore, ma rallenta o accelera a seconda della velocità. La Relatività ristretta dimostrò che il tempo non può essere compreso se non lo si considera come una parte dello spazio/tempo, e che la distanza tra gli eventi dipende dalla velocità relativa dell’osservatore rispetto agli stessi. Con la Relatività Generale la nozione del tempo si ampliò ed Einstein introdusse l’idea che lo spazio/tempo è capace di curvarsi in presenza di campi gravitazionali.
Il 2015 celebra il centenario della teoria sulla Relatività Generale che Einstein rese pubblica nel 1915. Questa semplice equazione rappresenta, ancora oggi, una grande conquista dell’umanità alla quale offrì una visione del Cosmo che sbalordì. Eccola:
Chi scrive non la capisce, peraltro non sono molti coloro che lo possono fare, ma la bellezza di questa formula cattura. Da questa apparente semplicità capace di sintetizzare in pochi tratti percorsi intuitivi e mentali fantasmagorici, si sono aperti universi di ricerca che hanno cambiato la vita degli uomini.
Riprendiamo il discorso dopo questo doveroso omaggio allo scienziato, dicendo che per l’uomo comune tutte queste variazioni di velocità e curvature non modificano l’usuale percezione del tempo. Anche se tutti sappiamo, ed abbiamo sperimentato, che durante una attività piacevole il tempo pare accelerare, o rallentare se l’evento è noioso, non crediamo che ciò accada realmente. Generalmente, siamo più propensi a considerare il tempo come qualche cosa al di fuori di noi, che scorre alla medesima velocità in tutto l’universo. Percezione newtoniana, alla faccia di Einstein!
Il tempo si può dividere in tre settori: il passato, il presente e il futuro. Nonostante i ricordi individuali e collettivi è evidente che il passato non esiste più tant’è che i pensieri appena scritti sono già un retaggio; d’altra parte, il futuro ancora non è e deve essere costruito sia a breve che a lungo termine, dunque, anche lui non esiste. Ci resta solo il presente che traccia una linea di demarcazione tra il passato e il futuro. Sicuramente il presente esiste, è l’“ora”, eppure benché conduca il futuro nel passato è essenzialmente un istante che muta continuamente, uno sfuggente battito di ciglia.
Sant’Agostino scriveva: “Il tempo non esiste, è solo una dimensione dell’anima. Il passato non esiste in quanto non è più, il futuro non esiste in quanto deve ancora essere, e il presente è solo un istante inesistente di separazione tra passato e futuro”.
Ma il tempo scorre e la vita cambia. Ogni cambiamento si valuta proprio rispetto allo scorrere del tempo ma la fisica non è in grado di definire la velocità con cui scorre né di stabilire con esattezza cosa esso sia. Forse il tempo sta fermo e siamo noi che ci muoviamo; siamo noi che andiamo verso il futuro e non il futuro che muove verso noi. In ogni caso, nessuna delle leggi della fisica spiega lo scorrere del tempo e del cambiare del momento presente. Anche per la fisica il tempo, come lo spazio, semplicemente “è”, e forse questa sensazione che il tempo scorre è, per l’appunto, solo una sensazione per quanto reale ci appaia. Si potrebbe ipotizzare che manca qualche cosa nelle leggi della fisica, qualche elemento non ancora riconosciuto che risolverebbe il problema.
Ripetiamoci la domanda: Che cosa è il tempo?
Il tempo che l’orologio della stazione segna per la partenza del treno, come mille altre operazioni di questo tipo, scandisce lo scorrere della vita quotidiana e non v’è dubbio che l’esistenza umana ne è condizionata. Ma questo tempo non esiste, è una convenzione e non è reale. Per descrivere lo scorrere della vita, il continuo divenire, ci appare molto più corretto parlare di tempo ciclico. Tutta l’esistenza è governata dal ciclo ed essa stessa è ciclica, inoltre, nulla avviene che non sia compreso in una delle sue quattro fasi: la vita di un sole (solstizi ed equinozi), la vita di un uomo (infanzia, giovinezza, maturità e vecchiaia), la vita di un anno (primavera, estate, autunno e inverno), la vita di un giorno (alba, mezzogiorno, tramonto e mezzanotte) e queste scansioni si riproducono identiche nel macro e nel microcosmo, sono parte essenziale dell’Universo. Ciò che invece appare evidente, e che tutti riconoscono, sono le qualità che contraddistinguono queste fasi: la fanciullezza è completamente diversa dalla vecchiaia, e la giovinezza dall’età adulta, eppure esse sono inscindibili altrimenti non potremmo parlare della vita di un uomo nella sua interezza.
Il ciclo dunque, se avvertito in coscienza, offre all’uomo quattro cardini poderosi per vivere più consapevolmente, per fare le cose giuste al momento giusto poiché è il ciclo che costruisce l’esistenza formale. Se così è, tutte le costruzioni umane nascono e si sviluppano seguendo il ciclo e non il tempo il quale, come comunemente inteso, non esiste e, quindi, non è creativo.
Riprendiamo la teoria di Einstein quando sottolinea che il tempo non può essere compreso se non lo si considera come una parte dello spazio/tempo cioè della struttura quadridimensionale dell’universo: le tre dimensioni dello spazio (lunghezza, larghezza e profondità) e il tempo, e rappresenta il palcoscenico dei fenomeni fisici che in esso accadono. Questa teoria ci dice inoltre che lo spazio e il tempo sono una cosa unica ed omogenea.
A questo punto proviamo a sostituire la parola tempo con tempo ciclico e soprassediamo sulla declinazione delle quattro dimensioni che ci sembrano riduttive per descrivere sia lo Spazio che il Ciclo, e riprendiamo il ragionamento ribadendo che il tempo, come comunemente inteso, è una successione lineare di istanti che si snodano tra passato, presente e futuro, mentre il tempo ciclico è da intendersi come una successione di stati di coscienza i quali, per loro natura, sono irripetibili ed hanno qualità proprie.
Ciclo e Spazio hanno la medesima natura e non si possono dividere poiché il ciclo si attiva nello spazio e, come lo spazio, è una entità infinitamente capiente: sono un tutto omogeneo. Lo Spazio genera e ospita una infinità di Cicli, e ogni ciclo è sostanza spaziale: sono una cosa unica. Il Ciclo come lo Spazio semplicemente “è”. Se l’ipotesi è corretta, è dunque il tempo ciclico e non il tempo lineare che l’uomo deve imparare a considerare come il campo all’interno del quale costruire la sua esistenza sia terrena che celeste, lo dimostra il fatto che il ciclo si sperimenta ogni giorno anche se è invisibile.
E ancora, all’interno del ciclo si viaggia senza soluzione di continuità e le quattro scansioni si amalgamano le une nelle altre; tutti gli esseri che lo vivono, seppur differenziati e distinti, seguono le sue battute e la sua velocità. Ma gli attori sul palcoscenico utilizzano ritmi diversi così se il loro passo è troppo lento la velocità del ciclo li travolge, se è troppo veloce le immagini e le sensazioni fuggono via lasciando una scia indistinta. Solo quando i ritmi si unificano, il viaggio si compie alla medesima velocità e nei tempi previsti. Ogni ciclo infatti ha una durata, più o meno ampia, all’interno della quale si sviluppa uno specifico progetto di crescita, individuale e collettivo, che coinvolge tutto e tutti. Il ciclo inoltre, essendo un sistema creativo, non sta mai fermo; a nostro modo di vedere, è il congegno evolutivo per eccellenza e lo dimostra il fatto che in realtà non finisce mai poiché, salendo a spirale, apre al futuro e al ciclo successivo. Esso esercita, dunque, una progressiva ma continua azione di aggiornamento, un altro modo per dire evoluzione. All’interno del ciclo, quindi, tutti gli uomini sono liberi di seguire la propria velocità relativa per cui la velocità del ciclo percepita sarà per alcuni accelerata e per altri rallentata, e questa percezione si ripercuoterà sugli eventi e sui loro sviluppi.
Ancora un passo, Einstein dimostrò che il campo gravitazionale non è diffuso nello spazio ma è lo spazio stesso. Lo spazio, quindi, diventa una componente “materiale” del mondo in grado di flettersi, ondeggiare e incurvarsi. L’equazione descrive infatti come lo spazio si curvi intorno a una stella e tale curvatura consenta ai pianeti di orbitare intorno ad essa. Anche il tempo, come lo spazio, si incurva. Pertanto se lo spazio non sta fermo, e non ritorna mai su se stesso, neppure il tempo può, entrambi, quindi, sono in espansione. La nostra ipotesi, se accettata, racconta che solo il ciclo, col suo moto a spirale, riesce a disegnare perfettamente questa espansione.
Dopo tutte queste parole … che cosa si può ancora aggiungere sul tempo e sul ciclo?
Per vivere e comprendere i fenomeni tangibili l’uomo ha dovuto, e ancora deve, crearsi una misura temporale senza la quale non sarebbe certo della propria crescita e del proprio sviluppo che ottiene sempre per passi successivi. Per vivere e comprendere gli stati di coscienza l’uomo deve riconoscere il ciclo e la sua potenza unificante. Il tempo/ciclo, dunque, è una misura di costruzione che indica un preciso grado evolutivo.
Terminiamo ricordandoci che nessuna forma è eterna; la sua durata è limitata e, nel corso del suo sviluppo, cambia continuamente. Dalle galassie all’uomo, la legge si ripete: ad una forma ne segue un’altra, una vita finisce e un’altra nasce; se il ciclo non esistesse non avremmo il perdurare della vita in espressione e, solo in questo caso, potremmo parlare di morte, cioè della fine di tutto. Ciò che è formale transita attraverso il Tempo e lo Spazio e viaggia da una esperienza ad un’altra. Queste due entità costituiscono quella Durata Eterna, di cui parla La Dottrina Segreta, nella quale ogni cosa ha una esistenza reale, esistenza che i nostri sensi ci confermerebbero se fossero capaci di comprenderla. L’Universo è creato, dissolto e riprodotto in successione illimitata.
Tutto ciò che esiste, dunque, dalla forma più densa alla più sottile, si evolve e tutte le forme non sono altro che la manifestazione prodigiosa dell’Uno. Goethe descrisse questo pensiero con mirabili parole: “Così lavoro al crepitante telaio del Tempo. E intesso per Dio la veste nella quale tu Lo vedi.”
Certamente questo articolo apre a nuovi orizzonti, ma la verità in esso contenuta, deve trovare applicazione. Come? Penso al noto scienziato, il nobel x la fisica Stephen Awking, affetto da tanti anni da SLA, miracolosamente ancora in vita e incredibilmente produttivo e creativo. Usa da molti anni un computer che attiva una voce comandata dai suoi movimenti oculari. A suo tempo quando gli fu prognosticato solo due anni di vita, usò tutte le sue forze e capacità di scienziato per scoprire il tempo, la sua natura e il suo utilizzo, compreso la capacità di viaggiare nel tempo stesso e credo cosi poter vincere la morte.Ora le sue ricerche lo hanno portato altrove..ma mi ha colpito la sua frase, che secondo me , sintetizza tutto il suo sapere: ” Per quanto sia difficile la vita, c’è sempre qualche cosa che è possibile fare, guardare le stelle , anzichè guardare i piedi”
Mi rendo conto che molti di noi sono costantemente attratti dalla ricerca di continuità. La morte ci fa paura, e noi la esorcizziamo tentando di costrure un ponte tra noto ed ignoto e con ciò , trovare una relazione tra passato e futuro.la nostra mente può funzionare solo nell’ambito del noto, del continuo. Il nostro sforzo è quello di conferire all’ignoto , continuità. Noi non vogliamo conoscere la vita, che include la morte, ma vogliamo conoscere il modo per continuare, senza finire. Ma non vediamo che soltanto nel finire può esservi rinnovamento, creatività, l’ignoto, e non nel trascinare , giorno dopo giorno, le nostre esperienze, memorie, sventure. Mi trovo da molti anni come psicoterapeuta a lavorare per un processo continuo di liberazione dal passato, dai condizionamenti subiti, ricordando come ben esprime la favola dell’elefantino indiano, che noi adulti abbiamo molti strumenti per poterci liberare, solo il piccolo elefantino , viene legato ad un paletto, e li rimane, prigioniero, ma diventato adulto, deve realizzare che è un grande pachiderma, forte, capace di spezzare ogni piccolo paletto. Spesso funzioniamo cosi, non comprendiamo che il passato è morto, a noi spetta poterci liberare dai fantasmi del passato. Abbiamo da adulti, se siamo adulti, tutti gli strumenti necessari per riprenderci la libertà. Riprendendoci la responsabilità della nostra vita, nel nostro presente per costruire il nostro futuro. Soltanto se ogni giorno moriamo, rispetto a tutto ciò che è antico, potrà esistere il nuovo. Il nuovo non può esistere nella continuità, perchè il nuovo è il momento discontinuo, come ci viene rivelato dalla legge dei cicli, il nuovo è creazione, , è l’ignoto, l’eterno, Dio, quello che vogliamo. E’ possibile porre termine all’attaccamento intimo, mediante la memoria, alla sicurezza psicologica, alle memorie accumulate, nelle quali normalmente si cerca sicurezza. Credo sia possibile, solo se riusciamo a morire ogni giorno, conoscere la morte vivendo. Solo nel saper giungere a termine, nel mettere fine alla continuità, si ha il rinnovamento, solo nella discontinuità troviamo la creazione che è eterna.
Leggo regolarmente gli articoli di Tps che sono, per me, nutrimento (nonché orientamento, stimolo, apprendimento, aggiornamento….); in alcuni casi, più che in altri, mi capita che, la condivisione di “comprensione” susciti in me un moto di profonda gratitudine. Questo è uno di quelli: grazie Teresina!
Patrizia S.