Il quindicesimo allineamento significativo focalizzato dal Sole è con la stella brillante Canopo, l’asterismo più luminoso del firmamento dopo Sirio e lucida della costellazione Argo Navis: per la Tradizione è l’eroica Guida, il Timoniere della mitica nave stellata che conduce i pellegrini nel viaggio divino sulle acque primordiali, a non fallire ‘il glorioso porto’, il ritorno alla Patria imperitura.
La Nave Argo è una costellazione multipla composta dalla Vela, dalla Poppa e dalla Carena (unite fino al 1760) e si estende, da Cancro (la Porta degli Uomini) a Capricorno (la Porta degli Dei), per ben settantacinque gradi di arco, contenendo sessantaquattro stelle, di cui la più luminosa è appunto Canòpo.
È uno degli asterismi più grandi e naviga immersa quasi completamente nella Via Lattea, all’estremo Sud, in quella zona anticamente chiamata “il Mare”, simbolo delle Acque primordiali e generative. Lo splendore del suo timoniere Canopo appare, sin dall’antichità, chiaro ed evidente: era considerata presso i nomadi del deserto alla stregua di una polare del Sud, indicando tutto ciò che era brillante, glorioso e bello, mentre in Persia era sinonimo di sapienza, il suo fulgore bianco e blu essendo le luci del pensiero spirituale.(1)
La mitica Nave Argo e la leggendaria Canopo hanno origini antichissime: nella civiltà sumera “era associata al culto di Ea, il dio delle acque primordiali, protettore dei naviganti e dei pescatori. Si favoleggiava che nuotasse davanti alle navi nelle sembianze di un busto umano terminante in una coda di pesce. Fu Ea a dirigere per mezzo del suo pilota l’arca del Noè sumero, Sidnapistin, e a guidare la barca di Gilgamesh nel suo pellegrinaggio nell’isola dei Beati”. (Estratto da: A. Cattabiani, Planetario, Oscar Saggi Mondadori, pag. 255).
Nella Tradizione greca Canopo era identificato con il pilota della flotta di re Menelao, morto sulle rive egizie per il morso di una serpe; è anche associato alla prima nave che solcò gli oceani e trasportò dall’Egitto Danao, il progenitore dei Greci o Danai con le sue 50 figlie, molto tempo prima della nave dei 50 Argonauti, i celebri compagni di Giasone partiti alla ricerca del Vello d’oro (Aries), allegoria di un viaggio (2) sciamanico “di un comitato di adepti sulla piroga degli spiriti o piroga serpente.”(3)
Ma soprattutto Argo è: “ARGHA (Cald.) – L’arca, il grembo della Natura; la luna crescente, una barca di salvataggio; anche una coppa per offerte, un vassoio usato per cerimonie religiose.” (Estratto da: H. P. Blavatsky, Il Glossario Teosofico, Collana Cintamani, 1998).
Del pari in Egitto Horus – il Sole – era il “mistico Bimbo dell’Arca”, o argha, simbolo della matrice od utero (astrologicamente la Luna che vela Vulcano), la barca che aveva trasportato Osiride ed Iside oltre il diluvio, nonché Isi e Ishwara nella tradizione Indù.
La Nave Argo è prossima alla costellazione del Cane Maggiore, e in antico si sapeva trainata dalla sua coda nonché da Anubis-Sirio, cosicché i suoi 50 rematori ed argonauti, nonché le 50 figlie di Danao, sembrano riferirsi al ciclo (nave, orbita) di 50 anni che l’invisibile stella Sirio B(4) impiega per ruotare attorno a Sirio A, quel giubileo o compimento che segue ogni ciclo di perfezionamento (7×7=49 anni).
Si narra inoltre che i due asterismi costituissero l’arco da cui venne scoccata la freccia che mira a Sirio(5), al Magnete fonte e garanzia di resurrezione, a cui il Sole si è appena allineato (6 luglio).
Argo è infine associato dall’Astrologia esoterica, insieme alle costellazioni dell’Orsa Maggiore e dell’Orsa Minore, al segno di Cancer: nomi e simboli che danno l’idea di massa o di gruppo, di una trazione direttiva e attrazione magnetica che guida il pellegrino sul sentiero del ritorno a casa (la famiglia umana, il quarto regno di natura, viene detto essere venuto gradualmente in esistenza in una passata Era del Cancro).
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Argo, la Nave della salvezza, suggerisce dunque l’idea della sicurezza, dell’avanzare, del trovare una via, del viaggio da fare, di un mezzo di trasporto per i pellegrini che tendono ai mondi lontani, al Tesoro, alla nuova patria più libera, salendo alti in volo sulle Acque della sostanza.
L’Uomo, a bordo della nave planetaria, vede nella Stella Guida Canopo un lampo di quell’elusiva, sensibile e profondamente occulta, o celata, intuizione spirituale che lo guiderà imperturbabile, per Mano del suo esperto Timoniere, ad un approdo futuro e certo, a ciò che è grande e predestinato, al Magnete dei Cieli.
«… Pensate al filo d’argento che connette ciascuno in ispirito con la Guida, ed estendetelo fino a Colui che regge il Pianeta. Ne risulta una rete di condotti che scende dallo Spirito Supremo… ». (Da: Illuminazione, §112, Collana Agni Yoga).
Da Canopo s’irradia il Mistero della Guida
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— Urusvati sa che esiste un piano predisposto. Eseguirlo è come guidare una fragile imbarcazione in una rapida, fra i massi. Il battello deve seguire il suo corso e portare il carico a destinazione; il letto del fiume, però, cambia continuamente, e sassi pericolosi l’insidiano. Il timoniere deve trovare il giusto percorso in ogni momento.
Chi guarda dalla riva si rallegra, pensando che il viaggio procede bene verso la meta: “Chi è al timone conosce la rotta.” Non vede i rischi evitati da quelle manovre. Quel timoniere non può rifugiarsi in acque calme, che fermerebbero la corsa. Deve sacrificare molto, per non smarrire la direzione giusta. La spuma del fiume si mescola al suo sudore, ma per lo spettatore quella lotta è solo una lieta avventura.
Ciò fa capire cos’è un progetto. Pochi si rendono conto che richiede una vibrazione intensa. Ciascuno guarda al futuro a modo suo, e fissa le mete senza prevedere pericoli e neppure sapere che esistono. Insiste su circostanze immaginarie e non vede le insidie. Senza volerlo, lo spettatore turba il timoniere con le sue intrusioni. Eppure, quanto più le condizioni sono pericolose, tanto più è necessaria la prudenza di chi assiste. Pochi davvero sono coloro che comprendono il piano, senza egoismi.
[…] È vero che il battello scende per rapide pericolose, ma la meta è sicura. Si devono superare molti ostacoli minacciosi. Non si perde la via per questo, ma occorrono saggi adattamenti.
Affermiamo ciò non durante un riposo, ma durante una lotta intensa. Ecco un’altra pagina della Nostra Vita interiore. Diceva il Pensatore: “Mi vedo al timone in una corrente impetuosa. Il sole splende, l’aria è calma, ma il cuore segnala che è in arrivo una tempesta”. (Da: Sovramundano III, § 666, Collana Agni Yoga).
— Facendo la Mia Volontà Mi consenti di fare la tua. C’è forse una separazione fra le volontà che tendono alla luce? Ricordate che Noi guidiamo quelli che si sono affidati a Noi lungo file di magneti controllati. Fidatevi del Timoniere Che ha già traversato tutti gli oceani.
«Passa il ponte e collauda te stesso. Ma la Mia stella splende da millenni».
La paura non tocca un cuore che è stato provato. (Da: Agni Yoga, §657, Collana Agni Yoga).
— Perché dico “Guida” e non “Comandante”? C’è una grandissima differenza. Il secondo è un concetto che presuppone uno stato presente, il controllo esercitato su qualcosa che già esiste, mentre la Guida riguarda e manifesta il futuro in tutta la pregnanza del termine. La Guida non amministra un qualcosa di già costruito: conduce, e tutte le sue azioni sospingono avanti. Chi comanda esercita la propria azione su uno stato già acquisito e compiuto, mentre la Guida non ha mai a che fare con un ordine già affermato, e ha il compito di condurre sul Monte della Perfezione. Se la missione di quello è grande, la responsabilità di questa è anche maggiore, ed è perciò che i Poteri supremi pongono il loro Altare là dove appaiono i segni della Guida. […] la Guida deve avere per simbolo la purezza del cuore. Egli porta il bene del popolo non solo nell’azione, ma anche nel cuore. Sa che gli è stato affidato un calice ricolmo, e non esce dal sentiero con inutile vagare, e non versa una sola goccia di quel calice.
Dunque la Guida è un concetto che è segno di futuro.(Da: Mondo del Fuoco II, §48, Collana Agni Yoga).
— Chi tende ad elevarsi senza Gerarchia è come un arciere che scocchi frecce verso il cielo ad occhi chiusi, nella speranza di colpire un uccello. Ma dalla vita bisogna espurgare tutto ciò che è casuale. Si deve sapere dove si è diretti, e aver fiducia nella Guida – solo così si evita di tirar colpi alla cieca; e la Guida sa come scansare i colpi avvelenati. Ma rispettatela non solo a parole, ma nel cuore, e la Guida crescerà, assieme a voi; perché accostandovi a ciò che è grande si cresce, così come è inevitabile rimpicciolire quando si torna indietro. È una legge, questa, che si può benissimo rappresentare graficamente: figuratevi due linee che dal seme dello spirito divergono verso la Luce dell’Infinito, e vedrete che ogni mossa nel senso giusto realmente vi ingrandisce.
— Ogni spirito crea il suo proprio karma, così come ogni popolo. Le nazioni hanno certo bisogno di una guida, perché neppure un prestigio ben fondato basta a sostenere un popolo che pensi erroneamente. Né ricchezze, né nomi popolari e prestigiosi, né cumuli di consigli inapplicabili sarebbero sufficienti a salvarlo. In verità, sono il pensiero e lo spirito ardente della guida che gli aprono vie nuove. Che dunque la stella della Guida spirituale splenda luminosa quando il Cosmo è in tumulto. Che il grande Regno della Luce trionfi sulle rovine del vecchio mondo.
L’attrazione è dunque un grande Potere manifesto, ed è giunta l’ora del nuovo Mondo, grande e predestinato. Guai a chi si oppone alla Gerarchia!
— Quando mai l’uomo vorrà imparare in che consiste la vera dignità di un popolo? Quando capirà che bisogna proteggere la sacralità dello spirito e che sono i portatori di pensiero – quale fonte unica – che possono guidare una nazione? Distruggendo il pensiero la si priva della sua potenza e dell’influsso che è destinata ad esercitare. Ogni popolo dovrebbe dunque curare premurosamente il proprio Timoniere soprattutto, poiché la nave che non governa non regge la bufera. E quindi la massima cura di un popolo e di qualunque struttura deve essere posta nella Gerarchia; poiché non c’è costruzione che non debba essere satura di potere dall’Alto. Fintanto che la Gerarchia non sarà compresa l’umanità continuerà a sprofondare nell’ignoranza e nell’oscurità della distruzione.
Per questo gli oscuri sono in allarme, perché sentono che il mondo cerca con grande potenza di ricostruire, e ne ha gran bisogno: e così essi preparano la loro stessa rovina!
— Durante la costruzione di grandi progressi si nota che il potere centrale raccoglie attorno a sé quanto occorre per quell’evoluzione. Come un magnete focale la Guida attrae a sé ogni cosa, spazza via i vecchi accumuli e crea nuove correnti. Per tutta la storia le varie nazioni sono state edificate da guide simili. Si può affermare che se si dà prova di aderire intimamente alla Gerarchia si riesce a svolgere qualsiasi compito cosmico. L’umanità ha sofferto soprattutto per essersi separata dalla Volontà superiore. Solo riunendosi al Potere supremo potrà adempiere le Leggi maggiori. È impossibile accettare la Gerarchia e il suo potere se non si comprende la Volontà superiore.
Ogni passo dipende dunque dal realizzare quel Volere, che intensifica tutte le corrispondenze superiori. Quante palesi possibilità si possono attrarre dal Tesoro. Il non accettare la Volontà superiore complica qualunque struttura. Ricordatelo bene! Infatti, ogni struttura è tenuta assieme dal suo punto focale. Bisogna pertanto operare indirizzando coscientemente ogni sforzo verso la Gerarchia. (Da: Gerarchia, §193, §417, §435, §279, Collana Agni Yoga).
Ecco la tempesta, il mare s’infuria. E’ tempo di pensare alla bonaccia.
Ecco la calma sovrana, il cielo ridente. E’ tempo di pensare alla bufera.
Io sono il timoniere del Noi, e lo rivolgo al Porto in ogni tempo.
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Guido i cuori, qui e là. Ma so che le alternanze non sono perenni,
e li ammaestro a seguire quella Rotta che sfiora appena le acque e non avverte mutamenti.(6)