Lo psicanalista Karl Menninger diceva: «Ascoltare è una cosa magnetica e speciale, una forza creativa. Gli amici che ci ascoltano sono quelli cui ci avviciniamo. Essere ascoltati ci crea, ci fa aprire ed espandere».
Ascoltare è quindi un’arte sottile concessa a pochi e così come il comunicare è un bisogno primario dell’uomo, ascoltare è la base fondamentale del processo di comunicazione, ma l’incapacità di mettersi in posizione d’ascolto è il difetto di gran parte degli individui.
Questo accade perché non si dà il giusto peso alla capacità d’ascolto nelle relazioni sociali e anche perché la maggior parte delle persone non comprende la differenza fra ascoltare e sentire passivamente tutto quello che vien detto: ascoltare è un atteggiamento attivo e dinamico che fa comprendere ciò che viene espresso dall’altro con sistemi verbali e non verbali.
In genere non ascoltiamo i nostri interlocutori perché siamo concentrati sui nostri interessi, oppure perché poniamo la nostra personalità al centro di tutto e vediamo i nostri pensieri, emozioni, parole come una cosa sola con noi stessi e così ci isoliamo dal mondo cercando di apparire sempre come l’elemento centrale.
Per affermarci ci mettiamo su un gradino più alto rispetto agli altri e da quella posizione li osserviamo ed esprimiamo le nostre idee rinunciando a ricevere quanto di buono c’è in quelle altrui.
Comunicare significa inserirsi in un dialogo in posizione di ascolto e di domanda, essere contemporaneamente fuori e dentro se stessi, riuscire ad “accordarsi” con lo stato d’animo dell’altro ed entrare in empatia per parlare un unico linguaggio.
Con il vero ascolto si riesce a percepire anche l’espressione non verbale fatta di gesti, sguardi, movimenti e silenzi che la persona non aveva intenzione di dirci, ma che involontariamente trasmette con il proprio comportamento e il proprio modo di esprimersi
Nel rapporto fra genitore e figlio, medico e paziente e in tanti altri, l’ascolto è indispensabile perché se una relazione non funziona è verosimile che alla base ci sia l’incapacità di ascolto di uno o di entrambi gli interlocutori, in quanto ascoltare significa anche accogliere il contesto, il linguaggio e il ruolo dell’altra persona che viene stimolata a comunicare perché si sente capita.
La giusta comunicazione ci aiuta ad avvicinarci e a conoscerci meglio tra di noi, ad essere più legati. Tutte le barriere che ci separano possono essere sormontate solamente se siamo pronti ad ascoltarci e ad imparare gli uni dagli altri. Abbiamo estremo bisogno di appianare le diversità attraverso tipologie di dialogo che ci permettano di crescere nella tolleranza e nella considerazione reciproca. La cultura dell’incontro richiede che siamo disposti non soltanto a dare, ma anche a ricevere dagli altri.
Per crescere in umanità e nella comprensione reciproca dobbiamo recuperare un po’ di calma per avere la capacità di fare silenzio e ascoltare, nel contempo dobbiamo avere anche una certa dose di pazienza se vogliamo capire chi è diverso da noi, perché un individuo esprime pienamente se stesso quando sa di essere realmente accolto e non soltanto tollerato. Se siamo veramente desiderosi di ascoltare gli altri dobbiamo imparare a guardare il mondo con occhi diversi e ad apprezzare l’esperienza umana come si manifesta nelle varie culture e tradizioni.
Nonostante tutti i nostri limiti possiamo essere veramente vicini gli uni agli altri comunicando, perché chi comunica si fa prossimo e si fa carico del fratello divenendo simile a lui avendo la consapevolezza che tutti siamo esseri umani, figli di Dio.
Il silenzio, necessario per ottenere la calma, non è assenza di comunicazione ma indica un comportamento ricco di messaggi non espressi e anche molto di più.
Se intendiamo il silenzio come assenza di suono e accettiamo l’idea che il suono è produttore di forme, dobbiamo necessariamente ammettere che esso è privo di suono e di forma e, come tale, sa comunicare. Se non ci fossero, infatti, le pause di silenzio fra le parole e le frasi non ci sarebbe risonanza e comprensione da parte di chi ascolta in quanto le energie che affidiamo alla parola, che è forma, precipitano proprio durante quegli intervalli insonori.
Il silenzio scopre il senso delle cose e ce lo presenta rivelando ciò che è coperto dalla forma, lasciando alla mente umana la libertà di interpretarlo.
Molti antichi Maestri di vita insegnavano con il silenzio, infatti si dice che il miglior maestro è colui che sa insegnare tacendo e non possiamo dimenticare che il Silenzio divino è il Creatore assoluto.
Anche tutte le grandi domande che l’uomo si pone sulle sue origini, sul senso della vita, sul mistero della morte e tante altre ancora, vengono pronunciate nel silenzio e affidate al silenzio e, se si sa attendere e ascoltare, le risposte arrivano e la comunicazione con l’Infinito non viene mai sospesa.
Certo oggi non è facile parlare di silenzio perché la vita quotidiana è tanto caotica e immersa nel suono, che di musicale non ha niente ma è un vero e proprio frastuono generato da musiche dissonanti, opinioni su tutto, persone che litigano e urlano nella vita di ogni giorno, nei programmi televisivi e persino in Parlamento……..è un vociare ininterrotto che produce disarmonia.
La maggior parte dell’umanità non ama il silenzio, anzi lo teme, perché in quei momenti ogni uomo sarebbe costretto a confrontarsi con se stesso, con la sua parte più profonda e, proprio per questa ragione, preferisce vivere nel trambusto che stare per un po’ nella pace interagendo col silenzio e così preparando e man mano allargando il canale di comunicazione col suo sè superiore per trasmettere alla coscienza del cervello fisico la realtà e lo scopo della sua esistenza.
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