Come abbiamo visto, a proposito della precedente congiunzione della Terra con il centro stellare Hamal, il nostro Pianeta è in transito, secondo la prospettiva del Sole (eliocentrica), tra le Stelle iniziatiche dell’Ariete; ed in tale Data, il 17 novembre, intercetta sul meridiano eclittico la stella Algol (β Persei),1 la variopinta della costellazione del Perseo, il cui nome significa Testa del Demone, la Medusa uccisa dal Guerriero celeste (Perseo), garanzia di conseguimento finale.2
Vediamone ora la posizione e le relazioni nel profondo Cielo.
L’astro sulla Testa di Medusa, la custode dell’Abisso, si irradia nel Cielo tra l’Auriga, il Pentagono del Nord, e l’Andromeda, liberata dal mostro Cetus da Perseo e simbolo della Materia liberata. La Stella è posta a sigillo della leggendaria impresa del Guerriero celeste, un’allegoria che mostra il liberarsi dell’uomo spirituale dalla schiavitù della materia, narrata dai destini incrociati di sette figure mitologiche e altrettante costellazioni che occupano questa regione del Cielo: la famiglia reale con Andromeda, sua madre Cassiopea (simbolo del trionfo della materia) e il padre Cefeo (il Re, il Legislatore), il mostro marino Ceto e il cavallo alato Pegaso (simbolo della mente superiore).
La costellazione di Perseo, per la sua particolare posizione in una zona attraversata dalla Via Lattea, veniva definita anticamente ‘colore della polvere’; Arato (III sec. a.C.) la chiamava ‘il Sollevatore della polvere celeste’ perché il suo perenne lottare pare agitare nel cielo quella polvere di stelle che è la nostra galassia.
L’eroe, infatti, viene rappresentato negli atlanti celesti nell’atto di brandire con la mano destra la spada levata (simbolo dello spirito) e con la sinistra la testa mozzata di Medusa (la materia domata); è colto nel momento culminante della sua impresa, quando cioè ha tagliato la testa della Gorgone e superbamente la protende, contro il mostro marino che sta per ingoiare Andromeda.
L’idea di muovere, sollevare, suggerita dagli antichi, si addensa nel disegno tracciato dalle stelle più brillanti della Costellazione (Mirfak, Algol, Menkib e Atik) che ricorda vagamente una K;3 inoltre pare che il sorgere elicoidale delle stesse preceda Andromeda, sollevandola.
Algol indica dunque il collo sanguinante della Gorgone4 Medusa dal quale, ci racconta il mito greco, balzarono fuori il cavallo5 alato Pegaso (simbolo della mente illuminata) e suo fratello, il guerriero Crisaore, il cui nome significa ‘spada aurea’, che uscì appunto brandendo una spada d’oro. Erano le due creature generate da Poseidone e Medusa nel tempio di Atena. Il sangue sgorgato dalla ferita della Gorgone ne rispecchiava così la duplice natura, portatrice di vita e di morte: aveva sia il potere di uccidere (lo sguardo pietrificante) che quello di resuscitare i morti e di guarire, in quanto il suo sangue fu usato da Asclepio, il figlio di Apollo, che esercitava l’arte della medicina e aveva come simbolo il caduceo (il bastone di Mercurio).
La narrazione di Perseo è la più grande epopea scritta dagli antichi costellatori del cielo notturno. Interroghiamone ora, nuovamente, il mito e il simbolismo ad esso associati, nel tentativo di svelarne il messaggio causante e dinamico: i “miti sono considerati adesso come favole precisamente in proporzione a ciò che non comprendiamo di essi; e come verità in proporzione a ciò che un tempo si comprendeva di essi.” (Da: H. P. Blavatsky, Cosmogenesi, Collana Cintamani, pag. 256).
Lo scrittore Robert Graves ritiene che il mito di Perseo6 rappresenti la memoria delle lotte tra uomini e donne che si conclusero con la transizione da una società matriarcale a quella patriarcale. La leggenda riguarda la creazione di un regno argivo, sul quale si innesta la lotta contro una regina libica impersonata dalla Medusa: “la Gorgone, che altro non è se non l’immagine data degli Elleni della dea libica Neith, alla Grande Madre”,7 la Vergine Immacolata o la divinità femminile dalla quale derivano tutte le cose.
La Testa della Medusa era il simbolo della città di Sais: “il luogo dove fu fondato il famoso tempio di Iside-Neith, dove c’era la statua sempre velata di Neith (Neith ed Iside erano intercambiabili), con la famosa iscrizione: Io sono tutto ciò che fu, che è e che sarà, e nessun mortale ha mai sollevato il mio Velo.” (Ibidem).
Nella mitologia babilonese e poi in quella ebraica Algol era identificata con Lilith:
“Fu la Vergine a fondare il matriarcato che dominò quella civiltà, cui si riferiscono miti e leggende che narrano di Lilith, l’ultima Dea Vergine dell’Atlantide; lo stesso concetto è alla base della tradizione delle antiche Amazzoni, la cui regina fu sconfitta da Ercole, che le strappò quanto cercava. È un’allegoria che mostra il liberarsi dell’uomo spirituale dalla schiavitù della materia. Tre di queste divinità sono Eva, Iside e Maria.” (estratti da: A. A. Bailey, Astrologia Esoterica, Collezione Lucis, pag. 252).
In risonanza con l’associazione Medusa-Madre, può essere utile ricordare che la radice indoeuropea Ma e le sue varianti Me-Man-Medh esprimono essenzialmente l’idea di misura, di rapporto e si trovano ad esempio in madre, colei che pone in relazione attraverso la misura, il limite, l’ordinatrice e nel sanscrito Medha (sapienza divina, sacrificio), in sanscrito matra (materia), l’egizio Meed, Met, Maat (dea della giustizia).
L’atto eroico del Guerriero celeste, Perseo, sembra quindi suscitare il potere vitale che giace latente nella Gorgone, fluisce attraverso il suo sangue e irradia dalle scintille brillanti sulla sua testa, uno dei differenti nomi dati dalla corrente teosofica alle molteplici manifestazioni o effetti del ‘Fuoco Vivente’ che tutto compenetra: le Acque Ardenti dello Spazio conosciute anche come lo Spirito di Luce o Âkâsha8, acque materne generative scese a purificare e proteggere il corpo e l’anima di ogni essere vivente. ‘Un Fuoco che dà la conoscenza del futuro, scienza ed amabile favella’ e, in questa denominazione, è conosciuto anche come: “…il Fuoco di Ermete, la Torcia fiammeggiante di Apollo, la Fiamma di fuoco dell’elmo di Plutone; le Scintille brillanti nelle chiome dei Dioscuri [i gemelli Castore e Polluce] e sulla testa della Gorgone, l’elmo di Pallade e il bastone di Mercurio; le Lingue di fuoco della Pentecoste, il Rovo ardente di Mosè; il Magnetismo atmosferico di alcuni Naturalisti, il Galvanismo, ed infine l’Elettricità.” (Estratti da: H. P. Blavatsky, Cosmogenesi, Collana Cintamani, pag. 255).
La suprema onnipervadenza vitale della Sostanza primordiale pare dunque essere il vero potere di Medusa.
L’ambiguità simbolica di Medusa testimonia la duplice natura del Fuoco sacro inerente la Gorgone, che si presenta infatti al tempo stesso come un emblema di repulsione e di fascino, di morte e vita, di minaccia e protezione, segnalando di volta in volta la coesistenza di modelli interpretativi contrastanti e ambivalenti.
Lo scudo con la testa gorgonica, usato per esprimere forza e saggezza, è nell’evidenza uno scudo “spettrale”, “una maschera, nel cui volto nobilmente bello (…) la rigidezza angosciosa della morte è espressa con indicibile potenza” (Goethe), ma potremmo pensarlo rivolto in realtà a scuotere e contrastare lo stato di torpore ed annebbiamento in cui versa l’umanità, riproducendo (nei nemici) con la sua capacità paralizzante tale dimensione illusoria, simile alla morte.
Ecco che il Guerriero celeste Perseo, con gesta memorabili pervase di ardore e bellezza, si oppone allo scandalo cosmico della morte vincendola, dominandola ed usandola per difendere la vita. Il mito racconta che Perseo domina la Gorgone grazie all’aiuto di oggetti magici: l’elmo di Ade che lo rendeva invisibile, i calzari alati di Ermes che gli permettevano di essere rapido nei movimenti e lo scudo riflettente di Atena che gli consentiva di ovviare all’occhio pietrificante della sua vittima attraverso una visione indiretta. È soprattutto nell’atto finale, magico e rituale del rispecchiamento (vedi per approfondimeti: Il tesoro delle parole: l’arte della speculazione) che l’Eroe suscita in sé tutta la potenza e l’energia, garanzia del Suo conseguimento.
Infine, ricordiamo la natura astronomica straordinaria di Algol che vela il mistero dell’oscuramento di alcuni corpi nel firmamento, chiamati corpi opachi:
“Algol è la più famosa delle stelle variabili, prototipo delle binarie ad eclisse dette appunto ‘tipo Algol’… La sua luce cambia di intensità con una regolarità perfetta…; è composta da una brillante, che vediamo variare di splendore, e una oscura che causa il calo di luminosità passando periodicamente davanti all’altra ed eclissandola: la stella bianca succhia materia all’altra causando autentici “terremoti stellari”. Le due stelle sono vicine una all’altra, distando non più di dieci milioni di chilometri, e orbitano velocemente attorno al comune baricentro. Esiste un’altra stella a 440 milioni di chilometri dalle prime due, che ruota attorno ad esse in 680 giorni, e probabilmente ne esiste una quarta, una nana bianca, con un periodo di 188 anni.” (Wikipedia).
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In tale Data, 17 novembre, allorché la coscienza terrestre vive la necessità di trasformarsi promossa dall’attuale Segno di Scorpio così da risorgere dalla morte, dall’illusione e dalle tenebre, il Discepolo solare (la Terra) incontra il luminoso sguardo rettificatore e ordinatore di Algol, quello profondo dello Spazio, che pone in rapporto, con misura, tutto ciò che ha un limite e l’eterna immobilità dell’Essere.
L’Eroe del Nuovo riflette il fulgore profondo di quel Centro cosmico, la potenza della visione della Realtà, e con il potere della mente illuminata controlla e domina la sua ombra, e si leva in volo tenendosi ben saldo a quella Luce. Così si compie il destino eroico dell’Uomo: specchiare il Cielo nel Cuore, dove Potenze umane e solari si uniscono.
La Gloria dell’Essere Eterno s’irradia nelle stelle, e la Sua Potenza ha per simbolo le più alte vette della terra.9
È l’egida sfolgorante della vittoria.