Chiariamo subito che il nostro filo d’Arianna nel mondo della mente si dipana tra i meandri dell’etimologia, e che “radice” è intesa quale origine linguistica, ciò nondimeno la ricerca ci porta ad intuire, seppure solo sfiorandoli, infiniti universi.
Una subitanea visione: “mente” ha lo stesso etimo di “madre”. Balza immediata la forza generativa della parola: la “madre” alimenta la vita, la “mente” nutre pensieri.
E si effonde l’essenza primaria della natura materna e del pensiero autenticamente intelligente, capace di intelligere, d’interconnettere: l’amore.
Alla base delle due parole vi è la radice indoeuropea *MA- che esprime l’idea di rapporto, di misura.
E’ una radice così fondamentale – sorella di *AR-, che esprime “il moto per unire” – che dovremo esplorarla in modo più approfondito in altre occasioni: basti dire qui che si presenta sia nella variante *ME-/*MAN- di “mente”, sia nella declinazione *MEDH- di madre.
“Madre” – sanscrito matṛ – è “colei che pone in relazione attraverso la misura”, l’ordinatrice.
“Mente” – sanscrito manas, il divino intelletto – è la facoltà di misurare il mondo, di rapportarsi ad esso e di realizzare pensieri.
Colpisce che alcune lingue moderne, quali il Tedesco e l’Inglese, per designare l’essere umano dicano proprio man, e che l’Italiano abbia mantenuto questo antico significato, ad indicare la persona stessa, ad es. nell’espressione “… è una bella mente”.
E’ straordinario che si esprima così, con questa parola, la prima facoltà dell’Uomo, quella che lo designa: essere il rapporto fra Cielo e Terra.
Emerge un altro aspetto importante: anche la parola “mano” ha la stessa radice. Il che significa che l’idea originaria esprime sia il rapporto con lo Spazio infinito, sia la facoltà di misurare e costruire con le nostri mani, indicando un aspetto di taglio operativo e scientifico: medicina, modello, meditazione, musa, ma anche matematica e materia, esprimono questo etimo.
E’ interessante notare ancora che i termini sopra citati indicano facoltà esplorative della mente superiore, ma che altre parole derivate, quali “mentire”, segnalano la possibile produzione di fantasmi di quella inferiore.
Notiamo infine come dalla stessa radice origina il termine sanscrito mantra – letteralmente “strumento” [tra] del “pensiero” [man]: formula sacra, suono creatore; e pure il termine mauna, che indica il “silenzio”, e muni, che significa il “saggio”, il “santo”: viene in mente che “…Il grande Silenzio è come il fragore dell’oceano.” (da Appello § 314, Collana Agni Yoga).
In sintesi, visti i lampi di apparenti contraddizioni della “mente”, è importante custodire nel cuore il significato di “rapporto”, di collegamento e di unione che questa radice trasmette, se è vero che “ … il legame più potente passa per il fuoco del cuore, che illumina senza bisogno di parole o pensieri. Vive nel cuore ardente, e nulla può spezzarlo.” (da Sovramundano IV § 817, Collana Agni Yoga).
Si fa qui riferimento alla facoltà di “commensura” – parola derivata dal Latino, costituita da cum e da mensura, misurazione, dalla stessa radice *MA – che è propria della mente superiore e regola la vita spirituale.
“Tenere la mente nella luce” e ricordare che, come è stato espresso in psicosofia, “mente ed intelletto sono termini che indicano il principio cosmico dell’ amore intelligente” sono due segnali di orientamento preziosi sulla nostra via.
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