“Base dell’educare è l’amore”: non il sapere, non la conoscenza, non la competenza, non l’esperienza, ma l’AMORE. Ovvero, quell’energia che nutre la parte emotiva, la quale, se appagata, riesce a spalancare le porte alla motivazione e al desiderio di partecipare, di sperimentare, di apprendere.
Se proviamo a considerare l’educazione come un processo di apprendimento costante, volto al fine di sostenere il processo evolutivo delle coscienze, la nostra percezione dell’educazione muta repentinamente. Comprendiamo la sua importanza nella vita di ogni individuo, e ci rendiamo conto di quanto invece venga penalizzata.
Se ci soffermiamo a pensare a come si attiva il processo di apprendimento, ci rendiamo conto che una componente importante è proprio la parte emotiva. Ben nutrita, la parte emotiva diventa carburante per la parte intellettiva, senza la quale non si procede.
Il compito di seguire il percorso educativo di bambini e giovani è reso difficile proprio dal fatto che spesso si cerca di accedere direttamente all’intelletto, tralasciando la sfera emotiva.
Chi ha in carico qualsiasi processo educativo, ha quindi una grande responsabilità, poiché soprattutto coi bambini e coi giovani (ma anche con gli adulti) l’apprendimento si attiva se la parte emotiva è soddisfatta. Solo allora si crea un ambiente favorevole, adatto a valorizzare i punti di forza dei partecipanti in misura tale da riuscire ad assorbire anche i punti più deboli e tutti si sentono in grado di far fiorire le proprie potenzialità, che sono poi quelle che permettono di mettersi in gioco e di attivare un reale processo di apprendimento.
Non è facile, poiché è ancora molto presente un’educazione basata sul trasferimento di informazioni, piuttosto che sull’orientamento verso obiettivi che portino a risultati comuni e condivisi e all’evoluzione delle coscienze. Si tratta proprio di rivedere il ruolo dell’insegnante, spesso più vicino a quello di un istruttore che impartisce nozioni più che a quello di un educatore. L’educatore è presente a se stesso e riconosce i diversi bisogni educativi e stili di apprendimento, avendo ben presente il motto “ascolto e dimentico; vedo e ricordo; faccio e imparo”.