E’ bello approfondire insieme l’etimo di “orizzonte”, poiché da un lato ispira una visione ariosa di infinità, dall’altro suggerisce un’immagine di limitazione, determinata inevitabilmente dal punto di osservazione. E’ insomma un termine che ci parla in modo duplice, e ci domandiamo: quale idea c’è alla radice?
Un aforisma sul linguaggio poetico afferma che “Poesia è risposta a domande celate, eco di un suono nato dal cuore”, e infatti il primo pensiero sulle ali dell’orizzonte vola a Leopardi, che esprime questa duplicità con i versi de L’infinito:
Sempre caro mi fu quest’ermo colle,
e questa siepe, che da tanta parte
dell’ultimo orizzonte il guardo esclude.
Ma sedendo e mirando, interminati
spazi di là da quella, e sovrumani
silenzi, e profondissima quiete …
“Orizzonte” deriva dal latino horizon, traslato dal greco opìzon, che è propriamente il participio presente del verbo orizo: “segnare un confine”, “limitare”. Essendo un participio, sottintende un’altra parola, kyklos, circolo: orizzonte è “(il circolo) che segna il confine”, “il limite curvilineo tra il cielo e la terra”.
Deriva dalla radice indoeuropea *AR-/*OR-/*UR-, così importante e fondamentale da dare nome al popolo – ariano – che parlava una lingua comune: esprime l’idea del moto per unire, ed è la stessa, ad esempio, di “origine”, “oriente”, “arte”.
La parola “orizzonte”, seppure designa un confine, profuma dunque di movimento e di unione: quando si spiega in modo naturale ai bambini che l’orizzonte è quella linea in cui il Cielo tocca la Terra, e che più ci si muove verso l’alto, più si espande, facciamo semplicemente eco al suono originario.
E’ visibile eppure impalpabile, è mobile in direzione orizzontale e verticale, dipendendo dal punto di osservazione, delimita e insieme apre, può essere sia esterno – dalle cime e pianori terrestri agli incommensurabili spazi cosmici – sia interiore – dai meandri della personalità alle vette dello spirito.
Per la sua duplicità, il termine orizzonte è evocato dal segno dei “Gemelli”, il cui simbolo nelle tradizioni è rappresentato ora da due fanciulli gemelli ora da un uomo e una donna: l’essenza della parola “orizzonte”, per la sua spinta unificatrice, ci indirizza a trascendere il dualismo della rappresentazione, a comprenderne e risolverne le polarità alla luce dell’idea di fratellanza e di coppia.
L’orizzonte è una di quelle parole che esprimono la magia della sintesi, poiché nel momento stesso in cui designano un confine, aprono all’infinito.