L’origine del monocordo ci porta a Crotone, nella Magna Grecia, ove Pitagora fondò il “Sodalizio Pitagorico” che si articolò in collegio formativo, accademia ed anche come insediamento urbano modello. Tramite il sodalizio egli depositò nella nascente civiltà d’occidente i semi di una nuova “religione scientifica” che univa la radiosità dorica alla austerità della tradizione ermetica, ai cui Misteri Pitagora fu iniziato nel corso della sua formazione in Egitto. In questo quadro l’Accademia pitagorica intraprese anche lo studio delle connessioni tra suono, numero, proporzioni geometriche ed orbite planetarie; alcune tracce delle antiche ricerche affiorano ancora nella cultura moderna; l’Armonica ne è un esempio.
Per introdurre l’intervallo d’Ottava, il secondo a prodursi nella generazione delle armoniche del suono, ci serviamo della parola greca “Diapason” che ancor oggi è utilizzata in ambito musicale con significati diversi o accessori rispetto a quello originale.
Gli accademici pitagorici sapevano che riducendo progressivamente la lunghezza della corda vibrante si ottengono suoni nuovi sino ad un limite in cui si ripresenta il suono originale con un livello di acutezza (frequenza) maggiore. Ciò avviene giungendo alla suddivisione per due della corda e corrisponde all’emissione della seconda armonica del suono.
Pitagora ed i suoi discepoli indagarono le implicazioni matematiche, sonore e filosofiche di questo fatto; chiamarono questo intervallo Diapason, cioè “per tutto”, cioè passante per tutti i toni. Potremmo parafrasare: passante per tutte le qualità sonore possibili, ad opera del numero due e dei suoi multipli.
Il Diapason oggi è noto come intervallo d’Ottava perché nella prassi musicale è suddiviso in otto gradi (dodici semitoni), ma al di là delle sue possibili suddivisioni (ne esistono altre, questa ha anche il suo fondamento armonicale come vedremo) è bene, in primo luogo, pensare ad esso come ad un campo continuo, organizzato per volute di spirale, ciascuna di esse contenente tutte le qualità sonore, manifestate ad un dato livello quantitativo.
Ascolta la spirale delle ottave tenendo conto che la spirale è infinita ma per l’orecchio umano le sette ottave dell’esempio già rasentano i limiti dell’udibile; nella dimostrazione al monocordo di Unisono ed Ottava vengono utilizzate la quarta e la quinta spira.
L’Ottava in relazione all’Unisono (1/1 C) vale 1/2 C’ secondo le lunghezze d’onda, oppure 2/1 C’ secondo la frequenza di vibrazione. Nella notazione armonicale gli apici indicano in quale ottava si trova un certo suono, in questo caso sulla prima voluta sopra quella dell’Unisono.
Sul monocordo virtuale abbiamo interrotto la continuità della corda blu con un ponticello posto alla sua metà esatta: possiamo cosi ascoltare l’Ottava…
Il Diapason pitagorico implica moto che unisce (nel nostro caso da C a C’), concetto già presente nell’etimo stesso della parola “Armonica”; le ragioni e le modalità di questo muovere compongono il canone armonicale che è simboleggiato nell’esagramma, vedremo in seguito come. Questo simbolo è noto anche come “Stella della vita” ed in realtà è il canone che misura l’intero campo infinito a cui diamo il nome di Vita; la sfera sonora ne è una parte proporzionale.
Pitagora raccolse l’eredità di Ermete Trismegisto, alto iniziato la cui identità sfuma in quella dell’intera casta sacerdotale dell’antico Egitto. Dall’ermetismo proviene questa formulazione verbale del principio rappresentato dall’esagramma, posta all’inizio della storia del popolo indoeuropeo affinché non si perdesse nel peregrinare attraverso i piani della manifestazione:
“È certo e verissimo: così in basso come in alto e così in alto come in basso per fare i miracoli della Cosa una…”
Il mito vuole che fosse incisa con punta di diamante su tavola di smeraldo, ma nonostante questa cautela, più volte, nel corso dei millenni, l’umanità d’occidente la dimenticò o ne travisò il significato, per riscoprirla ciclicamente, spinta dalla necessità.
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