Tra Comunione e Comunità il rapporto è simile a quello che lega Cultura e Civiltà: i primi termini sono l’anima, o il principio informatore, dei secondi.
Pertanto non può esistere una vera Comunità senza la presenza di una Comunione – proprio come è assurdo chiamare civile un ambiente privo di cultura. Dapprima dunque bisogna costruire o conseguire una comunione, se si vuole fondare una comunità.
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La breve catena dei concetti ora esposti toglie molta di quella incertezza che è presente nelle opinioni correnti, dovuta al consueto modo vago e confuso di pensare. Anche coloro che sinceramente intendono partecipare a una comunione ne alimentano concezioni mal definite e quindi labili. Ciò accade, in parte, anche per un tanto di emotivo che si associa (gratuitamente) a quell’idea, cui pare inevitabile attribuire sentimenti di affettuosa amicizia, cordialità, stima reciproca come parte integrante e costituente. Ne è prova la sorpresa e l’ostilità che nascono quando si tenta di illustrare la comunione come un campo ben preciso di regole esatte.
Eppure è facile rendersi conto che senza accordi musicali o rapporti matematici a governare le relazioni fra i partecipanti non c’è comunione possibile:
“non esiste comunione senza regole.”
Uno stato di comunione è autentico se e solo se in ogni data situazione i partecipi mantengono regolari e precise le relazioni reciproche che li uniscono. Esso quindi è mutevole, e conserva la propria stabilità a costo del continuo adattarsi di tutte le sue variabili interne, sempre numerose. Una condizione di vera comunione è effetto di una continua e instancabile vigilanza, attuata volontariamente da ciascuno dei suoi costituenti: cosa rarissima fra gli umani, ma agevole nello stato sovramundano.
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Lungi dall’essere commista di sentimenti, per quanto nobili, la comunione è un equilibrio matematico, ovvero corale e sinfonico. La sua vita è pulsante, come tutto ciò che vive, ed essa sussiste ed è operante solo se obbedisce ai ritmi propri e a quelli maggiori. Come ogni vera musica, uno stato di comunione ha del portentoso, e non stupisce se in questi tempi e fra questi uomini sia tanto raro ed effimero.
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Quando e se la Comunione è reale, in date circostanze può precipitare nel mondo formale, dove allora sorgono una o più Comunità che l’incarnano. Queste ultime ne manifestano le caratteristiche e tendono a finalità implicite negli scopi di quella. Di tali esternazioni che in certa misura e con vari esiti ne riproducono la vita e i ritmi e ne interpretano le regole, sarà bene trattare a parte. Per ora basterà dire che le Comunità avranno necessità di essere protette, e di costituirsi secondo regole stabilite con saggezza e lungimiranza, tali da consentire l’imitazione attiva delle qualità del Modello.
Lo Spazio non separa, è il mezzo della Comunione, ogni punto è in contatto con tutti gli altri.
Se la mente è tenuta nella Luce della Realtà è possibile comunicare con la realtà dello spazio.
Lo si avverte nel cuore, non lo si può dire a parole, ed è il preludio di altri contatti.
Marilù T.