Spazio

Glossario – Spazio

 

Etimo secondo TPS

 

Dal latino spatium, con innumerevoli significati: spazio, intervallo di tempo, orbita dei corpi celesti, dalla radice indoeuropea *SPA-, che esprime l’idea di tendere. Greco span, tirare. Anche il latino pannus, idea del filo disteso e tirato. Greco: panos, tessuto, tela; panìzo, tessere; greco penion, il filo dalla trama. Lituano pin-ti , intrecciare. Tedesco spinnen, filare. Idea di stendere, estendere, distendere, spingere verso. Esprime l’idea di estensione non in senso di grandezza, bensì di tensione.         Viene in mente Infinito I, § 3, Collana Agni Yoga: “[…] il filo del Fuoco spaziale si estende all’infinito[…]”      Da notare che pure la parola “speranza”, virtù teologale, dal latino spes, che indica l’aspirazione, deriva dalla stessa radice indoeuropea *SPA-. E’ dunque virtù spaziale per eccellenza. (All’opposto, la “disperazione”, composta da “de”, particella che indica allontanamento e da “sperare”, significa chiudersi alle correnti ignee spaziali, perdere la tensione necessaria per collegarsi con esse).

 

Lo spazio è l’infinita trama cosmica


Treccani

 

spàzio s. m. [dal lat. spatium, forse der. di patēre «essere aperto»]. –

1. Con valore assol., il luogo indefinito e illimitato in cui si pensano contenute tutte le cose materiali, le quali, in quanto hanno un’estensione, ne occupano una parte, e vi assumono una posizione, definita mediante le proprietà relazionali di carattere qualitativo (sempre relative a una certa scala) di vicinanza, lontananza, di grandezza, piccolezza, rese quantitative, già nell’antichità classica, dalla geometria, in quanto scienza dei rapporti e delle misure spaziali fondata su una definizione rigorosa dello spazio come estensione tridimensionale; più modernamente, lo spazio è anche considerato come intuizione soggettiva elaborata mediante gli organi di senso (spec. la vista) o è concepito (per es. nella prossemica) come modalità secondo la quale l’individuo, nel suo comportamento sociale, rappresenta e organizza la realtà in cui vive.

1.a. Nel pensiero filosofico e scientifico, il termine ha assunto via via sign. diversi e per lo più contrapposti, essendo di volta in volta concepito o come proprietà della materia o come scenario immobile che fa da sfondo al movimento dei corpi: alle origini del pensiero antico, fin dalle prime trattazioni delle scuole ionica e pitagorica è il luogo vuoto e illimitato da cui sorgono i corpi, mentre da Parmenide e Zenone è confinato nel dominio dell’Essere, rappresentato come sfera piena e perfettamente delimitata; mentre la prima concezione trova la sua formulazione classica nella filosofia atomistica, che pensa lo spazio come infinito non-Essere, o s. infinito vuoto entro cui si muovono gli atomi, la seconda è ripresa sia da Platone, che lo rappresenta come materia immutabile e indeterminata, luogo di intersezione tra il mondo delle idee e quello degli enti finiti, sia spec. da Aristotele, che invece lo ritiene diverso dai corpi (di cui pertanto non costituisce né la materia né la forma), in quanto entità finita che li contiene e ne influenza il movimento, secondo la teoria dei luoghi naturali (alto e basso, avanti e indietro, destra e sinistra), e il cui limite coincide con quello dell’ultimo cielo delle stelle fisse. Tale concezione, tramandata attraverso il pensiero medievale, è in parte ripresa da Cartesio, che, facendo coincidere lo spazio con la sostanza estesa, giungeva a negare l’esistenza del vuoto; con la rivoluzione scientifica del ’600 si afferma la concezione newtoniana dello s. assoluto, sistema inerziale infinito, isotropo, omogeneo, che agisce su tutti gli oggetti materiali senza esserne influenzato e che forma, assieme al tempo assoluto, lo scenario metafisico di ogni evento naturale (definito come Sensorium Dei); concezione alla quale si contrappone Leibniz, che afferma la relatività dello spazio, considerandolo, analogam. al tempo (ordine delle successioni), come l’ordine delle coesistenze; nel tentativo di conciliare queste due posizioni, Kant concepisce lo spazio, insieme al tempo, come intuizione pura, forma a priori di ogni esperienza possibile; diversamente, nella successiva impostazione riemanniana, lo spazio è una qualunque struttura geometrica tridimensionale, indipendentemente dal sistema di assiomi che la individua (sono quindi pensabili s. non-euclidei, in contrapp. allo s. euclideo, in cui valgono i cinque postulati di Euclide); in connessione con lo sviluppo del concetto di campo, lo spazio diventa il supporto su cui rappresentare l’insieme dei campi che descrivono la realtà fisica e dipendono da quattro parametri, tre coordinate spaziali e una temporale (s. quadridimensionale o spaziotempo).

1.b. In fisica, il sign. del termine risente del riferimento concettuale in cui viene utilizzato: nella fisica classica, lo spazio si identifica con un «sistema di riferimento», ente di natura essenzialmente geometrica al quale va riportata ogni descrizione cinematica e dinamica del moto; nella relatività galileiana lo spazio è un riferimento fisico che, alla stregua di ogni altra grandezza, può essere trasformato per una più conveniente descrizione del fenomeno in esame; all’inizio dell’800, con la scoperta del carattere ondulatorio della luce, lo spazio è ipotizzato come interamente occupato da un etere cosmico che agisce da mediatore per ogni azione a distanza o ogni propagazione di energia e materia. Finché sopravvive l’idea di etere, i campi di forze non sono che effetti delle azioni dell’etere e lo spazio assoluto risulta in linea di principio individuato dal sistema di riferimento rispetto al quale l’etere è in quiete; con la teoria della relatività speciale, lo spazio torna ad essere il luogo geometrico di eventi contraddistinti da tre coordinate spaziali e una temporale, la cui definizione, legata agli effettivi procedimenti di misurazione, comporta una interdipendenza reciproca che si evidenzia nelle trasformazioni di coordinate che si devono effettuare nel passaggio da un sistema di riferimento iniziale a un altro in moto rispetto al primo (v. relatività), ragion per cui si comincia a parlare di spaziotempo (v.) o di cronotopo (v.); nella teoria della relatività generale, lo spaziotempo è uno spazio curvo (e quindi non-euclideo), alla cui curvatura, dipendente localmente dalla presenza di materia, è riconducibile il campo gravitazionale. Più in partic., s. omogeneo, spazio in cui le leggi della fisica sono invarianti rispetto alle traslazioni spaziali, s. isotropo, spazio in cui le leggi della fisica sono invarianti rispetto alle rotazioni spaziali; s. delle fasi (o delle configurazioni), per un sistema complesso, spazio generalizzato a 2n dimensioni, utilizzato per rappresentare lo stato, il quale è definito da n variabili indipendenti, corrispondenti ai gradi di libertà del sistema, e dalle loro derivate rispetto al tempo. In ottica, s. immagine e s. oggetto, i due assiemi dei punti immagine e dei punti oggetto coniugati per un dato sistema ottico.

1.c. In matematica, il termine ha indicato inizialmente lo spazio geometrico a tre dimensioni, ambiente della geometria classica, nel quale sono immerse tutte le usuali figure; nel contesto della revisione dei fondamenti della geometria, assume un sign. non più assoluto, ma relativo al particolare tipo di geometria che si intende sviluppare, ed è definito in base al sistema di assiomi scelto: si parla così di spazio euclideo, non-euclideo, proiettivo, ecc., a seconda che ci si riferisca alla geometria euclidea, non-euclidea, proiettiva, ecc.; in partic., s. euclideo, lo spazio in cui valgono gli assiomi della geometria euclidea (v. anche piano2, n. 5, e retta3) e in cui ogni punto si può rappresentare con tre coordinate reali (per cui si parla anche di s. reale, in contrapp. allo s. complesso, in cui le coordinate sono numeri complessi); iperspazio euclideo, o s. euclideo a n dimensioni (o pluridimensionale), generalizzazione dello spazio euclideo in cui un punto è rappresentato da un insieme ordinato di n numeri; s. affine, lo spazio in cui si prescinda dalla ortogonalità e dalla distanza, mentre continuano a sussistere le proprietà di incidenza, parallelismo, ecc.; s. proiettivo, lo spazio euclideo in cui si aggiungano gli elementi (punti, rette) all’infinito (improprî), e si prescinda, oltre che dalle nozioni di distanza e ortogonalità, anche da quella di parallelismo, mentre sussiste la proprietà di incidenza (v. proiettivo, n. 1). Il concetto di spazio è stato generalizzato in più modi, dando origine a più strutture geometriche e algebriche (dette talora s. astratti): s. metrico, s. topologico (v. i rispettivi agg.); s. vettoriale, spazio astratto riferito a un campo (per es., l’insieme dei numeri reali) e costituito da un insieme di elementi (vettori) per i quali sono definite le operazioni di somma di vettori e di prodotto di un vettore per un elemento di un campo; s. vettoriale euclideo, spazio vettoriale in cui sia definito un prodotto scalare che associa un elemento del campo a ogni coppia di vettori dello spazio; s. lineare, locuz. usata come equivalente di s. proiettivo o di s. vettoriale; s. normato, spazio vettoriale nel quale per ogni elemento è definita una funzione reale non negativa detta norma (v. norma, n. 6); s. subordinato, o sottospazio, particolare sottoinsieme di un dato spazio che ne conservi la struttura; fra le numerose strutture che generalizzano il concetto elementare di spazio, alcune vengono indicate con il nome del matematico che le ha introdotte: s. di Banach, s. di Hilbert, s. di Hausdorff, s. di Riemann, ecc.; s. di Minkowsky (1864-1909), lo stesso che spaziotempo (v.). Più in generale, il termine è stato usato per indicare l’ambiente in cui si opera (spec. se in tale ambiente si possono introdurre concetti geometrici, come la distanza): per es., s. di funzioni; nel calcolo delle probabilità, s. degli eventi, l’insieme dei casi in cui può manifestarsi un certo fenomeno (per es., lo spazio degli eventi relativo al lancio di un dado è costituito da 6 elementi, che corrispondono alle facce che il dado può mostrare).

2. Fuori del linguaggio filosofico, fisico e matematico, con valore relativo:

2.a. Con riferimento ai corpi celesti, o anche a mezzi artificiali, l’ambiente, il luogo in cui essi sono e si muovono: l’esplorazione, la conquista dello s.; lanciare un satellite nello s.; con specifiche distinzioni, in astronomia e astronautica: lo s. cosmico; gli s. celesti; s. terrestre, o circumterrestre, quello a non grande distanza dalla Terra, divisibile in s. atmosferico e s. extraatmosferico; s. planetario, o interplanetario, quello occupato dal sistema solare; s. interstellare, la parte dell’universo non occupata da stelle; biologia, fisiologia, patologia dello s., settori specialistici che studiano le condizioni e i fenomeni relativi agli organismi nello spazio; in medicina, mal dello s., forma di chinetosi che si può osservare negli astronauti soprattutto nella fase iniziale della loro navigazione.

2.b. In senso più generico, con riferimento al luogo o all’ambiente in cui si svolgono fenomeni, attività e fatti varî: s. materiale, quello occupato da corpi o da sistemi materiali, contrapp. a s. libero o vuoto; s. aereo, quello in cui si svolge la navigazione aerea e spaziale, con specifico riferimento alle norme di diritto nazionali e internazionali che la regolano, nelle quali si distingue uno s. atmosferico, sovrastante il territorio di uno stato e compreso nella sua sfera di sovranità, e uno s. extra-atmosferico, non soggetto ad alcuna sovranità statale; si parla inoltre di s. doganale con riferimento alle aree poste sotto la vigilanza e il controllo della Guardia di Finanza.

2.c. Con valore più limitato, l’estensione entro la quale possono esercitarsi determinate funzioni e attività o determinarsi particolari processi, o che risulta circoscritta e delimitata da elementi varî, o occupata da corpi e oggetti materiali: dall’alto della torre la vista si stende per un ampio s. (o anche, al plur., per vasti s.); interminati Spazi di là da quella [siepe], e sovrumani Silenzi, e profondissima quiete Io nel pensier mi fingo (Leopardi); in questa stanza non c’è s. per un altro mobile; s. libero, vuoto, utile; s. pubblico, lo spazio sovrastante o sottostante alle aree pubbliche, in partic. a strade e piazze, la cui occupazione mediante costruzione di balconi e verande, o impianto di cavi e condutture, è soggetta a una particolare tassazione a favore della provincia o del comune; s. verde, nell’ambito di un complesso urbano, zona adibita a giardino pubblico, o comunque ricca di vegetazione.

2.d. In architettura, quella parte dell’atmosfera che è in qualche modo definita da strutture architettoniche, sia all’interno degli edifici, sia all’esterno di essi, e che ha un significato estetico soprattutto nell’architettura spaziale; lo s. esterno (detto anche s. atmosferico), risultante dalla composizione architettonica esterna, tanto dei singoli edifici, quanto di complessi di fabbricati, assume quindi particolare importanza nell’urbanistica.

2.e. Per estens., nelle arti figurative, il rapporto spaziale che intercorre tra gli oggetti rappresentati e che mette in rilievo, con effetti estetici, i loro valori volumetrici relativi; di qui, nel linguaggio della critica musicale, s. sonoro, lo spazio o l’intervallo relativo in cui sono organizzati i suoni (così come si organizzano tra loro le strutture di un’opera architettonica o figurativa).

2.f. Con riferimento a una determinata estensione del terreno o del suolo (quindi, spesso, a due sole dimensioni, e come sinon. di area, zona, o di estensione, territorio): campi, prati, boschi che si estendono per un ampio s.; tenute, complessi industriali che occupano un grande s.; una città stretta tra mare e monti, dove non c’è più s. per edificare. Nel linguaggio politico, s. vitale, traduzione corrente del ted. Lebensraum (v.), con la quale si indica l’estensione territoriale indispensabile, secondo la visione della geopolitica (v.) e del nazionalsocialismo, affinché un popolo e uno stato possano avere le necessarie risorse e possibilità economiche di vita e di sviluppo, e quindi le necessarie garanzie di autonomia e di sicurezza (la formula è stata resa celebre da A. Hitler nella sua opera programmatica Mein Kampf e posta a fondamento della sua politica espansionistica).

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Spazio (fisica)

Spazio cartesiano

Un sistema di coordinate cartesiane tridimensionale e destroverso utilizzato per indicare posizioni nello spazio.

Lo spazio è il luogo indefinito e non limitato nel quale si ritiene siano contenute tutte le cose materiali. Queste, avendo un’estensione, ne occupano una parte ed assumono nello spazio una posizione la quale viene definita in maniera quantitativa secondo i principi della geometria, e, qualitativamente, in base a relazioni di vicinanza (lontananza) e di grandezza (piccolezza).

Lo spazio fisico reale si ritiene sia tridimensionale, anche se nella fisica moderna tale spazio tridimensionale è considerato come parte di un continuo a quattro dimensioni detto spazio-tempo, che comprende anche il tempo. In matematica possono essere definiti “spazi” con un numero di dimensioni anche maggiore di quattro, e con complesse strutture sottostanti. Le osservazioni sperimentali confermano finora l’ipotesi di uno spazio tridimensionale fino a dimensioni subatomiche. La fisica delle alte energie, ed in particolare gli esperimenti al Large Hadron Collider del CERN, ricercano possibili manifestazioni di extradimensioni su scale subatomiche.

Il concetto di spazio è considerato di fondamentale importanza per la comprensione dell’universo fisico. Tuttavia, c’è un disaccordo continuo tra i filosofi in merito al fatto se sia esso stesso un’entità, una relazione tra entità, o parte di un quadro concettuale.

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Spazio (astronomia)

 

Lo spazio cosmico (da qui in avanti chiamato spazio) è il vuoto che esiste tra i corpi celesti. Non è completamente vuoto, ma contiene una bassa densità di particelle: soprattutto plasma di idrogeno ed elio, radiazione elettromagnetica, campi magnetici e neutrini. La teoria suggerisce che contiene anche materia oscura e energia oscura. Nello spazio tra le galassie, la densità della materia può essere ridotta a pochi atomi di idrogeno per metro cubo. La temperatura di base, come fissato dalla radiazione di fondo lasciata dal Big Bang, è di soli 3 K; al contrario, le temperature nelle corone delle stelle possono raggiungere oltre un milione di kelvin. Plasma con una densità estremamente bassa e temperatura alta, come quelle del medium intergalattico tiepido-caldo e del medium tra ammassi di galassie, rappresenta la maggior parte della materia barionica comune nello spazio; concentrazioni locali si sono evolute in stelle e galassie. Lo spazio Intergalattico occupa la maggior parte del volume dell’universo, ma anche le galassie e i sistemi stellari sono composti quasi interamente da spazio vuoto. I viaggi spaziali sono ancora limitati alle vicinanze del Sistema Solare; il resto dello spazio, a parte l’osservazione passiva con telescopi, rimane inaccessibile all’uomo.

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