L’avventura del prototipo

Risuona oggi nei cieli il terzo incontro del 2017 tra Mercurio e Nettuno, invitando ad esprimerci sull’energia della Parola. Affrontiamo insieme un concetto il cui carattere innovativo è particolarmente consono alla vita e alla tematica di quest’anno 5.3 dedicato alla Semina dei Principi della nuova Cultura: il prototipo.

È una parola che ricorre talora in queste pagine, come risulta ad es. in un articolo recente sul governo: “È veramente suonata la campana che chiama all’azione, un’azione comune, mirata, sottile, ordinata, potente, che preveda la realizzazione interiore di un Ordine Planetario, un prototipo del futuro assetto umano mondiale…”.

Esaminiamo il termine: deriva dal greco protòtypos, composto da protos, primo, e da typos, colpo; dall’accostamento dei due elementi scaturisce la parola che significa letteralmente “prima impronta”. Protos, esattamente come il termine “principio”, deriva dalla radice indoeuropea *PRA- composta dai suoni [ra], “raggiungere” e [p], “purificazione”, la quale si compiva all’alba tramite il rituale di rivolgersi al sole, attestando il rapporto primario con la luce nascente, verso la parte dell’orizzonte denominata pūras, “purificatrice”. Typos deriva dalla radice indoeuropea *TUD-/*TUP-, che esprime l’idea di “compiere un forte movimento tra due punti”, colpire, spingere [tu], in senso sia concreto sia figurato: si vedano il sanscrito tup e il greco typto: colpire, battere; il latino tympanum, tamburo e timpano, stupeo, stupire. Typos indica pertanto l’impronta, l’immagine, il modello.

Anche nell’accezione comune, è curioso come il termine “prototipo” esprima sia uno slancio precursore del futuro, poiché indica il primo esemplare di realizzazioni successive, specie in campo tecnologico, sia, per il suo carattere di primarietà, uno sguardo rivolto al passato, quale sinonimo di archetipo, a indicare soprattutto in campi artistici l’esempio più antico a cui si può ricondurre una determinata corrente.

Questa riflessione ci spinge a considerare i tempi straordinari che ci è dato di vivere: un manipolo di pionieri che, all’alba di una nuova era, collaborano per incarnare un Ordinamento volto al Bene comune che realmente trascenda le convenzioni umane, ispirandosi al modello settenario e alle leggi del Sistema solare e della Gerarchia. Possiamo essere fiduciosi, poiché a guidarci è il Prototypos, l’esemplare celeste.

È un impegno silente e insieme nutrito dal dialogo, con il Cielo e fra gli uomini uniti dall’intento comune, basato sul lavoro soggettivo del pensiero. L’Agni Yoga è percorso da indicazioni al riguardo: La qualità del pensiero è intensificata dall’impulso di ricerca, e la creatività dello spirito dal potere del fuoco. Perciò chi lavora per Noi deve rendersi conto dell’intera potenza creatrice del pensiero, e accendere i propri fuochi. Solo il pensiero può dilatare la coscienza. Ricordatelo. (Collana Agni Yoga, Gerarchia § 46, Ed. Nuova Era).

Viene in mente il mito di Prometeo, il greco Prometheus, figlio di Titani, che donò agli uomini il Fuoco degli dei: il suo nome è composto dalla preposizione pro, ricordata sopra, e dal verbo manthano, imparare, dalla radice indoeuropea *MED-, collegata a *MAN- che esprime l’idea di pensare: l’uomo, man in tedesco e in inglese, è il Pensatore per eccellenza, e Prometeo ne è l’archetipo, “Colui che primariamente pensa”.

Una conferma di quanto abbiamo compreso attraverso la ricerca etimosofica la troviamo nel Glossario Teosofico di H. P. Blavatsky alla voce “PROMETEO – Il logos Greco; colui che, portando sulla terra il fuoco divino (intelligenza e coscienza) dotò gli uomini di ragione e di mente. Prometeo è il prototipo Greco dei nostri Kumāra o Ego …” (Collana Cintamani, 1998).

Ascoltiamo un passo di una tragedia di Eschilo, autore greco del V sec. a.C., “Il Prometeo incatenato”, interessante anche per l’ordine in cui il Titano afferma i suoi doni agli uomini:

Piuttosto le miserie
dei mortali ascoltate: come prima
fossero stolti, e savi io li rendessi,
del loro senno signori … Ora essi primamente
guardando non vedevano, ascoltando
non udivano, e come ombre di sogno
trascorrevano la lunga e sciocca vita;
… tutto senza intendimento
facevano, sin che io loro insegnai
la nascita e il tramonto delle stelle
difficili da scorgere. Per essi
il numero trovai, somma saggezza,
e l’arte di unir lettere, Memoria
di tutte le cose, madre infaticata
delle Muse…

Si scriveva qualche anno fa in un articolo intitolato “È tempo di Eroi”: Quali compiti avrebbe oggi un Eroe? Gli stessi di ieri con l’aggiunta di un elemento fondamentale: la sacralità del lavoro comune. L’epoca nuova vivrà e si svilupperà sulla cooperazione cosciente al Piano planetario e solare.

Proprio nel momento in cui lo sguardo rivolto al Mondo delle Cause e al Prototipo celeste dà le ali al pensiero, in questi anni stiamo diventando sempre più consapevoli del rigoroso e paziente  impegno che richiede la realizzazione interlocutoria del prototipo terreno: trascendere quelle opinioni singole e di gruppo che, attenendo al livello della personalità, possono farci correre il rischio di allontanarci dalla collaborazione armonica e ordinata, svigorendo l’impresa comune.

Un passo tratto ancora da Gerarchia, ci incoraggia a correre quest’avventura, intesa quale tensione verso il futuro (§15): Noi, Fratelli dell’Umanità, diciamo che il mutamento avverrà tramite il principio del fuoco. In verità, la Nostra nuova fase è così bella! Le correnti delle sfere superiori proiettano i flussi a costruire la Nostra forza cosmica. L’attrazione è potente! Quando i cuori ferventi aspirano al compimento l’impeto aumenta, e la tensione del Magnete afferma la corrente dell’unità. In tal modo l’unione risuona.

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