La Prassi del Cuore (1° parte)

In occasione della congiunzione eliocentrica fra Mercurio e Giove nel segno di Libra pubblichiamo i primi quattro capitoli del lavoro in oggetto.

“L’Intelligenza superiore muove le leve del Cosmo,
quel congegno sublime che ispira scoperte e nuove
conquiste.

L’uomo è trascinato nel grande flusso, e meglio per lui se impara
a servire imitandolo in sé, e nel suo lavoro”

(E: Savoini)

     

  1. Intuizione e Servizio……………………….2
  2. L’Impegno per il Piano…………………… 5
  3. Il Lavoro interiore ed esteriore………..8
  4. Il Cuore in bilico: il dubbio e l’aridità…..11
  5. Il Cuore tra Ricerca e Azione…….………..14
  6. La Prassi del Cuore…………..………..……..17
  7. Il “divino adeguamento”………….…………19
  8. Il Servitore…………………………………….. .22

                                      

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  1. INTUIZIONE E SERVIZIO

E’, questa, l’epoca dell’apertura del Cuore e del Servizio. L’umanità diventa sempre più sensibile alla sorte del Pianeta, inquinato ed offuscato nella sua Bellezza; più attento al regno vegetale e animale; più responsivo al dolore di tutti gli esseri; partecipe e responsabile del loro benessere e della loro evoluzione.

Nonostante le ultime, e perciò più violente, resistenze dell’Ombra, il mondo riscopre i valori del Cuore, intesi in modo più ampio e universale rispetto a quanto compreso e manifestato dalle generazioni che ci hanno preceduto. Ce lo indicano i segni dei tempi (maggiore vicinanza tra le classi sociali, interculturalità, sensibilità alle situazioni dei diversi, dei disabili, degli emarginati, degli stranieri, dei diseredati…); ce lo indica il riferimento così frequente a  concetti e termini psicologici, sociologici, e persino  informatici, che rinviano anche etimologicamente all’“unità”: comunicazione, dialogo, incontro, cooperazione, collaborazione, comunità, condivisione, integrazione, intesa, solidarietà, empatia, connessione, rete…

Osserviamo che la cultura di una società matura lentamente, per gradi e fasi che si succedono all’apparenza in modo casuale e “senza fili” ma sul piano sottile in modo ordinato e coerente con le Cause.

Quando si penetra nel piano intuitivo si comprendono e si formulano idee che, tramutate dalla scienza e dalla cultura  in ideali, scoperte, riforme e innovazioni, possono essere concretizzate sul piano fisico e utilizzate per l’Evoluzione e per lo sviluppo della Civiltà. Per mezzo della Mente superiore astratta e dell’Intuizione, l’uomo avanzato può penetrare nel mondo delle idee e percepirne telepaticamente i nuclei di forza dinamica ed evolutiva, che possono essere così assimilati e trasmessi all’umanità:

“…il Maestro impressiona il discepolo e il discepolo diffonde (le idee) nel mondo impressionando la mente di qualcuno”
(A.A. Bailey, Telepatia e veicolo eterico)

E’ la sensibilità telepatica che permette di captare le idee superiori; ciò avviene quando il discepolo è magneticamente attratto da esse per averne, con lungo studio e riflessione meditativa, ricercato l’essenza, e quando è ormai è allineato animicamente con l’Insegnamento da recepire.

L’individuo in via di risveglio sa che per diventare sensibile a tali impressioni superiori e creare l’Armonia è necessario che diventi strumento purificato, e perciò aperto e recettivo; lavora pertanto per svelarsi a se stesso con coraggio e verità, indagando le discordanze:

“La musica, per creare l’armonia, deve indagare la discordanza.”
(Plutarco)

Sa anche che non sarà impressionato direttamente dagli alti livelli del Piano divino per la Terra finché non avrà sviluppato un  sufficiente amore per l’umanità, così da aver scelto fermamente di  seguire  la via del Servizio e avrà evidenziato buone  qualità di volontà, di disciplina, e di capacità di “amore di gruppo”.

A tale avanzamento si oppongono le forze regressive dell’Ombra, legate alla materia e al potere in essa conseguito, e che non hanno intenzione di lasciar andare.

La costituzione dei nuovi gruppi di discepoli si basa su specifiche qualità che costituiscono un superamento degli atteggiamenti individualistici degli esseri umani non ancora risvegliati: Ordine, Sintesi, Cooperazione, Verità e Rettitudine nei rapporti, Vita comunitaria, Coscienza di Gruppo.

La maturazione dei singoli membri e dei singoli Gruppi permetterà il Lavoro per la Fratellanza universale, che costituisce il Futuro dell’Umanità risvegliata.

Essi possono allora scegliere, con un atto di Coraggio e di Amore, di “prendere con la forza il regno dei Cieli”, ovvero di non imboccare la via consueta  dell’evoluzione più lenta dell’umanità comune ma quella dell’alto Sacrificio, essendo pronti a pagare il prezzo di dolore e di sangue che tale scelta comporta: in vista della Meta essi  rinunciano ad ogni attaccamento profano, secondo l’invito del Cristo: “Siate nel mondo ma non siate del mondo”.

2. L’IMPEGNO PER IL PIANO

Lentamente gli uomini si libereranno dall’influenza collettiva del materialismo, dominato dall’illusione, dai sensi, dalle emozioni incontrollate, dalla separatività e dal criticismo della mente inferiore e focalizzeranno Cuore e Mente sulla vera Natura e sul Fine dell’uomo. Essi impareranno, con assiduo impegno, a seguire il passo ritmato dell’evoluzione aggiornando costantemente gli insegnamenti, che saranno espressi con termini e atteggiamenti nuovi e illuminanti, adeguandoli alla visione del mondo e al sentire dei nuovi tempi.

Tale Im-pegno implica davvero, come suggerisce l’etimologia, “dare se stessi in pegno”, è dedizione totale, volontaria e gioiosa, poiché nessuna conquista mondana o che riguardi la natura inferiore avrà  più importanza  se confrontata con la conquista di sé, che permette di lavorare al servizio del Piano.

Contemporaneamente, si diradano le nebbie delle illusioni su se stessi; il Servitore rinuncia ad ogni infingimento narcisistico e svela al cospetto dell’Anima la sua più intima essenza. Non è più teso a ricevere e ad essere servito ma comprende che il suo vero Benessere e la sua “felicità” dipendono dalla purezza dell’Amore che può donare e del Servizio che può offrire.

Dal momento in cui intravede il Piano e la parte che può svolgere in esso, egli lavora incessantemente al perfezionamento di sé; satura lo Spazio con Pensieri di Luce; materializza Opere di Bene.

Cambiano la graduatoria dei valori, il senso della vita, il valore del tempo, la valutazione del successo e del denaro, il modo di intendere i rapporti.

Nel corso del processo di accettazione delle nuove responsabilità si riducono, fino a cessare, pensieri egoistici e problemi che nascono da relazioni interpersonali; il motto ispirante diventa “non per me ma per il mondo in cui vivo”; diventano naturali l’impersonalità, lo spirito altruistico e, contemporaneamente, i punti di vista particolari, settoriali si ampliano nell’universalità. Le distinzioni, prima così importanti, relative alla mia famiglia, alla mia comunità, alla mia nazione, la mia religione sbiadiscono nella consapevolezza dell’eguaglianza e della sacralità di ogni cosa vivente.

L’individuo risvegliato non si domanda: Cosa potrò ottenere? ma Come posso essere utile? poiché comprende che la Saggezza fiorisce quando la coscienza viene pervasa dalla “Benevolenza universale” e dalla Volontà di Amare.

Egli sa che la sua serenità e il suo equilibrio interiore coincidono con il Compito della sua Anima:

“La nevrosi è l’ira di Dio per una vocazione tradita”.
(Carl Jung)

“Vi sono generazioni infedeli a se stesse, che ingannano l’intenzione storica riposta in esse. Invece di affrontare con decisione il compito loro assegnato, sorde agli urgenti richiami della loro vocazione, preferiscono sonnecchiare adagiate su idee, istituzioni, piaceri creati dalle generazioni precedenti e che non hanno alcuna affinità con il loro temperamento. […] [Ma] la generazione che delinque trascina attraverso l’esistenza il suo perpetuo disaccordo con se stessa, il suo fallimento vitale”.
(José Ortega y Gasset)

Per migliorare i suoi strumenti ed essere più utile egli costruisce e proietta una forma pensiero corrispondente al proprio modello ideale agendo “come se” già possedesse le qualità che intende manifestare, “come se” fosse già al livello di perfezione voluto; procedendo con la disciplina manifesterà realmente quella stabilità di comportamento evoluto cui aspira.

Egli sente con chiarezza che il senso del Tutto in cui egli stesso è immerso, e della sua stessa esistenza, è quello della Cooperazione con le forze evolutive affinchè la Terra realizzi il suo più alto destino, ovvero quello di diventare gradualmente,  attraverso lo sforzo degli uomini, un Pianeta sacro.

Pertanto prepara, sostiene e promuove, interiormente ed esteriormente, le nuove e migliori manifestazioni dell’individuo e della civiltà del Futuro:

“Le condizioni dell’uomo sulla Terra sono il risultato del suo stato di coscienza. La sola speranza del futuro risiede in un cambiamento della coscienza dell’uomo, e il cambiamento certamente avverrà, ma è lasciato agli uomini decidere se vogliono collaborare, altrimenti il cambiamento sarà loro imposto dal potere di circostanze schiaccianti.”
(Mère, Agenda, anni ’70)

Pur avvertendo con sgomento la disparità fra le doti di cui si dispone e quelle, tanto superiori, necessarie a tali raggiungimenti, la sua opera è assidua e fortemente idealistica. Egli sa che la civiltà, e lui stesso, non potranno “tornare indietro” ad uno stile di vita ristretto ed egoico, pena la perdita di senso dell’esistente, e, pertanto, pur nelle inevitabili crisi e momenti di sfiducia, non ha alternative al Lavoro, che sarà svolto non solo nell’interiore ma anche nell’esteriore, “con mani umane”, in ininterrotta tensione e nel rispetto delle differenze:

“La mano fa e disfa, ed è sempre lavoro.
Le mani umane collaborano alla perfezione senza essere uguali.
La mano è un simbolo, ma non tutte le mani sono concrete.”
(E. Savoini)

3. IL LAVORO INTERIORE ED ESTERIORE

Il Servitore che ha accesso, sia pur a livelli iniziali, a tali prospettive superiori, è aperto all’Intuizione e opera nel campo della coscienza con metodi idonei, di cui impara gradualmente le tecniche. Il suo campo d’azione è quello del rinnovamento delle energie che daranno alla vita degli uomini forme diverse, sempre più adeguate agli Archetipi superiori e sempre più in armonia con la manifestazione del Piano divino per la Terra.

Egli lavora con coraggio e determinazione a far luce all’interno di sè, poiché sa che è questa la base di ogni realizzazione:

Se porterete alla luce quello che è dentro di voi, quello che porterete alla luce vi salverà. Se non porterete alla luce quello che è dentro di voi, quello che non porterete alla luce vi distruggerà”.
(Vangelo di Tommaso)

Contemporaneamente, nel quotidiano, tende ad applicare la “Legge del Servizio” (Terzo Raggio dell’Intelligenza o Attività):

“Un’attività di servizio programmata su impulso dell’Amore e portata avanti
nell’Amore ha come risultato la manifestazione di alcuni frammenti del Piano
Divino per l’Umanità”.
(L. Cedercrans, Il Pensiero creativo)

L’evoluzione della coscienza comporta infatti una sempre maggiore rispondenza alle vibrazioni più elevate e la costante sensazione di vivere alla  presenza dell’anima; in tal modo il discepolo, o aspirante tale, avvertirà con sempre maggior chiarezza la responsabilità di far parte di un gruppo di Servitori unito sui livelli interiori. Tale consapevolezza diverrà prioritaria nella sua vita e terrà in subordine ogni altra questione: le avversità dell’esistenza, la salute fisica, le condizioni di vita, le reazioni personali. Egli lavora per il mondo e impara a distinguere gli effetti visibili, ai quali reagisce ciecamente l’umanità comune, dalle cause interiori che li hanno determinati, sulle quali agiscono coscientemente gli iniziati.

Per raggiungere uno stato di più profonda e stabile recettività al Superiore, il Servitore lavorerà per potenziare, soprattutto nelle prime fasi, le qualità dell’Ascolto e del Silenzio, spesso raggiunte solo apparentemente,  dato l’incessante flusso di pensieri e desideri che fa ressa nella mente degli uomini.

La sua aspirazione e la sua assidua vigilanza renderanno possibili le trasmutazioni della natura inferiore, che sarà illuminata e purificata. Redimerà così la materia, ma anche il suo sguardo su di essa, che diverrà partecipe e compassionevole.

L’attività principale interiore sarà pertanto diretta a portare luce in sé e nei Gruppi umani che frequenta, con Coraggio, Verità e Compassione al tempo stesso, poiché:

“Ciò che dà luce, deve sopportare di bruciare”
(Viktor Frankl)

“…non si raggiunge l’illuminazione immaginando figure di luce, ma portando alla luce della coscienza l’oscurità interiore. Chi guarda fuori sogna, chi guarda dentro si sveglia”
(Carl Gustav Jung)

Ai conseguimenti ed ai riconoscimenti interiori corrisponderanno azioni visibili;  il Servitore  agirà all’esterno “senza attaccamento”, per manifestare, almeno in parte, ciò che ha intravisto, poiché :

“Il lavoratore avanza in due sensi: migliora l’opera e se stesso.”
“Il lavorare è duale. E’ concreto e spirituale, e l’uno specchia l’altro.”
(E. Savoini)

Egli sa che l’Opera ha bisogno di esemplificazioni che evidenzino alcune tappe e raggiungimenti, i quali possano servire da modelli di riferimento. Altri “raccoglieranno il testimone”, coloro sui quali hanno presa le grandi Idee che conducono al progresso; essi avvertono che quello che viviamo è un periodo di transizione che porta a più elevate espansioni di coscienza ed alla più vasta ricezione delle energie e della visione del mondo della Nuova Era.

Accordati al livello sempre più elevato di vibrazioni del Pianeta, produrranno azioni ed opere “in sintonia”, in una ininterrotta catena di Fratellanza. Essi sono consapevoli che  ogni opera umana è naturalmente im-perfetta e precaria,  e come tale, da completare e perfezionare, ma sanno anche che ogni azione “sacrificale” incide sull’evoluzione del Tutto e imprime segni indelebili nello Spazio:

Compi dunque l’azione dovuta, perché l’agire è migliore dell’inattività… Al di fuori dell’azione basata sul sacrificio il mondo è vincolato all’azione; compi dunque l’azione in funzione sacrificale, libero da attaccamento.”
(Bhagavad Gita)

4. IL CUORE IL BILICO: IL DUBBIO E L’ARIDITA’

Accade spesso che il Cuore perda slancio e si atrofizzi perché rallentato dal dubbio e dall’inquietudine di sentire la vita irrealizzata e priva di scopo:

“Come la freccia dell’arciere addestrato, quando si allontana dalla corda dell’arco non si dà riposo prima di arrivare al bersaglio, così l’uomo è creato da Dio avendo come obiettivo Dio e non riesce a trovare riposo se non di Dio … (poiché) nulla di finito, nemmeno l’intero mondo può soddisfare l’animo umano che sente il bisogno dell’eterno
(S. Kierkegaard)

La “convinzione del cuore” è propedeutica al credere e al conseguente fare; ‘convincere’ deriva da “con” e “vincere”, è quindi legato al vincere e alla vittoria: ma da cosa, ci si chiede, si può essere vinti se non dall’evidenza o da una certezza sperimentata?

“La fede comincia là dove la ragione finisce” affermava Kierkegaard.

Agostino così accordava specularmente Fede e Ragione: “credo ut intelligam, intelligo ut credam”, ovvero:“credo per comprendere, comprendo per credere”.

Analogamente speculare è la dichiarazione personale di David Maria Turoldo:

“L’ideale di tutta la mia vita fu quello di scrivere e testimoniare da fratello di chi crede quanto da fratello di chi cerca”.
(David M. Turoldo, Ultime poesie, Introduzione)

 Alcuni aspiranti-ricercatori avvertono lo stimolo incalzante ad “amare” e a “fare”, ma  sono al tempo stesso paralizzati da un senso di scarsa fiducia nelle proprie capacità di agire coerentemente con le proprie convinzioni interiori, pur se consolidate:

“Io so infatti che in me, cioè nella mia carne, non abita il bene; c’è in me il desiderio del bene, ma non la capacità di attuarlo; infatti io non compio il bene che voglio, ma il male che non voglio.
(Paolo, Rm 7,18-19)

Talvolta una cappa di aridità e una sensazione di “vacuità del tutto” li avvolgono; alcuni, pur di agire, cercano di accantonare il rovello della “convinzione interiore” rifugiandosi nell’“obbedienza” a una fede o ad una Regola (è più semplice obbedire che essere convinti!).

E’ questo il dramma interiore che Teresa di Calcutta descrisse, nelle lettere ai suoi confessori, non come un breve momento di oscurità ma come uno stato interiore che durò per tutto il tempo della sua esistenza e del suo incessante servizio agli ultimi:

“Dov’è la mia Fede… Perfino quaggiù nel profondo, null’altro che vuoto e oscurità – mio Dio – come fa male questa pena sconosciuta… Per che cosa mi tormento?
[ …]
Io non ho alcuna Fede. Nessuna Fede, nessun amore, nessuno zelo. La salvezza delle anime non mi attrae, il Paradiso non significa nulla… Io non ho niente, neppure la realtà della presenza di Dio. C’è un’oscurità terribile in me, come se ogni cosa fosse morta. Ed è stato più o meno così da quando ho cominciato il mio lavoro”
(Madre Teresa di Calcutta, Sii la mia Luce)

E’ la ‘notte oscura’ di San Giovanni della Croce, che produce infine umiltà spirituale e nuova accensione del potere del Cuore:

“Nel corso di questa purificazione il Signore li distacca da tutti i gusti e le delizie, per poi immergerli nell’aridità pura e nelle tenebre interiori. In questo modo li purifica da tutte le loro imperfezioni e infantilismi, perché acquistino la virtù per vie molto diverse.”
(San Giovanni della Croce, Notte oscura, cap VII)

 

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