Educazione tecnologica

Sole-Vulcano, trovandosi attualmente nella 2^ qualità di Gemini, informa il campo dell’Educazione.

Gemini vigila sotto l’insegna dell’Amore che tutto comprende e spinge ad interessarsi dello Spazio, facilitando un rapporto capace di espandere e unificare per risolvere il dualismo.

In questo momento, poiché l’amore perviene al nostro Sistema solare soprattutto da Gemini, l’umanità ha l’opportunità di diffondere la potente forza attrattiva che proviene da questo Segno seminando l’insegnamento alla passione per lo Spazio che, attraverso i suoi Luminari, cerca di indirizzare gli uomini verso la pratica del Bene comune, unico e forte valore che accelera l’evoluzione e porta alla salvezza.

Un antico proverbio africano recita ‘per crescere un bambino ci vuole un intero villaggio’, e questo ci fa capire che è universalmente riconosciuto che l’educare è una pratica assai complessa tanto che, per compierla al meglio, è necessaria la collaborazione di molte persone e di molti sussidi.

Gli animali accudiscono i propri cuccioli, gli uomini li educano, o almeno dovrebbero.

A trasformare la cura in pratica educativa è la decisione cosciente di voler aiutare un giovane essere umano a divenire una donna o un uomo consapevoli di essere un apporto indispensabile per migliorare l’esistenza di tutti, perché ognuno di noi influenza gli eventi ed è responsabile di ciò che accade in qualsiasi luogo.

In genere i genitori educano mentre vivono insieme ai propri figli la quotidianità perché la loro funzione primaria, come dice V. Andreoli, è quella di educare a vivere.

Come detto più volte in questi articoli, l’intero scenario dei saperi e delle abitudini umane si è radicalmente trasformato, soprattutto nelle società occidentali, e sono mutate le condizioni  concrete della comunicazione e della conoscenza, quindi le forme del sapere umano.

Non possiamo considerare la televisione, il computer e le svariate apparecchiature tecnologiche solo come strumenti perché in effetti sono congegni di conoscenza, simboli di un nuovo sistema mentale  rappresentato da agilità e interattività.

Al tipico insegnamento formale, scolastico, basato sull’impegno e l’astrazione, se ne aggiunge un altro, quello dei nuovi media, che possiamo definire informale, basato sulla partecipazione e la complicità.

Oggi si acquisiscono molte più informazioni con il multimediale, che attrae una quantità maggiore di individui e questo si spiega col fatto che con questo sistema, in virtù delle immagini, del suono e del rapporto di partecipazione con lo strumento, vengono impegnate zone corporee e mentali molto più estese di quelle occupate dalla lettura.

Questo tipo di apprendimento risulta più coinvolgente e più divertente perché agisce per immersione, mentre quello monomediale agisce per astrazione.

Molte funzioni conoscitive vengono condizionate e variate dallo sviluppo della nuova tecnologia e quindi mutano anche le forme del sapere come la memoria e l’immaginazione fino a giungere a nuove forme di ragionamento.

             E’ necessario, quindi, cambiare anche la trasmissione del sapere

Le persone e i luoghi addetti all’educazione dei bambini e dei ragazzi devono adeguarsi e accompagnare questo capovolgimento epocale, questa enorme trasformazione, accogliendo e riconoscendo le forme di pensiero e di manifestazione di questa nuova sfera cognitiva e comunicativa.

Se ciò non avvenisse  tra la società e le istituzioni educative aumenterebbe sempre di più il conflitto e diverrebbe irreparabile il divario fra le fonti di conoscenza e di esperienza dei giovani e quelle degli addetti alla loro educazione e formazione.

Chi di noi non ha visto il figlio o la nipotina di due, tre, quattro anni usare con abilità e immediatezza uno smartphone o un tablet? Chi non è rimasto allibito di fronte a tanta destrezza? Per chi appartiene a generazioni anteriori questo fatto risulta perlomeno strano se non, addirittura, inconcepibile!

E allora si liquida il tutto con le solite, banali, vecchie affermazioni che predicano di non dare in mano ai piccoli questi strumenti tecnologici, demonizzati come una calamità incombente sull’umanità, mentre non si capisce che questo fenomeno va studiato, va compreso e, soprattutto, va accompagnato e sorvegliato per evitare che i giovani trovino in essi elementi negativi e diseducativi che potrebbero nuocere gravemente alla loro formazione e potrebbero dar luogo, come purtroppo già succede, a fenomeni di emulazione e allontanamento dalla realtà.

Bisognerebbe partire dal capire il motivo per cui i bambini si trovano a proprio agio nel multimediale e questo ha le sue radici in un valido metodo educativo che è quello dell’educare giocando: il bambino si trova bene nel multimediale perché utilizza la tecnologia come un modo per giocare ed è attraverso questo gioco che  impara a conoscere le tecnologie più avanzate, immergendosi e interagendo con un paesaggio dinamico, multiforme, ricco di stimoli sonori e visivi, grazie ai quali utilizza l’analogia e il confronto, mettendo tutto in rapporto con tutto.

L’importante è non dimenticare mai che occorre individuare le necessità e le esigenze sociali per trovare risposte dove non ce ne sono e intessere un reticolo di cooperazione tra le istituzioni, le famiglie e le scuole affinché si possa vivere uniti in un ambito che pone, come principale investimento per il futuro, l’educazione dei giovani.

Per fare questo bisogna guardare i bambini, gli adolescenti, i ragazzi con una nuova visione, senza essere  schiavi dei pregiudizi e della generalizzazione perché in questo modo,  con la pretesa di conoscere i ragazzi a prescindere, si rischia di non conoscerli affatto.

Tutti coloro che incontrano i giovani con vera apertura di cuore sanno che, nonostante le fragilità, ognuno di essi è particolare e senza uguali, ognuno è una risorsa e solo uno sguardo nuovo su di essi permette di costruire situazioni che abbiano un significato.

I ragazzi di oggi non sono più prigionieri delle ideologie, aspirano a rapporti autentici, sono in cerca della verità e, non trovandola, si ripiegano sull’individualismo ma anche se il contesto sociale non li aiuta a sviluppare una vera e propria dimensione spirituale, se coinvolti, sono pronti a impegnarsi per grandi cause e non mancano di stupire per la positività e la consapevolezza con cui scaldano, entusiasmandosi, il loro intervento.

Se riusciamo a trasmettere loro il senso profondo delle cose, uscendo dalla banalità e rispondendo alla domanda di significato che anima tanti ragazzi desiderosi di divenire protagonisti di realtà importanti , li aiutiamo a vedere ‘oltre’ e allontanarsi per un po’ dalla ormai insostituibile compagnia dello smartphone.

I giovani sono il futuro e si può insegnar loro a costruirne uno migliore.

Perché, quindi, demonizzare sempre e comunque il multimediale? Esso è il primo passo nel futuro, è il primo passo per accogliere il cambiamento nella trasmissione del sapere!

Ritenere il futuro inconoscibile è segno di pigrizia o d’inerzia mentale. L’uomo sa bene che l’intera sua esistenza è una continua avanzata verso il futuro, sa che non può evitarla, ma non ha ancora compreso che il ciclo è la chiave che apre le porte dell’avvenire ignoto e del passato, altrettanto sconosciuto. Il futuro, pur essendo illimitato, si manifesta, tramite l’azione dei cicli, a goccia a goccia. E’ il contenitore infinito di ciò che sarà, dal quale è possibile estrarre le forme volute, specie se conformi al processo evolutivo generale.*

Durante questo anno 5.3, come si è detto più volte, viene informato il campo dell’Economia e pertanto, in questo momento in cui Sole-Vulcano si trova nella seconda qualità di Gemini (2° Raggio) che rende luminoso il campo dell’Educazione, possiamo incominciare a costruire quel futuro diverso, investendo sui giovani e mettendo a frutto il loro nuovo modo di pensare.

Riflettendo sul fatto che basta accendere un computer per andare in qualsiasi luogo, mettersi in contatto con chiunque istantaneamente, semplicemente pensando a quel luogo o a quella persona e muovendo un dito, possiamo comprendere che questo  anticipa ciò che avverrà nel prossimo periodo di crescita evolutiva quando ci sarà l’accesso immediato a qualunque livello di esistenza per decisione cosciente e per risonanza.

La battaglia contro l’ignoranza deve essere planetaria. Nessuna delle nazioni può vantarsi di avere lume sufficiente. Nessuna ha forze bastevoli per vincere da sola. La conoscenza deve essere generale e alimentata da una collaborazione perfetta. Non ci sono frontiere per i mezzi di comunicazione, e così le vie del sapere devono fiorire nel mutuo scambio delle idee. Non si pensi che in qualche paese si sia già fatto abbastanza per l’educazione. La conoscenza è un processo così espansivo che impone il continuo rinnovamento dei metodi. E’ penoso vedere quei cervelli pietrificati che non ammettono le nuove conquiste! Chi è propenso a negare non è vero scienziato. La scienza è libera, onesta e impavida, e in un istante può modificare e spiegare i problemi dell’Universo. E’ bella, e quindi infinita. Non sopporta divieti, pregiudizi, o superstizioni. Trova il grande anche nel piccolo. Domandate ai grandi scienziati quante volte le scoperte più stupende si sono raggiunte proprio nel processo monotono delle osservazioni quotidiane: l’occhio era aperto, e il cervello senza polvere.**

Ogni aspetto della vita nel nuovo mondo, e l’educazione che è uno fra quelli di maggior rilevanza in quanto campo produttivo per l’ancoraggio del Proposito divino, sarà organizzato in modo da realizzare quel progetto per cui la vita umana è stata creata, cioè un mondo di giustizia, di onestà, di buona volontà e di armonia in cui il vero amore scorrerà sovrano in tutti i campi dell’esistenza.

Il grande Amore è alla base del Mondo superiore, il solo che corrisponda alla sua qualità. Anche la venerazione più evidente non ha effetto se non accompagnata dall’amore. Che devozione sarebbe, altrimenti? Può forse ardere un cuore appassito? Ma se l’amore si manifesta è facile la commensura con il Mondo superiore. Qualsiasi studio deve essere compiuto con amore, che ha il potere di superare qualunque ostacolo.

In verità, il grande Amore regge il Mondo supremo!”***

 

 

 

 

 

*Enzio Savoini-Scritti inediti-Costruire il futuro,pag.5-Terzo settennio, Anno secondo

**Collana Agni Yoga-AUM-§341-Ed.Cintamani

***Collana Agni Yoga-AUM-§80-Ed.Cintamani

 

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2 risposte a Educazione tecnologica

  1. Gabriela dice:

    Certamente, l’educazione richiama alle competenze genitoriali, ma queste non possono prescindere da quella che possiamo definire” educazione/formazione permanente e trasversale”. Ogni persona è destinata, se lo vuole, ad evolvere, a crescere ad imparare, sempre, fino alla fine dei suoi giorni. I testi ci dicono che il male si serve dell’ignoranza, della paura e dell’illusione della separazione. Credo che l’ignoranza sia la matrice dei successivi, senza ignoranza, non possiamo avere paura, e non possiamo cadere nell’ illusione della separazione. Riconosciamo da tempo che la conoscenza deve essere trasformata in saggezza, che l’arte del vivere è una competenza che possiamo imparare sempre.
    Chiaramente i bambini sono il terreno fertile per l’educazione ma per poter educare, a partire dalle competenze genitoriali, dobbiamo realizzare una sufficiente maturazione psico-affettiva. Oggi purtroppo stiamo assistendo alla fase di passaggio dall’epoca dove in famiglia, la genitorialità veniva gestita con autoritarismo, creando spesso molte nevrosi nei figli.
    In questa fase nelle ultime due generazioni stiamo assistendo al superamento dell’autoritarismo, senza riuscire ancora ad esercitare la capacità all’autorevolezza, condizione indispensabile ai figli per una normale crescita. Chiaramente questa condizione non è solo legata alla mancanza di metodi pedagogici ed educativi ma ad un difetto dell’essere. Ecco che dobbiamo ritornare alla capacità di diventare adulti, alla necessità di intraprendere una formazione permanente ci offre.
    Le nuove tecnologie, come ben espresso, non devono essere demonizzate, ma poste al servizio di una sana educazione. Di per sè, sono un potenziale meraviglioso, ricco di strumenti e potenzialità. Dobbiamo per questo ritornare alla competenza educativa, in prima istanza genitoriale e di seguito tutte le figure preposte direttamente ed indirettamente all’ arte dell’educare. Sono le persone, siamo noi, i responsabili dell’utilizzo di qualsiasi tecnologia, di qualsiasi macchina. Cosi come nel detto zen, lo stolto guarda il dito del maestro che indica la luna, noi dobbiamo guardare, non tanto allo strumento utilizzabile ma al suo utilizzo, e questo potrebbe far ritornare la responsabilità, agli adulti che devono accettare gli oneri e gli onori di un buon orientamento, per un migliore utilizzo di tutti i preziosi doni che la moderna tecnologia ci regala.

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