Il linguaggio del cuore

campaNel giorno in cui l’incontro celeste fra Mercurio e Nettuno ci chiama ad esprimere l’energia della Parola, dedichiamo qualche nota al linguaggio del cuore, facendoci condurre da due guide: l’Insegnamento dell’Agni Yoga e un semplice esercizio di attenzione e di vigilanza. Il Primo ci porge la bussola, dandoci l’orientamento, mentre con il secondo ci domandiamo: nel nostro parlare quotidiano, quali sono i termini che, nel loro nucleo sonoro originario, custodiscono l’idea della parola ‘cuore’? Ne sceglieremo alcuni tra i più consueti, per togliere loro la polvere, e viverli con percezione rinnovata, più risonante con questo anno dedicato all’Istituto del Cuore.

In Cuore ci viene detto, al § 337: Davanti a voi sta il cuore, che suona per risonanza a tutte le affermazioni del Cosmo. Non è una coscienza universale? E al § 24: […] Solo le corde tese possono suonare vibrando. Ancora, al § 249: […] Il linguaggio del cuore è il respiro dell’Altissimo.

Abbiamo riportato queste citazioni, scegliendole fra innumerevoli altre analoghe, perché evidenziano con estrema sintesi quel concetto di vibrazione che, come abbiamo visto nello scorso articolo, è espresso dalla radice indoeuropea *KERD-/ hṛd della parola “cuore”. È curioso notare che anche la nostra lingua conserva traccia evidente del concetto di vibrazione, quando usa ad es. l’espressione “toccare le corde del cuore”, per indicare impressioni che suscitano commozione profonda e risonanza d’animo.

Riflettendo sui termini che contengono questa radice, la prima parola che viene in mente è “coraggio” che, etimologicamente, è proprio la qualità del cuore, la sua espressione, il suo modo di vibrare  (dal provenzale coratge, francese antico corage, dal latino *coratĭcum, derivato da cor).

016 ragazza che dipinge il soleIl coraggio non è dunque la mera “forza d’animo” o l’audacia, come usualmente s’intende ma, per il nucleo sonoro che esprime, emette un respiro estremamente più ampio, proclamando la sua intima, unitaria affinità con le virtù cardiache citate dall’Insegnamento, verso le quali siamo costantemente spronati e che sono infinite: fuoco, connessione con la Gerarchia, eroismo, conseguimento di bellezza, innovazione di pensiero, segno di comunione cosmica, marcia ritmica verso il futuro… Per sintetizzare, si cita, al §15: […] Il coraggio nasce dal cuore puro.

Pensiamo anche solo un istante, senza analisi, all’essenza sonora dei termini derivati, quale incoraggiare/scoraggiare: “armonizzare alla vibrazione cardiaca e cosmica” / “non corrispondere ad essa”. Lasciamo ogni riflessione ai lettori, porgendone solo una: lo scoraggiamento deriva, in prima istanza, dall’incrinarsi della vibrante risonanza con la Gerarchia e il cosmo, dall’affievolirsi della conversazione del cuore con il Maestro interiore.

Un’altra parola che usiamo spesso è “ricordare”, che nell’accezione comune significa “richiamare alla memoria”, ma che è propriamente il “rievocare nel cuore” (dalla preposizione latina re, che esprime il concetto di “indietro” e di reiterazione, e da cor). Il termine indica solitamente il rivivere un’esperienza del passato. Colpisce invece che l’Insegnamento, nei cui passi questa parola ha fortissimi peso e frequenza, la faccia risuonare essenzialmente per invitarci, con tono talvolta perentorio, a far rivivere in noi le sue indicazioni e a volgere lo sguardo al futuro: […] Sono conciso, perché dovete imparare a ricordare. Ricordate, ricordate, ricordate (Appello, § 364); […] Ricordate quanto Noi lavoriamo per l’avvenire, e gettatevi nel futuro con tutto l’essere vostro! (Comunità, § 95); […] Affermate lo spirito come materia e ricordate come freme il cuore alla vista dei mondi radianti. (Comunità, § 82).

Accenniamo appena al fatto che l’azione contraria a quella del verbo sopra esaminato è espressa da “scordare”, che significa propriamente “ridurre al silenzio nel cuore”.

SarasvatiÈ importante osservare che la lingua sanscrita, prossima all’Indoeuropeo e scritta nell’alfabeto devanagari, della “città dei Deva”, in particolare nella sua forma più antica, vedica, esprimeva con l’accento o svara una musicalità che si è andata perdendo nelle lingue derivate: gli inni sacri, composti da musica e canto, sicuramente serbavano e intendevano esprimere una risonanza cardiaca alle vibrazioni del cosmo. Peraltro anche i versi delle antiche epopee di tutti i popoli della terra dovevano avere la stessa funzione: era il canto dell’uomo in risposta all’appello divino. Imparare a memoria, ricordare e intonare quei versi significava entrare in risonanza con vibrazioni sentite come sacre.

Ci offrono qualche altro rapido spunto di riflessione le parole “accordare/accordo”, che in un unico termine incorporano due origini: condividendo la preposizione latina ad – che esprime il concetto di moto a luogo, scopo – la prima deriva da cor, per cui significa propriamente “volgere i cuori ad uno scopo”, mentre la seconda origina da chorda, assumendo il senso di ridurre all’intonazione voluta uno strumento musicale o di armonizzare più strumenti tra di loro.  Colpisce notare come il comune sentire popolare, coniando nel Medioevo queste parole sul modello delle classiche concordari/concordia abbia sintetizzato in un unicum l’idea delle corde vibranti del cuore! Essere “d’accordo”, come talora diciamo con qualche leggerezza, ha in realtà una valenza profonda. Volgiamoci all’Insegnamento per sintetizzare la qualità superiore dell’accordo: […] Quegli spiriti che procedono intrecciati sono così accordati, che la loro analogia compone armonie eccellenti e purissime. L’opera creativa degli spiriti sul pianeta prenderà la forma di un nuovo accordo, composto da queste armoniche. Tali concetti sono di grande bellezza, perché si rifanno alle armonie delle sfere superiori. (Infinito I, § 180). Queste parole ci infondono profonda fiducia, poiché vi ritroviamo il modello sonoro, vibrante e armonico, del gruppo che ci impegniamo a vivere, chiedendo l’accordo di collaboratori per il progetto coraggioso e comune di una nuova cultura.

Da ultimo, facciamo semplicemente risuonare la parola “concordia”, particolarmente consona alla vibrazione energetica di questo ciclo annuale governato dall’Istituto del Cuore: senza analisi e senza citazioni, in ascolto silente del suo suono.

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Una risposta a Il linguaggio del cuore

  1. Danila dice:

    Bellissimo articolo che evidenzia l’armonia della parola “cuore” in relazione al suo significante e ai suoi significati in piena sintonia con tutto l’universo!!!!

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