La misura delle cose

protagora e democritoL’uomo è la misura di tutte le cose (1), disse Protagora nel ‘400 a.C. e questa sua asserzione fu ripresa e sviluppata da Socrate, Platone e, nel tempo, da altri filosofi.

Al di là delle dotte ed affascinanti dissertazioni di questi grandi uomini, ciascuno di noi riconosce immediatamente la verità di tale affermazione. Ognuno infatti si rapporta col creato e con se stesso utilizzando come termine di paragone la misura della propria coscienza e conoscenza tramite la quale interpreta e traduce gli stimoli che pervengono dall’esterno e dall’interno di sé. La stessa cosa vale per tutti gli aggregati umani, da quelli familiari all’umanità intera.

Ugualmente, ogni creatura dell’Universo, dai più elevati Soli agli atomi, non può che avere la propria misura, unica ma sostanzialmente coerente con quella di tutte le entità affini, dotate di organi di senso fisici e sottili simili, che permettono loro di percepire una stessa gamma di impressioni e di rispondervi. Così l’Universo si rifrange e si riproduce in innumerevoli universi ordinati secondo il livello di coscienza di chi li misura.

La misura, in effetti, è rapporto ed è quindi Coscienza: il rapporto esatto e sempre variabile fra Spirito e Sostanza. Tutti gli esseri vivono di rapporti, misurano continuamente e così crescono, affinando i loro parametri di misurazione e trovando via via il loro posto ed il loro ruolo dapprima nel contesto nel quale vengono al mondo, quindi in quello universale. In particolare l’umanità, per la sua posizione mediana e mediatrice fra Cielo e terra sia nell’ambito planetario (4° regno di natura) che in quello solare (4° Gerarchia creativa), è chiamata ad assumere un ruolo speciale in quanto a misura delle cose e dunque ad imparare a misurare in modo corretto sia le cose materiali che quelle sottili.

Fin dall’antichità l’uomo si è dotato di unità di misura il più possibile condivise per valutare le cose materiali, fino ad arrivare al metro (parola che deriva dal greco e significa misura) internazionalmente riconosciuto. E’ interessante anche notare che la definizione di tale unità di misura costituisce un salto di qualità rispetto alle precedenti (braccia, piedi, pollici, ecc.), poiché fu ricavata dapprima (nel 1791) come parte del meridiano terrestre passante per Parigi, poi, dal 1960, fu associata alla lunghezza d’onda della radiazione corrispondente alla transizione entro determinati livelli dell’atomo di Kripton 86.

metro

Vale la pena inoltre tenere a mente il fatto che la parola metro definisce anche la misura fondamentale del verso greco o romano e la forma particolare di un verso o di una strofa sia nella metrica classica che moderna: esso è dunque anche poesia, è proporzione, è armonia, è Canto, il cui valore, esattamente misurabile, è tuttavia immediatamente riconoscibile dal nostro metro interiore.

Il metro fisico e concordato è necessario all’uomo per misurare le dimensioni delle cose e, di fatto, le distanze, che restano sempre le stesse da un punto di vista quantitativo, mentre nella nostra percezione variano a seconda del tempo occorrente per coprirle. Infatti, se oggi, grazie al progresso scientifico e tecnologico, in poche ore possiamo volare intorno al mondo, in un’epoca non molto remota nello stesso tempo si poteva pensare di percorrere col cavallo il tragitto fra due città non troppo distanti fra loro. Ugualmente, oggi possiamo comunicare e vederci “in tempo reale”, ovunque noi siamo sul pianeta o al di fuori di esso, mentre in altri tempi dovevamo affidarci a corrieri a piedi o a cavallo, a piccioni viaggiatori e a ritratti.

La Terra insomma si è “rimpicciolita” e così il sistema solare che visitiamo con le nostre sonde e astronavi e che consideriamo ormai come una comunità maggiore rispetto a quella della nostra casa planetaria, in cui le diverse Entità, che condividono lo stesso orizzonte definito dalle costellazioni dello Zodiaco, sono funzionali le une alle altre ed interagiscono energeticamente fra loro.

Per misurare le distanze fra le stelle l’unità di misura utilizzata è l’anno luce, che corrisponde alla distanza che un oggetto percorrerebbe se viaggiasse alla stessa velocità della luce nel vuoto per un anno terrestre.

Il Modello celeste - cielo stellatoNe risultano misure così sproporzionate al ciclo vitale di noi uomini da turbarci: le stelle, che sono così presenti ai nostri cuori, ci paiono irraggiungibili (però anche la Luna lo era qualche secolo fa …). Inoltre, sappiamo che quella loro luce che ci incanta potrebbe essere stata emanata anche milioni di anni orsono e che nel frattempo esse potrebbero addirittura aver terminato il loro ciclo d’esistenza manifesta.

Gli uomini tuttavia non si scoraggiano ed i pensatori del mondo sanno che deve esserci una via d’uscita con altri mezzi e su altri piani. Ce la mostravano già i libri di fantascienza che leggevamo avidamente negli anni ’60 e ’70 del secolo scorso ma, al di là di tutto, ogni uomo sa di poter interagire in “tempo reale” con ogni altra coscienza nell’Universo. Ed oggi gli scienziati ci stanno confermando tale certezza interiore tramite la teoria della coerenza non locale (vedi: “Dall’Etere luminifero alla coerenza non locale”) che ci mostra come tutto nell’Universo sia immediatamente interdipendente, poiché tutto proviene dall’uno ed è uno.

Se un atomo del nostro corpo quindi, abitante ad esempio in un piede, si rendesse conto dell’esistenza di un ente fisico da cui provengono gli impulsi elettrici che lo mantengono in vita e lo chiamasse cuore, potrebbe pensare che quelle cariche vitali emanate da quel centro splendente che si trova a distanza inimmaginabile da lui impieghino migliaia di anni luce per raggiungerlo, tanto che magari quella fonte emittente potrebbe non esistere neanche più mentre lui la osserva e la ama. Eppure noi sappiamo che ad ogni respiro, ad ogni battito del nostro cuore la vita si rinnova all’interno del nostro sistema in tutte le sue parti. Ma un nostro respiro per l’atomo può significare una vita intera. E però l’atomo può dialogare col cuore del Cosmo e tale rapporto cambia la sua misura; così, nel momento in cui vi si orienta è in quel cuore, ne condivide la potenza e può viaggiare nello Spazio commensurando la velocità della sua luce con quella maggiore e contattare altri universi/uomini e cieli e stelle, e sapere che grande e piccolo nell’infinito non esistono e che ugualmente non c’è un prima e un dopo e che tutto è sempre uno, qui e ora. Scopre allora la gioia e la bellezza del posto che occupa nel creato, in un sistema solare apparentemente sperduto e periferico di una delle infinite galassie dell’Universo.

per deserti

“Per deserti, mari e monti, trascorrete in un soffio. E là c’incontriamo, a faccia a faccia. Non c’è distanza, il tempo non esiste. Il potere della conoscenza è svelato”

(collezione Agni Yoga – Appello § 328)

 

(1) «L’uomo è la misura di tutte le cose, di quelle che sono in quanto sono, e di quelle che non sono in quanto non sono» (Protagora, fr. 1, in Platone, Teeteto, 152a)

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Questi pensieri sono stati scritti in occasione della congiunzione eliocentrica odierna fra Mercurio, 4° R., Signore dell’Armonia e Urano, 7° R., Signore delle regole, nel segno di Aries di cui sono reggitori.

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