Comunità senza frontiere

 

Al momento la Terra si trova in congiunzione con Nettuno che, all’interno del Sistema Solare, esprime il Sesto Raggio.

La sesta qualità del Cielo lo nomina come sede della comunione universale, perché sa suddividere e moltiplicare  senza mai escludere o perdere una sola delle sue creature, esso unisce, è la comunità universale, la patria di tutti.

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Il periodo è quindi ideale affinché l’umanità approfitti e assorba i suggerimenti di questo Luminare che, essendo la conclusione del Sistema, segna il confine della grande Comunità aperta a tutte le altre comunioni cosmiche e protegge l’unità interiore dell’insieme.

Una comunità è viva e creativa  solo se rispetta i propri ordinamenti e, quindi,  la Terra e i suoi abitanti, essendo parti integranti del Sistema solare, si devono comportare secondo il diritto cosmico che regola il Tutto.

E queste ‘norme giuridiche’ altro non impongono che libertà e assenza di limiti, di recinzioni così come ci suggerisce l’operato di Nettuno che delimita la Comunità solare ma nello stesso tempo la estende all’Infinito, secondo la prima regola d’ogni comunione sacra e innesca in tutto il Sistema, con il suo potere di attrazione, il desiderio di Fratellanza universale e di Unione tra spirito e materia: la Terra, allineandosi  tra Sole e Nettuno, è pronta per apprendere questo insegnamento.

Sicuramente non è facile definire nel modo giusto il significato di Comunità perché essa in effetti è un modello che può essere inserito in molte forme, dimensioni, colori e luoghi, non si può toccare e neanche delimitare in quanto può anche non avere una sede fisica e gli uomini che la compongono non sono sempre gli stessi perché quelli precedenti sono morti o si sono trasferiti e quelli attuali non erano ancora nati quando già essa esisteva.

Quindi la comunità è qualcosa che va al di là dei suoi membri anche se si intende come una serie di interazioni e comportamenti umani che hanno dei significati e delle aspettative  basate sulla scelta di valori e credenze.

 Le comunità umane, comunemente intese come tali, hanno frontiere confuse perché i componenti interagiscono con persone che si trovano al di fuori o possono trovarsi all’interno di altre collettività più vaste. Proprio per questo motivo c’è più eterogeneità con differenze di lingua, origine, religione, che alla fine possono formare un’identità comune e far si che il modello trascenda i singoli esseri umani formanti una società, che è un sistema costruito sulle idee, sulle speranze e gli atteggiamenti acquisiti dagli uomini stessi.

Questa trascendenza forma un sistema culturale che purtroppo molto spesso non è un’unità armoniosa, ma un insieme colmo di conflitti, lotte, associazioni, costruiti su difformità di religione, reddito, razza, classe, istruzione, linguaggio e svariati altri motivi.

L’umanità non riesce a comprendere che queste differenze, se fossero esaltate con l’accoglienza delle differenti peculiarità, considerate e usate in modo intelligente per creare ricchezza nel contesto sociale, sarebbero una fonte inesauribile di libertà e di unione.

Una comunità, per essere considerata tale, dovrebbe basarsi sulla Comunione che necessita di individui dal cuore ardente ed entusiasta che siano stati formati a puntare uniti ad uno scopo che altro non dovrebbe essere che il Bene comune.

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Ma purtroppo questo Bene è molto spesso calpestato e messo da parte dalla bramosia e dall’ingordigia di pochi che, anche se investiti di autorità in luoghi che dovrebbero veramente tutelare il benessere dei molti, non se ne curano e privilegiano l’utile personale, economico e di potere, facendo scempio di quel Bene tanto prezioso e sacro.

Poiché la nostra esistenza e la nostra comprensione di noi stessi sono un prodotto della nostra cultura, dovremmo cercare di essere consapevoli della natura di quella cultura e valutare se essa è valida, se deve essere corretta o addirittura cambiata, in base alle esigenze del vantaggio sociale.

Inizialmente si è detto che la comunità è un modello, perché dunque non cercarne uno che possa essere veramente apprezzabile per raggiungere quel famoso scopo?

Le molteplici collettività, per poter essere a tutti gli effetti una Comunione, dovrebbero confluire in un’unica comunità che assicuri libertà, ampiezza e collaborazione fra tutti i suoi membri, cosa che ancora non esiste neanche nelle organizzazioni umane allargate, come possiamo tristemente constatare ai nostri giorni.

Sicuramente, per poter ottenere l’ispirazione migliore, è necessario volgere lo sguardo verso l’alto e osservare il Sistema solare che è una comunità di molti pianeti che, a sua volta, fa parte di altri sistemi in seno ai quali non è previsto il bene separato, ma soltanto il Bene universale ottenuto attraverso la Comunione che è l’insieme di tutte le comunità.

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La bellezza della sacra unione tra Terra, Nettuno e Sole investe il “Piano planetario di Amore e di Luce” ricordando a ogni cuore pronto la sua infinità e invitandolo a custodire l’unità e la comunione del Tutto con l’affermazione della Vita che si trova all’interno di ogni forma.

Il Cielo è un simbolo incontaminato di Comunione da cui gli uomini possono attingere energia secondo il grado di unità raggiunto: tutto ciò che esiste tende all’unione che è un desiderio universale.

Sfortunatamente però unità, unione, fratellanza sono parole di cui molto spesso ci riempiamo la bocca senza minimamente comprenderne il significato e talora le diciamo per ostentare in pubblico una ‘bontà’ che non ci appartiene in quanto non interiorizzata, e che si può oltremodo  cogliere attualmente in ciò che si sente dire a tante persone quando parlano male degli immigrati e anticipano le loro affermazioni dichiarando: ‘Bada bene, io non sono razzista!’.

Perché, purtroppo, quando l’altro, il ‘diverso’ mette in pericolo, a nostro avviso, una situazione esistenziale, peraltro in questo periodo storico molto precaria, ci mettiamo in allarme e il diverso diventa ‘La’ minaccia da combattere in tutti i modi possibili perché la paura è il vero nemico e spesso la paura viene instillata lentamente nelle menti.

Si ha paura dello zingaro che può rubare in casa, dello straniero che ti può scippare, degli immigrati che sottraggono il lavoro: siamo talmente ciechi che non riusciamo a vedere che è da noi stessi che dovremmo guardarci e che dovremmo avere paura soltanto delle  nostre certezze fasulle e della nostra ignoranza perché, come risulta da recenti dati del Ministero del Lavoro italiano, nel giro di dieci anni avremmo bisogno di quasi due milioni di lavoratori per reggere il sistema lavorativo, per cui l’immigrazione è un fenomeno indispensabile, quindi non una piaga, ma una risorsa!

La paura viene accolta perché, in effetti, è difficile per noi rinunciare a qualcosa, rinunciare a ciò che è o crediamo sia nostro, figuriamoci spogliarci di tutto per metterlo in comune e celebrare una vera Comunione, ardua da raggiungere per noi, società ‘civilizzate’, ma possiamo provarci, imitando il Cielo e il sesto Signore e, perché no, anche prendendo esempio da comunità meno ‘civilizzate’, come ci insegna questo racconto:

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 “Consideriamo un concetto di cui oggi molto si abusa. Gli uomini nella vita di ogni giorno trovano arduo comprendere la cooperazione, ma molto più ardua e inaccessibile è per loro l’idea di Fratellanza. Riesce loro più semplice rifiutare del tutto qualsiasi accenno ad una Fraternità mondiale. Se persino nel campo ristretto della vita domestica non la ritrovano in sé, è chiaro che sembra loro improponibile in quel senso più vasto. Oltre a ciò, non leggono con cura quelle antiche Scritture che parlano di un gran numero di Fratelli e Sorelle.” (Collezione Agni Yoga, Fratellanza, §1, Nuova Era, 1979)

 

 

 

 

 

 

 

 

 


											
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