Come tornare a “crescere”…?

Il titolo di questo articolo riprende un interrogativo che caratterizza la lunga crisi, prima finanziaria ma presto divenuta economica, che attanaglia buona parte del pianeta a partire dal settembre 2008, e quindi da ormai più di sei anni.

Da quanto si legge e si sente nei media italiani, europei e del cosiddetto mondo occidentale, la domanda sembra più rivolta a trovare comunque una soluzione, senza occuparsi più di tanto della qualità della soluzione stessa.

Esaminiamo cosa è cambiato nell’arco di due generazioni nell’ambito del “primo mondo”, del quale non si dice mai apertamente, deducendone l’esistenza solo perché si sente parlare spesso di “terzo mondo”. Faremo ciò seguendo il criterio già adottato in un precedente articolo dello scorso aprile dove abbiamo velocemente parlato delle condizioni degli adolescenti nell’arco di cinque generazioni, confrontando alcuni parametri economici di coloro che erano adolescenti sessanta anni or sono e di coloro che lo sono oggi.

Anno 1955 (lire)

Stipendio medio mensile operaio 43.000
Corsa in tram 25 1720 con uno stipendio
Quotidiano 25 1720 con uno stipendio
Caffè al bar 40 1118 con uno stipendio
Litro di benzina 138 312 litri con uno stipendio
Apparecchio TV 160.000 3,72 stipendi per un TV
Auto utilitaria 590.000 13,72 stipendi per una 600

Anno 2015 (euro)

Stipendio medio mensile operaio 1.200,00
Corsa in tram 1,00 1200 con uno stipendio
Quotidiano 1,20 1000 con uno stipendio
Caffè al bar 1,00 1200 con uno stipendio
Litro di benzina 1,60 750 litri con uno stipendio
Apparecchio TV 500,00 0,42 stipendi per un TV
Auto utilitaria 12.000,00 10,0 stipendi per una Panda

Dal confronto si coglie come il potere di acquisto sia calato solo per quanto riguarda mezzi pubblici e quotidiani, sia rimasto sostanzialmente invariato per il caffè, sia decisamente aumentato per il carburante e per un TV, mentre sia aumentato anche per l’acquisto di un’auto, tenendo comunque conto che, dal punto di vista tecnologico, non si possono fare confronti tra TV ed auto odierne con quelle di 60 anni or sono.

Se poi consideriamo altri servizi ed infrastrutture, rete ferroviaria ed autostradale, trasporti aerei, telecomunicazioni, sviluppo della medicina, eccetera, chiunque abbia vissuto in questo arco di tempo sa quanto sia cambiato il modo di vivere tra i due periodi presi in esame, vedi quanto scritto al riguardo nell’articolo precedentemente citato.

Perché dobbiamo tornare a “crescere” economicamente?

Vediamo alcune ragioni deducibili da un solo dato, il numero di immatricolazioni di auto, come già riportato nel documento “Proposta per una Carta dei Doveri dell’Uomo”, pubblicato lo scorso settembre nella sezione Approfondimenti del blog TPS:

“Dall’inizio del secolo e fino al 1949 sono state immatricolate in Italia meno di 500.000 automobili; ecco la successiva progressione:

1950÷1959 1.529.000
1960÷1969 8.739.000
1970÷1979 13.047.000
1980÷1989 17.982.000
1990÷1999 20.853.000
2000÷2009 23.035.000

Nel decennio 1950÷1959 sono state immatricolate più del triplo di auto immatricolate nel precedente cinquantennio.

Nel decennio 1960÷1969 le immatricolazioni sono state 5,7 volte quelle del decennio precedente.

Nel decennio 1970÷1979 le immatricolazioni sono state 1,5 volte quelle del decennio precedente.

Nei tre decenni successivi, malgrado l’inevitabile effetto “saturazione di mercato”, osserviamo ancora aumenti, rispetto al decennio precedente, dell’ordine del 38%, del 16%, del 10%.

Nel 2° cinquantennio del 20° secolo, quindi, in Italia sono state immatricolate più di 85 milioni di auto, con tutto ciò che ne è derivato, in termini di traffico, inquinamento, consumo di risorse, ma anche in termini di lavoro, di produzione di ricchezza, di mobilità, generando una serie cambiamenti sinergici, in negativo ed in positivo, che hanno profondamente cambiato l’approccio alla vita nel breve arco di tre generazioni.”

Nel brano estratto si accenna all’effetto saturazione; esso è chiaramente visibile nella progressione dei dati, fortissima nel decennio ‘60÷’69, e progressivamente decrescente in quelli successivi, ben prima dell’inizio dell’attuale crisi di mercato.

La saturazione di mercato è un fatto economico ben noto e vale per ciascun prodotto, anche per i più innovativi, anche per la telefonia mobile, che ha iniziato la sua specifica “curva di vita” in tempi molto più recenti di quanto non sia avvenuto per l’automobile.

Oggi siamo possessori di una quantità di prodotti inimmaginabile 60 anni or sono, per molti dei quali l’effettiva utilità è tutta da dimostrare. Ciò ha dato lustro ai mercati, ha creato, lavoro e benessere, ma ha anche creato esaurimento progressivo delle risorse ed inquinamento, non solo materiale. Nel contempo anche la popolazione planetaria è aumentata in modo esponenziale ed anche questo ha contribuito ai fenomeni appena descritti, ma la stessa popolazione sembra essere soggetta all’effetto saturazione, poiché è sempre più evidente come l’indice di natalità sia inversamente proporzionale al tenore di vita scendendo, nel “primo mondo”, al di sotto dell’indice di mantenimento.

Ecco quindi le grandi differenze di prospettive economiche che si vengono a profilare tra i giovani del 1955 e quelli del 2015, non avendo i primi avuto nessun problema per trovare lavoro, avendo anzi avuto ampia possibilità di scelta a seconda delle attitudini e bisogni individuali.

Condizione ben diversa per i secondi dove, a parte le eccellenze ed alcuni percorsi facilitati, anch’essi per altro sempre più difficili a reperirsi, si presenta un futuro ben più arduo di quanto non si potesse pensare, anche solo pochi anni or sono.

Riprenderemo dunque la domanda iniziale, che pone l’interrogativo su come tornare a “crescere”, economicamente, ma lo faremo in modo decisamente più ampio poiché senza una adeguata crescita di “coscienza planetaria” sarà molto difficile parlare di una nuova economia, ovvero di amministrazione della “casa/Pianeta” secondo regole di giustizia, come già più volte detto in precedenti articoli.

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