Geometrie sacre?

In tempi recenti si leggono frequentemente (nel web e non solo) numerosi interventi sui famosi cerchi nel grano e gli insiemi frattali. Ecco alcune considerazioni in tale direzione.

Incuriosisce particolarmente l’accostamento tra i cerchi e le rappresentazioni di alcuni particolari insiemi matematici nel piano complesso. Una di esse (forse la più famosa) è l’insieme di Mandelbrot.

È noto che i frattali costituiscono un interessante approccio per tutti quei problemi la cui soluzione non si presta a formulazioni c.d. “in forma chiusa” (ovvero alla cui soluzione non si giunge attraverso una formulazione matematica sintetica). Basti pensare alla dinamica di fluidi in particolari stati, alla propagazione del “rumore”, ad alcuni fenomeni metereologici, alla realizzazione di modelli digitali del terreno a partire da una base di dati limitata, sfruttando il principio di autosimiglianza che in natura è molto frequente.

I frattali descrivono quella che è stata spesso indicata come “la matematica del chaos”.

In senso geometrico, la dimensione “frazionaria” di questi insiemi è in realtà la dimostrazione di stati di natura “intermedi” che si infilano nelle “maglie” della geometria euclidea a noi nota (miseramente SOLO a una, due, tre dimensioni) [1].

Tali dimensioni “frazionarie” identificano tali oggetti con terminologie le più pittoresche e varie, a partire dalle “polveri” (frattali di dimensione inferiore a 1 – più “piccoli” delle linee) fino alle “spugne” (di dimensione inferiore a 3 – non occupano un volume in modo “pieno”). Quindi uno spazio realmente multidimensionale (i Ricercatori ben conoscono una sua rappresentazione nella Tradizione Occidentale). In altre parole la Natura che si evolve senza “salti” ma vista finalmente come un continuum spaziale.

Omnia ab uno et unum in omnia. L’Uno che soggiace al Tutto.

Proprio quella impostazione unificante che nelle scienze fisiche, concretamente sperimentata a partire dal “debolone” [2], si fa sempre più strada nei nostri istituti di ricerca (e nei nostri cuori, si aggiunge).

Per inciso, anche qualche coraggioso scienziato italiano si è cimentato in una impostazione integralmente unitaria della fisica (si rimanda ad esempio all’opera innovativa del prof. Palmieri, estensore della “fisica unigravitazionale” (vedi Introduzione alla fisica unigravitazionale), il quale è riuscito a re-introdurre il concetto di “etere” nella fisica classica (si consiglia di visitare il suo sito La Fisica Unigravitazionale e l’ “Equazione Cosmologica” – sul sito Esonet sono stati pubblicati dello stesso autore L’Enigma di SATOR  e Il crittogramma di Bourges).

Per contro – senza spingersi così oltre – ognuno ricorderà (il concetto è noto dai testi di fisica di base) la natura duplice della luce (aspetto corpuscolare e ondulatorio).

Dal “nostro punto di vista” le implicazioni di una realtà unica che soggiace al molteplice sono ancora più interessanti.

Gli antichi conoscevano il Chaos? Si ritiene di sì, e anche sotto diversi aspetti.

Da un punto di vista matematico, lo riconoscevano attraverso i numeri trascendenti (non algebrici – ma attenzione al significato del termine, proprio anche di ciò che appartiene ad un altro piano conoscitivo).

Si narra che i Pitagorici, nell’argomentare su un concetto matematico che imponesse l’introduzione di un numero trascendente (si pensi al rapporto tra circonferenza e raggio…) si arrestassero pieni di ‘sacro timore’ tracciando il simbolo di Chaos:

Si suppone che questo timore sia solo una ri-velazione a carattere exoterico della reale atmosfera di sacralità ed inviolabilità che avvolgeva il “Trascendente”.

Chaos aveva un suo preciso ambito di studio – come dire, “metafisico”.

Chaos – “la ragione ingannata dai suoi stessi sensi”. Ragione e sensi che dovevano, appunto, essere trascesi.

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A quali leggi ubbidiscano le arcane geometrie dei Crop Circles per ora non è dato sapere con certezza, anche se le ipotesi fatte sono tra le più interessanti.

Certo è che la Geometria Sacra è altro e potrebbe essere interessante fornire qualche spunto.

Risalendo ad esempio alla tradizione egizia, alla funzione φ (sezione aurea e serie di Fibonacci) [3] ed al triangolo sacro.

E studiando soprattutto quel Luogo realizzato con tali Leggi, affinché esso potesse comparare “…il modello macrocosmico a quello microcosmico dell’uomo, cercandovi le analogie che li accomunava […]. La scienza iniziatica studiava le correlazioni tra l’uomo, la natura e l’universo. (Da Commenti sull’Iniziazione di Athos A. Altomonte).

Quel luogo, simbolo sul piano fisico della stessa scienza con la quale era edificato: il Tempio.

A diversi livelli manifesto.

Il Tempio ove l’uomo costruiva il proprio Tempio.

“Noi conosciamo la Creazione attraverso la Natura e l’Arte… tuttavia si tratta di Creazione ma attraverso un supporto materiale dove tuttavia l’Origine resta il fiat lux che «anima» e sarà lo «Spirito portato sulle acque»” (dalla prefazione a Il Tempio dell’Uomo di R. S. de Lubicz).

Paesaggio astigiano, arte, chiese, vite, vigne. Veduta di paesaggi nel Comune di Albugnano – Fraz. Vezzolano (AT).“Nella concezione del Tempio [il Nartece] è apparso per ultimo. Nell’Iniziazione al Tempio è il primo. Qui si insegna a coloro che hanno saputo bussare alla porta nel nome di Hor Thma-â, il Dio Sebaoth d’Israele. Qui l’immobile entra in movimento e le acque della confusione separano il discepolo dal rifiutato, ma entrambi sono sulla soglia del Tempio…” (R. S. de Lubicz, op. cit., 22, III).

“La Conoscenza non può che essere sintetica; perciò può essere trascritta intellegibilmente solo col monumento architettonico, cioè una simmetricità di piano e volume…”. ( ib. )

 Il Tempio costruito da Coloro i Quali hanno “… santificato il Quaternario e lo hanno usato come pietra di base sulla quale erigere il Tempio di Salomone [sono] cresciuti oltre quello stesso Tempio ed hanno finito per riconoscerlo come limitazione.(A. Bailey, L. M. O. 258).

Rimanga, allora, l’obiettivo di realizzare il Tempio di Salomone e distruggerlo col Fuoco del sacrum facere.

tempio di salomone

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(n.d.r.: Rielaborazione dell’articolo apparso su Esonet.it, qui inserito nella direzione trasversale Psicoscienze). 

1. Nella geometria euclidea tutti gli oggetti hanno un numero di dimensioni espresso da un numero intero: i punti non hanno dimensione, le linee rette hanno una dimensione, le figure piane hanno due dimensioni, i solidi hanno tre dimensioni. I frattali, invece, sono caratterizzati dall’avere dimensioni situate tra zero e uno, tra uno e due, tra due e tre etc. V. ad esempio la classificazione per dimensione di Hausdorff qui.

2. Debolone: tipologia di quark di antimateria (bosone) che funge da mediatore (spazio interstiziale) tra i leptoni (materia). La scoperta di tali particelle avviene grazie a Carlo Rubbia che nel 1983, utilizzando un collisionatore protone-antiprotone scopre le particelle che sono responsabili dell’interazione debole, cioè i bosoni vettoriali W+, W- e Z. Riesce ad avere così anche la conferma dell’unificazione nella forza “elettrodebole” della forza elettromagnetica e della interazione debole.

3. Vedi documento Psicogeometria della Sezione Aurea nella sezione Documenti.

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