Discontinuità nella Costruzione del Futuro

Quanto detto nel precedente articolo dello scorso 27 gennaio, a proposito dei settennati della vita, introduce alla constatazione che Costruire il Futuro è un’opera costellata di molteplici punti critici, momenti discontinui che devono essere riconosciuti per prepararsi alla bisogna.

Ancora una volta attingeremo al pensiero analogico per entrare in argomento, utilizzando semplici concetti fisici:

Velocità di fuga: non si può uscire dal campo di gravitazione terrestre se non si raggiunge la cosiddetta “velocità di fuga”, circa 11 kilometri al secondo.

Massa critica: una reazione nucleare a catena può avvenire solo al raggiungimento di una certa concentrazione di massa, detta appunto “massa critica”.

Stati di materia: l’esempio più semplice, che tutti conosciamo perché lo abbiamo osservato innumerevoli volte, con oggetto un elemento onnipresente sul nostro pianeta, ovvero nella nostra “casa”, l’acqua, formula chimica H2O, elemento che troviamo in natura nei tre classici stati di materia: solido, liquido, gassoso, ovvero ghiaccio, acqua corrente, vapore.

Grafico solido-liquido-gassoso

al di sotto degli 0 gradi centigradi l’acqua si manifesta nello stato solido, tra 0 e 100 gradi centigradi si manifesta nello stato liquido, oltre i 100 gradi centigradi si manifesta nello stato gassoso, condizione rappresentabile con il diagramma a scalini sopra riportato, diagramma che manifesta appieno la discontinuità del fenomeno.

Se ciò è del tutto risaputo sul piano ordinario la cosa assumerà tutt’altro aspetto se pensiamo che analoga legge discontinua potrebbe avvenire anche al riguardo della coscienza umana, come descritto nel precedente articolo che ha introdotto il concetto di differenti “maggiori età”, rispetto a quell’unica normalmente concessa all’uomo.

Si potrebbe così ipotizzare che vi sia uno stato di “coscienza solida”, uno stato di “coscienza liquida” ed uno stato di “coscienza gassosa”, ognuno dei quali rimarrebbe tale fino al raggiungimento di una certa “temperatura coscienziale”, fenomeno del quale ancora non conosciamo le leggi di manifestazione ma del quale dovremmo iniziare ad occuparci con urgenza.

Una prima cosa che possiamo osservare al riguardo è che il grado di coscienza umano è strettamente correlato alla capacità di proiettarsi nel futuro la qual cosa è, a sua volta, del tutto proporzionale al grado di “maggiore età” raggiunto.

Se il neonato è totalmente dipendente dai genitori, soprattutto dalla madre, impiegando circa un anno per muovere i primi stentati passi e per pronunciare le prime parole, verso i tre anni  vede già un discreto livello di autonomia, ed intorno ai sette anni è ben percepibile come il centro fisico/motore abbia raggiunto una prima maturità, anche se vi sarà ancora tutta una vita per apprendere, potenzialmente, numerose e sempre maggiori abilità.

Il secondo settennio di vita umana sarà accentrato soprattutto sul centro emotivo, sulla capacità di assimilare ed elaborare la miriade di “impressioni” ricevute, ed anche il centro mentale, in questa fase, inizierà una fase di accelerazione che raggiungerà il massimo nel terzo settennio di vita, con lo sviluppo delle capacità di analisi, di sintesi, di discriminazione, di “intelligenza”, nel senso etimologico del termine ovvero della capacità di collegare diversi aspetti tra loro.

Abbiamo detto prima che il grado di coscienza umano è strettamente correlato alla capacità di proiettarsi nel futuro; praticamente inesistente nella prima infanzia la visione del futuro si sviluppa con gli anni, ma non raggiunge certo l’apice con la prima maggiore età, quando l’individuo è ancora molto accentrato sulla propria persona, sull’IO.

Le cose cambiano alquanto quando si è in grado di pensare alla costituzione di una famiglia, ma spesso diventa difficile andare oltre, come già era stato detto nel primo articolo su questo argomento dello scorso 1° gennaio 2013:

“L’umanità non elabora piani a lungo termine, non affida compiti alle generazioni successive. Difetta nel programmare, eppure potrebbe mutare radicalmente e in profondità la propria esistenza, così accelerando il progresso dello stesso pianeta. Questa condotta non è saggia, e segnala un grave impedimento. Perché non prova interesse per il futuro della specie? Cosa la trattiene dall’elaborare piani a lunga gittata, nell’intento di migliorare il proprio assetto? La sua visione è povera, limitata dal personalismo, e non scalfisce la vita del mondo. Si sente parlare di globalità, ma si tratta di questioni superficiali.

Molte divisioni interne travagliano la società umana. La separatività, però, è una malattia infantile, dalla quale si guarisce, a poco a poco, maturando. Oggi, tuttavia, le cose sono a questo punto, e l’uomo non si dedica a grandi imprese perché non osa guardare nel futuro profondo.

E’ vero, d’altra parte, che tutto comincia domani, che è la vera chiave per imparare a costruire di proposito l’avvenire.”

Con un numero necessario e sufficiente di operatori dedicati alla bisogna, e tra loro coordinati, probabilmente neanche troppo elevato, il DOMANI potrebbe iniziare subito.

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