13 dicembre – Congiunzione eliocentrica Terra-Capella (Auriga)

Nei giorni che precedono il sorgere solstiziale, la Nave planetaria è immersa tra le acque più belle e radianti del Cielo, condotta irresistibilmente al suo Porto e destino cosmici da quel Faro di Luce che è il Gigante Orione(1): in tale Data, 13 dicembre, la Terra tocca, secondo la prospettiva del Sole, l’ardore impetuoso dell’amazzone guerriera Bellatrix (γ Orionis). Congiuntamente si svela, sul medesimo meridiano eclittico, anche la Direzione infuocata alla splendida Capella dell’Auriga, costellazione pentagonale che corrisponde alla segnatura del Conduttore del Carro del Sole.

Auriga Star W

La costellazione dell’Auriga è rappresentata da una figura d’uomo che poggia un piede su un corno dell’asterismo del Toro (segnato dalla stella Elnath, comune ad entrambe le costellazioni e intercettata dalla Terra il 14 dicembre); in una mano ha le briglie, simbolo della maestria con i cavalli, e nel lato opposto mantiene una capra e due capretti, conosciuti come ‘le stelle che chiudono le vie del mare’ (Manilio).Auriga

Sotto il velo simbolico e sublime del mito intessuto attorno all’Auriga risuona la sua nota chiave, sfolgora il segno di un condottiero che governa la propria avanzata: è il cocchiere di bighe e quadrighe e la sua figura è sia associata a quella di un pastore di capre che a quella di Fetonte, il figlio inesperto di Apollo che non seppe governare il Carro solare, per cui incendiò una parte di Cielo (allusione alla creazione della Via Lattea o all’arrivo di un asteroide) e di Terra (deserto libico). Cadde così per intervento di un fulmine di Zeus nel fiume Eridano incendiandolo (alle foci del Po, l’Eridano terrestre insieme al Nilo).

Fonti della Tradizione esoterica associano la costellazione dell’Auriga al Segno di Taurus, la fonte di Luce, l’Occhio della Rivelazione, il Divino Incentivo che “carica ed assale”.(2) L’aureo Pentagono del Nord sembra rivelare “la regione degli Dei”, la direzione del fiume luminoso della Via Lattea a nord di Taurus e dell’Orione.(3)

AurigaL’Auriga è dominato da Capella, la sesta stella più brillante del Cielo, sfrecciante allo zenit come Deneb (Cigno) del 45° parallelo terrestre (Torino, New York,…); chiamata dagli Assiri “la Conducente”, come l’Auriga, nonché “la Messaggera della Luce” per gli accadici, segnava l’equinozio di marzo tra il 4380 e il 2200 a. C. (Era di Taurus).

“In Egitto, Capella era associata a Ptah, l’Apritore dell’anno, la massima divinità di Menfi… [le sue mani] sostenevano uno scettro composito dov’era presente anche il Ded, il pilastro sacro, l’asse del mondo. Il suo nome si considerava analogo a pth, ‘modellare’. Patrono degli artisti, fu poi identificato dai Greci con Efesto. I suoi templi erano orientati verso Capella, come per esempio quello di Karnak a Tebe. Era stato il grande dio dei tempi primordiali, padre di tutte le divinità e creatore del mondo. Successivamente lo si identificò con Nun, l’oceano da cui tutto nasceva.

In latino capella significa ‘piccola capra’… la Capra famosa per aver nutrito il re dell’universo [Zeus], che dalle sue mammelle ascese al grande Olimpo crescendo dal ferino latte ai fulmini e alla potenza del tuono.

“Si favoleggiava che un giorno il dio, ancora bambino, avesse spezzato un corno dell’animale [la capra Amaltea] mentre stava giocando. A quel corno, detto Amaltheia kéras, ‘il corno di Amaltea’, oppure Cornucopia, il dio attribuì il potere di riempirsi di tutti i beni che si fossero desiderati. Per gli immortali era la fonte del nettare e dell’ambrosia”.

In altri brandelli di tradizione orfica, Demetra, già Rea prima di partorire Zeus, “moglie di Crono, con il suo ‘avvento’ divide le due specie di cibo divino che traeva da α Aurigae. In altre parole, è possibile che queste tradizioni concernenti Demetra si riferiscano al decisivo spostamento in α Aurigae del coluro equinoziale.”(4)

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In sintesi, dai valori e simboli associati a tale stella, si può intendere tale direzione del 13 dicembre quale vettore di retta avanzata, ossia di crescita e di abbondanza: la forza cosmica che giunge dalla Via Lattea, sulla quale troneggia l’Auriga, muove “il sole e l’altre stelle”, è fonte di fuoco solare, una sorta di Venere cosmica promotrice di abbondanza e bellezza.

Tale allineamento sembra custodire il Mistero della forza solare.

La “Luce che conduce” sembra davvero la nota del 13 dicembre: anche a livello umano, la Festa di santa Lucia, presente in molti paesi, celebra la Luce interiore che può guidare nell’oscurità, rappresentata sia dal decrescere della luce diurna tra autunno e inverno (emisfero nord), sia, qui si aggiunge, dal culminare nel cielo notturno di tali Fari lucenti. Santa Lucia, allegoria della Grazia(5) illuminante, è una delle tre donne benedette, con Maria e Beatrice, che muovono il sommo poeta Dante a salvarsi, la luce che sveglia dal sonno(6) e innalza aprendo il cammino alla Beatitudine celeste:

Venne una donna, e disse: I’son Lucia:

 lasciatemi pigliar costui che dorme;

sì l’agevolerò per la sua via…

qui ti posò; e pria mi dimostraro

gli occhi suoi belli quell’entrata aperta:

poi ella e ‘l sonno ad una se n’andaro…

 (Purgatorio, canto IX, vv. 55-61)
Ascesa - Dante


(1) Vedere per approfondimenti: Dicembre – Congiunzioni eliocentriche Terra- Stelle di Orione.
(2) “La natura del lavoro in Toro è magnificamente rappresentata dalle tre figure che ci appaiono nel cielo: Orione, Eridano e Auriga […] Come Orione simboleggia l’aspetto dello spirito, così Eridano è connesso con l’aspetto del prendere forma, presentandoci il pensiero dell’incarnazione. La terza costellazione, Auriga, è il cocchiere che conduce verso nuove terre, simboleggiando così l’anima”. (Estratti da: A. A. Bailey, Le Fatiche di Ercole, Collezione Lucis, pag. 23).
(3) “La Galassia era ed è tuttora la fascia che collega il nord e il sud, il ‘sopra’ e il ‘sotto’. Ma nell’Età dell’Oro, quando l’equinozio di primavera si trovava nei Gemelli e quello autunnale nel Sagittario, la Via Lattea rappresentava un coluro equinoziale visibile, un po’ sfuocato per la verità ma pur sempre un coluro che col suo ampio arco ininterrotto collegava il nord e il sud celesti e intersecava l’eclittica nei punti in cui questa incrociava l’equatore [ossia l’asse degli equinozi univa i 3 cerchi o mondi; ora invece, perpendicolarmente, l’asse Gemelli-Sagittario tra eclittica ed equatore celeste intercetta l’asse solstiziale]. I tre grandi assi erano uniti e il viale galattico abbracciava i ‘tre mondi’: quello degli dei, quello dei vivi e dei morti. Ma quando questa situazione ‘aurea’ venne meno, fu Eridano a ricevere in eredità la funzione galattica di collegare il ‘mondo abitato’ con la dimora dei morti situata nel Sud, (parzialmente) invisibile. All’Auriga toccò la funzione di rilevare i doveri settentrionali della Galassia e collegare alla meglio il mondo abitato con la regione degli dei.” (Estratti da: A. Cattabiani, Planetario, Oscar Saggi Mondadori, pag. 367).
(4) Ibidem, pagg. 82, 421-2.
(5) Grazia=riconoscenza, favore. “Deriva dal greco Kharis: radice indoeuropea har ‘gioire’, variante di hr ‘portare’, ‘prendere’, in origine dovette significare ‘il piacere suscitato dal colore della luce solare’ (in sanscrito hari, oltre a giallo, significa anche ‘raggio di luce’ e ‘sole’)”. (Estratto da: F. Rendich, Dizionario Indoeuropeo, Palombi Editore, LXV)
(6) Santa Lucia porta Dante alla porta del Purgatorio e appare poco prima del suo risveglio: “Dante, affaticato per il viaggio e per il fatto di avere un corpo in carne e ossa, si sdraia sull’erba nella valletta e si addormenta. Verso l’alba, quando la rondine emette i suoi stridi e la mente umana fa dei sogni rivelatori della realtà, il poeta sogna di vedere sopra di sé un’aquila dalle penne d’oro, che volteggia e sembra sul punto di scendere a terra. Dante nel sogno pensa di essere sul monte Ida, là dove Ganimede fu rapito da Giove tramutatosi in aquila, e pensa fra sé che forse il rapace è solito colpire in quel luogo le sue prede. Poi sogna che l’aquila piombi su di lui e lo ghermisca, portandolo in alto sino alla sfera del fuoco dove gli sembra di bruciare: nel sogno prova dolore, il che lo induce a svegliarsi improvvisamente”. (wikipedia)
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