Il tesoro delle parole: l’arte della speculazione

Quando oggi parliamo di “speculazione”, il più delle volte intendiamo un’attività finanziaria finalizzata alla realizzazione di  notevoli profitti. E’ tuttavia rimasto vivo, seppure sempre più relegato ad ambiti filosofici, il significato più antico del termine:  esplorare, al di fuori di noi e dentro di noi.

Scriveva ad es. Galilei:  “… o noi vogliamo speculando tentar di penetrare l’essenza vera ed intrinseca delle sustanze naturali o noi vogliamo accontentarci di venire in notizia di alcune loro affezioni…”

L’uso moderno e sempre più concreto del termine è un chiaro segnale della nostra società materialista, ma è proprio questo ad incuriosirci,  spingendoci ad indagare il significato della parola, alla cui base troviamo ad esempio la stessa radice del termine “specchio”, potentemente presente nell’immaginario di ogni popolo.

“Speculare” deriva dal latino speculari, osservare, esplorare. La radice indoeuropea è *SPAC-/*SPAŚ -, che esprime l’idea di guardare con attenzione, esaminare: lo testimoniano il sanscrito spaś, fare chiaro e il greco skopéo, guardare.

osservatorio

Hanno lo stesso etimo le seguenti parole: “specola”, osservatorio, che da un luogo elevato consente di osservare gli astri; “scopo”, ciò a cui si guarda e si mira; “specchio”, lo strumento che serve per guardarsi; “introspezione”, guardarsi dentro; “auspicio”, pratica divinatoria. Franco Rendich, nel  Dizionario etimologico comparato delle lingue classiche indoeuropee, Roma 2010, Palombi Editore, pp. 231,488,  approfondisce ulteriormente l’analisi, e propone che nella  radice “spaś” si possano riconoscere le componenti “s” (unione), “p” (purificazione), “aś” (raggiungimento), esprimendo in sintesi l’idea dell’osservazione quale rapporto purificatorio.

Anche l’immagine dello specchio si presta ad essere usata in modo duplice: può dare consistenza al nostro aspetto più visibile e formale, il che è utilissimo ma secondario, oppure può riflettere il Cielo invisibile che splende in noi. Si insegna che l’uomo stesso, quale specchio dell’anima, ha la funzione di realizzare in terra il mondo dello spirito: lo speculare diventa allora l’arte di esplorare il cosmo e di coglierne l’armonia. E’ lo straordinario compito planetario dell’Uomo, quarto regno di natura, operare affinché l’armonia dei mondi superiori si rispecchi in quelli inferiori, collaborando al piano di svolgimento dei processi evolutivi del pianeta. Unica necessaria ed impegnativa condizione: esprimere l’essenza, assimilando dallo Spazio la qualità della trasparenza.

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