Sulla parola “amore”

E’ stato espressamente richiesto un contributo etimosofico sul termine “amore”, parola talmente evocatrice e potente da dover essere trattata con umiltà e  coraggio.

E’ evidente che non bastano poche righe per assolvere al compito, ma è possibile cominciare ad affrontarlo attraverso il rigore della ricerca etimologica e qualche suggestione che subito si offre ai nostri cuori e alle nostre menti: sarà poi cura di tutti gli interessati contribuire allo sviluppo del tema.

Un’etimologia diffusa, non vera ma poetica, vuole che amore derivi dal latino a-mors, senza morte: la fiaba di Biancaneve, in cui il bacio amoroso del Principe causa la resurrezione dell’Eroina, esemplifica la forza trascendente che sconfigge la morte. E’ un’ interpretazione immaginifica che ha il fascino di esprimere il valore di infinità dell’amore, ma è senza fondamento.

Amore deriva dal latino amor-em, dal verbo amare.

E’ rintracciabile la  radice indoeuropea *KAM- che esprime l’idea di amare, desiderare.

Sanscrito kama-mi, amo; kām-a, desiderio; Kāma è l’Amore o Desiderio personificato, il Dio dell’amore

Persiano antico ham-ana, desiderio; Armeno kam-im, amare

In Italiano, hanno la stessa radice i termini “amico” e “caro”, da ca(m)rus, di cui si è stemperata la forte idea originaria di “amato”.

Dall’etimologia balzano evidenti due aspetti:

1) la componente di desiderio 2) la concezione così alta da esprimersi in una Divinità: Kama durante l’era vedica impersona il desiderio cosmico, l’Entità che rende possibile il processo creativo.

Ci rivolgiamo al “padre della lingua italiana”, Dante, e vediamo che usa questo termine per cantare il trasporto amoroso a livello umano, ad es. nel passo dedicato a Paolo e Francesca, nel V Canto dell’Inferno, e il magnetismo celeste nel verso con il quale si conclude la Commedia, Paradiso XXXIII, 145: “l’amor che move il sole e l’altre stelle”.

Subito viene in mente che il nome delle stelle ricorre nel verso finale di ognuna della tre Cantiche, ad indicare che sono esse la meta del viaggio di Dante, e colpisce qui l’accostamento tra astri e amore: la parola “desiderio” sopra citata deriva dal latino desiderium, composta da de e sidera, letteralmente “discesa delle stelle”.

Dante Paradiso

Possiamo cogliere in questo verso conclusivo dell’intero poema la potenza evocativa dell’amore.

Ed è per l’influsso di Dante che in Italiano quest’unica parola esprime in modo onnicomprensivo una vasta gamma di oggetti d’amore, mentre invece in altre lingue si è avvertito il bisogno di ideare termini distinti per indicarne i vari tipi: basti citare in Greco eros, agape, philìa, o, curiosamente, in Latino, oltre ad amor, anche caritas, pietas, studium.

E’ bello concludere con un verso tratto dalla Collana Agni Yoga, Appello, § 28

L’amore crea universi.

Amore e Saggezza sono la stessa cosa.

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