Guardare il Cielo, vedere il Cielo

Alzare gli occhi al Cielo è un gesto la cui apparente semplicità cela una potenza insospettata.

L’atto di “guardare” non dà origine in modo scontato e banalmente automatico all’atto di “vedere”: imparare a vedere ciò che il Cielo mostra è una conquista della coscienza, una conquista che consente di mettere in relazione un osservatore con un orizzonte, di fissare un orientamento e stabilire una direzione, permettendo una progressiva identificazione con tutte le Dimore celesti nella loro perfetta e infinita trama gerarchica.

Gli occhi umani, strumento limitato ancorché acuto e capace di scrutare l’illimitato, possono assumere la funzione di “porta” spalancata all’azione sottile dell’Occhio interiore, che sa cogliere nella loro essenza, e non solo nella loro apparenza, luci, nessi e geometrie.

L’Astrosofia, pertanto, nella sua costante tessitura di rapporti tra Spazio e Fuochi, offre alla mente e al cuore innamorato di chi volge gli occhi al Cielo la possibilità di “vedere” il Cielo attraverso la mutua corrispondenza tra l’essenza che vive in noi e l’Essenza che anima l’universo, percepita come fondante qualsiasi tentativo e possibilità di Essere.

Possiamo tracciare, all’interno dell’Astrosofia, una duplice articolazione che consente di definire ed ordinare le molteplici visioni astrologiche che si sono sedimentate nei secoli: l’Astrologia Geocentrica, ove l’Occhio che osserva, sia esso l’uomo o il Pianeta, è al centro del suo sistema di riferimento, e l’Astrologia Eliocentrica, ove è il Sole ad occupare la posizione centrale e a lanciare il suo sguardo verso gli spazi cosmici.

E già si possono intravedere altri livelli in cui l’Osservatore centrale sia un Occhio ancora più capace di cogliere e di irradiare il fuoco causante dell’Uno che ne è sorgente e fine.

L’Astrologia Geocentrica, che nutre la civiltà umana fin dal suo sorgere, si avvale poi di un sistema Tropicale e di uno Siderale, a loro volta organizzati su un livello exoterico ed uno esoterico: in quest’ottica attiene allo sviluppo dell’uomo, dall’indagine sul sé minore al pieno e consapevole rapporto tra sé minore e Sé maggiore.

Lo sguardo che l’Astrologia Geocentrica volge alle stelle nella sua visione comune, exoterica, non va molto oltre il riconoscimento delle leggi celesti che “necessitano” o “inclinano” o “governano” l’operato umano: la personalità umana, l’uomo che ancora si dibatte all’interno del suo piccolo “cielo personale” cercando risposte in termini di “tempo e durata” e di “rapporti spaziali favorevoli o sfavorevoli” solo occasionalmente anela ad una direzione “verticale” che gli dia ragione e significato del suo “essere nel mondo”.

Eppure anche questa visione astrologica, per quanto possa apparire limitata e personalistica, mantiene in sé tutti quei segni del Cielo che nei secoli i cuori ardenti avevano saputo cogliere, far crescere, nutrire e organizzare in un sapere che è parte di quella philosophia perennis che da sempre orienta le coscienze all’Uno.

L’Astrologia Geocentrica che accoglie in sé il dettato esoterico si avvale della Scienza dei Sette Raggi e dell’assunto della Sapienza Antica secondo la quale “Lo Spazio è un’entità” mettendo in primo piano proprio il tessuto vivente dello Spazio, che si configura come il campo d’azione di ogni Astrologia intesa come Scienza delle relazioni e delle direzioni spaziali, capaci di costituire psicogeometrie tra Centri (Luminari) accesi.

Questa visione astrologica offre all’uomo quella “verticalità infinita” cui anela non appena il suo sguardo riesce a sganciarsi dalla pesante gravità terrestre per volgersi a reami più sottili: la personalità si orienta all’Anima, le gioie e le sofferenze dei desideri fisici, emotivi e mentali appaiono in tutta la loro piccolezza e dietro al gioco tutto terreno di causa ed effetto si possono palesare direzioni e scopi.

Le “figure astrologiche” si svelano allora in tutta la loro complessità e profondità, e la Terra, il piccolo “pianeta azzurro” su cui respiriamo e siamo, appare solo come la patria più prossima di quell’infinita comunità di mondi che fioriscono sul tessuto fecondo dello Spazio.

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