Costruire il Futuro

Programmare significa disporre il futuro. Non si programma il presente, non è possibile farlo per il passato. È un’azione simile a quella di prevedere, ma è attiva, mentre quest’ultima è solo ricettiva. In senso subordinato e relativo, equivale a creare.

Le molte qualità del futuro possono essere così riassunte:

  1. Il futuro è un potere supremo che conduce a uno scopo ultimo, prefisso, d’indicibile gloria.
  2. Il futuro solare non ha limiti. Sgorga dal centro del Sistema solare e ne coltiva lo Spazio.
  3. Il futuro è un Piano di sviluppo ciclico composto da miriadi di cicli minori, ed è a sua volta parte di cicli maggiori.
  4. Il futuro, e non il presente, è il vero centro dell’attenzione e dell’attività umana. In quanto tale, predispone simmetrie variabili di eventi e qualità.
  5.  Il futuro è libertà creativa offerta a tutte le creature, ciascuna delle quali può costruire il suo proprio, plasmandolo secondo libero arbitrio.
  6. Il futuro è legato al passato, che ne condiziona le forme. Passato e futuro sono, assieme, la comunione degli sviluppi evolutivi.
  7. Il futuro è ordine organico, gerarchico e vivente.

Il futuro sale verso una meta d’indicibile fulgore, perciò è altissimo. E’ insondabile, perciò profondissimo. Unisce l’altissimo all’abissale.

L’umanità non elabora piani a lungo termine, non affida compiti alle generazioni successive. Difetta nel programmare, eppure potrebbe mutare radicalmente e in profondità la propria esistenza, così accelerando il progresso dello stesso pianeta. Questa condotta non è saggia, e segnala un grave impedimento. Perché non prova interesse per il futuro della specie? Cosa la trattiene dall’elaborare piani a lunga gittata, nell’intento di migliorare il proprio assetto? La sua visione è povera, limitata dal personalismo, e non scalfisce la vita del mondo. Si sente parlare di globalità, ma si tratta di questioni superficiali.

Molte divisioni interne travagliano la società umana. La separatività, però, è una malattia infantile, dalla quale si guarisce, a poco a poco, maturando. Oggi, tuttavia, le cose sono a questo punto, e l’uomo non si dedica a grandi imprese perché non osa guardare nel futuro profondo.

E’ vero, d’altra parte, che tutto comincia domani, che è la vera chiave per imparare a costruire di proposito l’avvenire.

Un viaggio di mille miglia comincia dal primo passo: per imparare a padroneggiare il futuro bisogna iniziare dal domani, che è sempre il primo giorno, è il primo ciclo, è il principio dell’avvenire.

Tutti gli uomini, bene o male, programmano quel futuro immediato, e sembra che non valga la pena parlarne. Chiunque è in grado di disporre le proprie azioni di domani, qualunque siano, di lavoro o di svago. Persino il non pensare al domani, cui si ricorre per desiderio di riposo, di distensione o per non forzarne gli eventi, è un atteggiamento programmatico. Che lo sappia o no, che lo voglia o no, l’uomo vive proteso al domani, con ansia o letizia, secondo le circostanze.

Il domani, insomma, è un elemento ciclico e magnetico, carico di molta energia, che attira e domina l’attenzione umana. Tutti ne dispongono, e per ciascuno i contenuti sono diversi. Si adatta alle vicende d’ogni singola persona.

Il domani è dunque un quanto d’energia qualificata, utilizzabile nel modo più libero e vario.

È una dose di futuro plasmabile

Tratto, per la maggior parte, da scritti inediti di Enzio Savoini

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